Le donne chiedono parità di voce in politica
Le elezioni federali del 23 ottobre sono ormai alle porte. In campo sono scese anche le organizzazioni femminili, che hanno lanciato una vasta campagna per incentivare l'elezione di donne in parlamento.
Presentato a inizio settembre, il progetto comune delle associazioni ombrello femminili svizzere fa appello agli elettori affinché alle prossime elezioni federali votino più candidate.
“Questo autunno deve portare a un netto incremento del numero di donne in parlamento”, auspicano le promotrici della campagna.
In queste settimane è in corso la distribuzione su larga scala di un volantino raffigurante un uomo sorridente che alza il pollice alla campagna “Avanti donne per il futuro”.
Oltre che all’elettorato, la campagna si rivolge anche ai partiti, invitati ad adottare le misure necessarie per aumentare il numero di candidature femminili, e ai media, esortati a fare la loro parte assumendo più donne ed evitando la diffusione di stereotipi negativi sulle donne attive in politica.
La maggioranza femminile nel governo federale nel 2011 non deve distogliere l’attenzione da quanto accade a livello parlamentare e a livello cantonale, dove le cifre mostrano un quadro di tutt’altro tenore, hanno dichiarato le promotrici durante la conferenza stampa di presentazione a Berna. Basti pensare che nel 2010, le donne occupavano solo il 30% dei seggi al Consiglio nazionale (Camera bassa del parlamento svizzero) e meno del 20% di quelli al Consiglio degli Stati (Camera alta).
Aderendo all’invito delle associazioni promotrici, molte deputate attualmente in carica hanno spiegato sul sito web della campagna perché è importante che le donne abbiano pari voce in politica.
L’auspicio di tali associazioni è che il loro messaggio giunga ai partiti di destra e del centro, dove le donne sono nettamente sottorappresentate.
Nel primo partito svizzero, ossia nell’Unione democratica di centro, ad esempio, le donne occupano solo cinque dei 66 seggi che esso detiene in parlamento, mentre nel Partito socialista e tra i Verdi il rapporto uomini-donne è quasi di parità.
Intervistata in occasione del lancio della campagna, la presidente della Commissione federale per le questioni femminili (CFQF), Etiennette Verrey, ha affermato che la destra ha un problema di rappresentanza femminile.
Una corsa ad ostacoli
Per dare maggiore peso alla campagna, le associazioni femminili hanno presentato anche uno studio di 80 pagine intitolato «2011. Schweizer Politik, weiss auf schwarz», in cui la politologa Regula Stämpfli descrive “bianco su nero” la corsa ad ostacoli che devono affrontare le donne attive in politica.
La Stämpfli è partita dai risultati (peraltro scarsi viste le 29 risposte su 150 lettere inviate) di un sondaggio condotto nel 2010 presso le segreterie dei partiti nazionali e cantonali in merito alla loro politica di promozione delle donne.
Dall’esame di tali risultati è emerso che solo i partiti che attuano una politica improntata alla parità riescono a incrementare il numero di deputate, e che gli ostacoli che impediscono alle donne di essere elette sono fondamentalmente tre: la non mobilitazione delle donne per partecipare alla vita politica e recarsi alle urne, il fallimento “istituzionalizzato” dei partiti nel presentare candidature femminili e l’attuale prassi elettorale che vede i candidati primeggiare sulle candidate.
Secondo la politologa, si tratta di ostacoli che gli uomini superano a prescindere dall’età, dal partito di appartenenza, dall’aspetto e dalla professione.
Nel suo studio, Regula Stämpfli giunge alla conclusione che, anziché scomparire, gli stereotipi femminili stanno tornando prepotentemente alla ribalta, e che in genere la ricerca sulla parità dei sessi nella politica parte da una prospettiva negativa. A titolo di esempio, cita due studi finanziati dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica in cui gli autori si chiedono se le donne sono interessate alla politica e per quale motivo partecipano meno degli uomini alle elezioni.
“Tutta spazzatura!” osserva la politologa, per poi aggiungere provocatoriamente “Studiamo questi fenomeni perché meritano di essere studiati o perché vogliamo promuovere dei luoghi comuni?”
Ricerche come queste, sostiene, finiscono con il diventare profezie che si “auto-avverano”.
L’unione fa la forza
Lo studio della Stämpfli evidenzia anche l’accresciuta importanza attribuita all’aspetto fisico di politici e politiche.
“Più delle idee – spiega – oggi contano le immagini, il corpo. In Svizzera, in particolare, abbiamo assistito ad assurdità sinora mai viste in Paesi come la Francia o l’Inghilterra”.
Come esempio cita il caso della segretaria generale delle Donne PLR (Partito liberale radicale) che ha pensato di fare colpo posando in topless con un nastro nero sul petto e uno slogan inneggiante a più donne nelle posizioni dirigenziali del settore pubblico e privato.
Lanciando la loro campagna, le associazioni femminili hanno chiesto un maggiore equilibrio nel rapporto uomini-donne in parlamento ed esortato tutti a recarsi alle urne.
In passato, il rapporto desolatamente sproporzionato tra i generi nel mondo politico svizzero è già finito nel mirino del Comitato ONU per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna.
Secondo Etiennette Verrey, unendo le forze, le associazioni femminili saranno in grado di mobilitare le donne affinché partecipino alla vita politica. In proposito, lo studio di Regula Stämpfli fornisce una panoramica degli ostacoli da rimuovere per raggiungere questo obiettivo.
“Dovremo leggerlo attentamente e valutare se c’è la possibilità di intervenire per rimediare a questa situazione. Molti fattori alla base del problema riguardano la società e in questo ambito possiamo certamente fare qualcosa”, ha aggiunto la presidente della CFQF.
“Sono trascorsi solo quarant’anni dalla conquista del suffragio femminile; sembra incredibile ma è la realtà. In Svizzera, i tempi per fare qualsiasi cosa sono molto lunghi. Dobbiamo muoverci un passo alla volta e prepararci a un gran salto finale”.
Le associazioni che partecipano alla campagna “Avanti donne per il futuro” rappresentano oltre un milione di donne in Svizzera.
Tra queste figurano Alliance F, Evangelische Frauen Schweiz EFS, Unione svizzera delle donne cattoliche e altre associazioni ombrello delle donne attive nell’agricoltura, nel commercio e nel servizio pubblico.
Nel sito web della campagna è possibile consultare le riflessioni di oltre metà delle deputate attualmente in carica, le quali spiegano perché uomini e donne devono avere parità di voce nella politica.
Secondo le cifre fornite dalla Cancelleria federale, complessivamente nei 20 cantoni in cui si vota con il sistema proporzionale, sulle liste di candidatura al Consiglio nazionale per le elezioni del 23 ottobre 2011 vi sono 1’132 donne (2007: 1’088) e 2’326 uomini (2007: 2001). Se il numero delle candidature femminili è cresciuto rispetto alle precedenti elezioni di quattro anni fa, la loro proporzione è diminuita: è scesa dal 35,2 al 32,7%.
Fra i cantoni si riscontrano grosse differenze. I cantoni con la quota più elevata di candidature femminili sono: Ginevra con il 37,6%, seguito da Zurigo, Zugo e Turgovia, tutti con il 34,3%. I cantoni con le proporzioni più basse sono: Sciaffusa (23,8%), Friburgo (24,2%) e Grigioni (26,1%).
Nei due cantoni in cui si vota con il sistema maggioritario e dove sono presentate liste, ossia Obwaldo e Nidwaldo, non figura nessuna donna frai i cinque candidati.
(traduzione e adattamento di Sandra Verzasconi Catalano)
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