Legge sull’elettricità pronta per il voto finale
Il mercato dell'elettricità sarà aperto in due fasi. Le energie rinnovabili saranno sostenute con 320 milioni provenienti da un supplemento introdotto sul consumo dell'elettricità e con 16 milioni della Confederazione.
I senatori si sono allineati ai deputati accettando il compromesso proposto dalla conferenza di conciliazione.
Quattro anni e mezzo dopo il precedente fallimento davanti al popolo, il Consiglio degli Stati (camera alta del parlamento) e quello Nazionale (camera bassa) fanno fronte comune per quanto riguarda la legge destinata a liberalizzare il mercato dell’elettricità.
Entrambe le camere hanno infatti accettato il compromesso proposto dalla conferenza di conciliazione, chiamata a trovare una soluzione alle ultime divergenze.
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Consiglio nazionale
Niente anticipazione
La visione degli Stati ha prevalso in materia di apertura del mercato. La soluzione presa in considerazione prevede che solo le società che consumano oltre 100 MWh all’anno avranno la libera scelta del fornitore al momento dell’entrata in vigore della legge. Le economie domestiche e altre piccole e medie imprese dovranno aspettare cinque anni prima di poter approfittare della concorrenza.
È stata dunque accantonata la liberalizzazione anticipata per le piccole e medie imprese che si raggruppano in vista di raggiungere assieme un consumo annuo di elettricità di oltre 100 MWh. Di fronte ai rischi di un referendum, la conferenza di conciliazione ha rinunciato alla proposta della camera del popolo su questo punto.
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Consiglio degli Stati
Milioni per la corrente verde
Per quanto riguarda le energie rinnovabili, la legge preconizza l’introduzione di un supplemento di 0,6 centesimi al massimo per KWh sul consumo di elettricità. Questo supplemento, che si tradurrà in un rincaro per i consumatori, consentirà di investire circa 320 milioni all’anno nella corrente verde.
La fetta maggiore dovrebbe andare al settore idraulico (50% al massimo). Seguono le energie eoliche e geotermiche. Dovrebbe beneficiarne anche l’elettricità fotovoltaica, proporzionalmente all’ampiezza del calo dei propri costi di produzione.
Inoltre, circa 16 milioni provenienti dalla Confederazione sono destinati a programmi che favoriscono un utilizzo razionale dell’energia nelle abitazioni e imprese. La conferenza di conciliazione ha dato la precedenza su questo punto alla versione del Nazionale.
Rischio di referendum
La rete di trasporto dell’elettricità sarà nelle mani e sfruttata da una società nazionale: Swissgrid, composta di sette grandi compagnie elettriche svizzere. Non quotata in borsa, essa dovrebbe in futuro essere in maggioranza di proprietà dei cantoni e dei comuni, anche indirettamente.
Infine, le aziende del settore energetico non saranno tenute a prevedere misure di riconversione o di collocamento del loro personale in caso di ristrutturazione. Questo complemento del Consiglio degli Stati non è stato preso in considerazione nel compromesso finale.
Compromesso che non è però riuscito ad appianare tutte le divergenze. Le opposizioni alla nuova normativa che le camere approveranno venerdì sono infatti ancora piuttosto importanti, per questo il rischio di referendum non sembra essere stato scongiurato.
Aspre critiche giungono da una parte dell’Unione democratica di centro (UDC, destra nazionalconservatrice), indignata in particolare dai mezzi “eccessivi” concessi alle energie rinnovabili, come pure dall’estrema sinistra. Pierre Vanek (esponente del partito ginevrino “A gauche toute”) ha annunciato di voler sottoporre al voto del popolo questa “riforma neoliberale”, che a suo modo di vedere costituisce un “clone” della legge respinta nel 2002.
swissinfo e agenzie
Il dispendio energetico in Svizzera nel 2005 si suddivide fra diversi tipi di energia.
Energie fossili: 56,6%
Elettricità: 23,2%
Gas: 12,2%
Energie rinnovabili: 0.9%
Altro (legno, carbone): 7,1%
Dopo la bocciatura della legge sul mercato dell’energia elettrica (LMEE) il 22 settembre 2002, la Svizzera si trova ad affrontare la questione di come disciplinare il settore dell’energia elettrica.
L’avamprogetto della legge federale sull’approvvigionamento elettrico è una risposta alle questioni rimaste aperte in seguito al rigetto della LMEE.
Il testo fissa le condizioni quadro per garantire una approvvigionamento sicuro e sostenibile e un funzionamento ordinato del mercato dell’energia elettrica in un contesto svizzero ed europeo in costante mutamento.
Lo scorso mese il governo ha deciso di imprimere una nuova direzione alla politica energetica del paese per evitare una possibile futura penuria energetica.
La nuova strategia si basa su quattro pilastri: una migliore efficienza energetica, un più grande ricorso alle energie rinnovabili, una migliore cooperazione internazionale (soprattutto con l’Unione europea) e la costruzione di nuovi impianti a grande potenza.
Al proposito, il Consiglio federale ritiene irrinunciabile la realizzazione di nuove centrali nucleari. Quale soluzione transitoria, viene inoltre proposto di puntare su nuove centrali a gas.
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