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Le opinioni dei due schieramenti

Il socialista Paul Rechsteiner ed il radicale Rofl Hegetschweiler spiegano a swissinfo le ragioni delle loro posizioni sull'apertura domenicale dei negozi.

swissinfo: Paul Rechsteiner, presidente dell’Unione sindacale svizzera e deputato socialista, perché avete lanciato il referendum?

Paul Rechsteiner: I sindacati si oppongono alla continua estensione del lavoro domenicale. L’oggetto in votazione s’indirizza in primo luogo ai centri di trasporto pubblico ma, ovviamente, prende di mira il rispetto del congedo domenicale in generale.

Si tratta di una delle basi della protezione dei lavoratori. La domenica deve restare un giorno di riposo.

Certo, già oggi esistono dei settori, ad esempio gli ospedali o i trasporti pubblici, nei quali si lavora pure la domenica.

Ma in questi casi vi è una necessità chiara ed i lavoratori ottengono delle compensazioni supplementari che, nel caso in cui la domenica divenisse un giorno come gli altri, finirebbero per perdere.

swissinfo: Di tutt’altra opinione è invece il consigliere nazionale radicale Rolf Hegetschweiler, promotore dell’iniziativa parlamentare che ha portato alla modifica della legge sul lavoro contestata dai referendisti.

Rolf Hegetschweiler: La modifica si è resa necessaria in seguito ad una decisione del Tribunale federale, secondo la quale i negozi in diversi aeroporti o nelle grandi stazioni non avrebbero più potuto impiegare del personale di domenica.

Ciò avrebbe sicuramente avuto delle gravi conseguenze per i dipendenti e per le stesse aziende. Una decisione davvero controproduttiva, visto che proprio nei centri di trasporto pubblico si possono effettuare degli acquisti comodamente e senza auto.

Sempre più consumatori optano per questo tipo di offerta e, naturalmente con le dovute compensazioni, è sempre meno difficile trovare della gente disposta a lavorare di domenica.

In sostanza si tratta di mantenere e difendere lo status quo. Vogliamo che i negozi in queste aree possano restare aperti anche di domenica.

Nella nuova legge è stata soltanto introdotta la possibilità di permettere il lavoro domenicale anche nelle stazioni di media grandezza: i cantoni hanno deciso che il privilegio non dovesse spettare soltanto ad alcuni grandi centri.

swissinfo: Le garanzie fornite dai sostenitori alla nuova legge proprio non convincono i sindacati. Ancora Paul Rechsteiner.

Paul Rechsteiner: La proposta equivale chiaramente ad un’estensione rispetto alla situazione attuale. I partiti borghesi hanno già deciso di promuovere la liberalizzazione domenicale a tutti i servizi ed i settori della vendita. La questione è congelata in attesa del voto sul nostro referendum, ma le intenzioni sono chiare.

È interessante notare come tutti i settori ad alto reddito, ad esempio la borsa, preferiscono non lavorare di domenica. Coloro che invece guadagnano meno sono, a volte, pure costretti all’impiego nei giorni festivi, spesso a pessime condizioni, con tutte le conseguenze del caso per le famiglie e la vita sociale.

Questo è un’evoluzione che non va sostenuta. I promotori della liberalizzazione del lavoro domenicale sono le stesse persone che si sono sempre battute contro il miglioramento delle condizioni di lavoro per gli impiegati del settore della vendita.

Sarà poi difficile spiegare ai negozi sulla Banhofstrasse di Zurigo perché debbano restare chiusi di domenica mentre a 100 metri di distanza quelli all’interno della stazione potranno lavorare.

Bisogna fare in modo che il servizio di vendita domenicale nelle stazioni resti limitato a quei beni che hanno a che fare con i viaggiatori. Altrimenti si avrà un effetto domino che coinvolgerà tutti.

swissinfo: Cosa ne pensa Rolf Hegetschweiler? Dobbiamo dunque temere che a breve-medio termine la domenica non sarà più un giorno festivo?

Rolf Hegetschweiler: Non dobbiamo temerlo più di quanto lo facciamo oggi. Non vogliamo promuovere una liberalizzazione generale del lavoro domenicale, si tratta soltanto di questi speciali esercizi all’interno delle stazioni.

Per questo sono molto sorpreso dalla reazione dei sindacati e di chi sostiene il referendum: va contro il mantenimento dei posti di lavoro, contro gli acquisti in centri ottimamente serviti dai servizi pubblici. Per me è incomprensibile.

Si tratta di difendere un modello commerciale molto amato ed utilizzato dalla gente, non di creare dei nuovi centri commerciali nelle stazioni.

In seguito alla decisione del Tribunale federale, stiamo vivendo una situazione transitoria. È poi comica la suddivisione tra quello che può essere venduto nei giorni festivi e quello che invece non può esserlo.

Ad esempio le calze sì, ma le cravatte e le camicie no. Oggi, interi scompartimenti chiudono di domenica perché secondo il Tribunale federale non vendono prodotti destinati ai viaggiatori. La nuova legge permette di fare chiarezza.

swissinfo: Paul Rechsteiner, cosa significherebbe un rifiuto popolare del referendum?

Paul Rechsteiner: Sarebbe un duro colpo al concetto di domenica quale giorno festivo, una delle prime conquiste a protezione dei lavoratori. Un’importante tradizione storica ancor oggi di grande rilevanza.

La domenica libera è il cuore del fine settimana non lavorativo. Si tratta di un’isola sociale verso la quale si orienta tutto.

Se la domenica diventa un giorno come gli altri, la società perde la struttura del proprio tempo ed i lavoratori e le loro famiglie perdono un’entità decisiva per la loro vita.

swissinfo: Rolf Hegetschweiler, cosa ritiene potrebbe accadere nel caso in cui invece fosse il referendum a spuntarla?

Rolf Hegetschweiler: Un no alla nuova legge sul lavoro indebolirà i centri di trasporto pubblico, luoghi dove i consumatori effettuano volentieri i loro acquisti.

Un no metterà inoltre in pericolo numerosi posti di lavoro piuttosto ambiti.

Infine, un no spingerà di nuovo le persone verso gli impieghi nei distributori di benzina che, da parte loro, potranno tranquillamente continuare a restare aperti anche la domenica.

swissinfo

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