Col brutto tempo la gente si chiude in casa, ascolta il suono della pioggia battente sui tetti e aspetta che il cielo diradi e il sole ricompaia in cielo.
Verner Soler
Una veduta su una parte della Val Lumnezia.
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Le antiche pareti di questo salotto hanno ascoltato mille conversazioni, sul tempo soprattutto.
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Particolare architettonico di una casa di Vrin.
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La mamma di Verner Solèr seduta su una stufa in pietra ollare.
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Vista su Pardatsch, maggengo che appartiene al comune di Vrin.
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Un letamaio fra le case.
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Una cesta (canastra in romancio) utilizzata anticamente dal contadino per portare il fieno dal fienile alla stalla.
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I campi sono scomparsi e così anche gli spaventapasseri nella campagna attorno a Vrin. Qua e là rimangono alcuni terreni coltivati a patate.
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Il padre di Verner Solèr fa una pennichella sull’erba appena falciata.
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Paesaggio attorno a Vrin.
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Le capre trascorrono l’estate sull’alpeggio, l’inverno nelle stalle.
Verner Soler
Sotto la neve.
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In passato, queste baite erano abitate tutto l’anno. Ora, i contadini vi passano con gli animali la primavera e l’autunno.
Verner Soler
Fermare il tempo a Vrin.
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Verner Solèr ha lasciato Vrin, nel cantone dei Grigioni, a venti anni. È fuggito dalla vita ripetitiva e monotona del paesino di montagna nella Val Lunmezia per approdare fra i grattacieli di Los Angeles. Da vent’anni vive nella città californiana. Fa ritorno regolarmente nel suo villaggio natale e con la macchina fotografica ferma il tempo di Vrin, prima che il rullo compressore della modernità cancelli le attività secolari tramandate di padre in figlio.
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