Lo smog è una minaccia per la salute
La popolazione del Sottoceneri, vicino al confine con l'Italia, subisce un carico di polveri fini superiore del 50% rispetto al resto della Svizzera.
Sono cifre ufficiali, cifre da capogiro che hanno fatto da sfondo ad un convegno scientifico dedicato all’impatto dello smog sulla salute.
Un tema di scottante attualità che preoccupa la popolazione e che interpella sia gli esperti, sia i politici. La situazione in Lombardia e nel sud del Ticino, regioni letteralmente soffocate dall’inquinamento, si inserisce tuttavia in una dimensione più ampia.
Secondo un rapporto della Commissione europea pubblicato negli scorsi giorni, circa 310 mila europei muoiono ogni anno a causa dell’inquinamento atmosferico. Al primo posto, in questa triste classifica, la Germania (65 mila decessi all’anno) seguita dall’Italia (39 mila decessi).
Più del 90% dei morti da smog, aggiunge sempre lo studio europeo, è causato dalle polveri sottili emesse da gas di scarico di auto e motorini. Insomma lo smog accorcia la vita.
La situazione a Sud delle Alpi
Introducendo il convegno di Lugano Marco Jermini, direttore del Laboratorio cantonale e Presidente del Gruppo operativo Salute e ambiente del Dipartimento sanità e socialità (DSS), ha inquadrato la situazione del canton Ticino.
“Circa il 70% della popolazione del Sottoceneri – ricorda Jermini – è sottoposto a concentrazione medie annuali superiori a 30 microgrammi per metro cubo. I costi per la salute, attribuibili all’inquinamento, sono di circa 940 euro per abitante all’anno nel Sottoceneri, contro 515 euro in Svizzera”.
Non v’è dunque alcun dubbio: le emergenze ambientali hanno conseguenze negative sulla salute e generano costi supplementari. Promuovere strategie di lotta – chieste a gran voce da popolazione, ambientalisti e autorità comunali – è dunque il minimo. Bastano?
La direttrice del DSS Patrizia Pesenti ritiene evidentemente necessario implementare le misure strutturali suggerite dal Dipartimento del Territorio e illustrate nelle scorse settimane nel documento “Strategie di lotta allo smog invernale”.
Ma Pesenti si chiede se “in funzione delle recenti nuove evidenze scientifiche, non sia il caso di considerare e approfondire anche risposte a corto termine, quando cioè si verificano emergenze ambientali e sanitarie. Insomma non dobbiamo solo preoccuparci. E’ giunto il momento di occuparci del problema”.
Agire prima dell’emergenza
Non vuole creare allarmismo, non vuole trarre conclusioni affrettate. Ma il dottor Marco Pons – primario di pneumologia all’Ospedale Civico di Lugano e responsabile per il Ticino del progetto Sapaldia – non nasconde la dimensione e l’importanza del problema.
“I rapporti dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) – osserva Pons – sono molto chiari: a lungo termine gli effetti delle polveri fini sulla salute accorciano la speranza di vita. L’incidenza sull’apparato respiratorio di bambini e adulti è inoltre documentato da due studi svizzeri: Scarpol (sui bambini) e Sapaldia (sugli adulti).
Salute a rischio, però, anche a corto termine. Le punte massime di smog, ossia i picchi, sono pericolosi. Lo studio MISA, realizzato in 15 città italiane per una popolazione complessiva di 9 milioni di abitanti, ha registrato un aumento significativo della mortalità nei giorni successivi ai picchi di smog invernale.
“Spendiamo un’enormità di risorse per riparare la salute pubblica – osserva Pesenti – quando ormai è compromessa. Dobbiamo invece adoperarci per proteggere il nostro capitale salute” e optare per scelte politiche globali che vanno in quella direzione.
Costi sanitari e costi economici
I danni alla salute causati dall’inquinamento pesano, eccome. L’economista Massimo Filippini ha citato due studi secondo cui i costi si aggirano tra i 4,2 e i 6 miliardi di franchi. “Sono costi effettivi – commenta Filippini – che la società paga. E non solo in termini di denaro”.
Sì, perché al di là dei costi diretti, ci sono anche quelli indiretti, come i decessi prematuri, l’incapacità lavorativa, la sofferenza, il peggioramento della qualità della vita. Appare perciò evidente la necessità di adottare strumenti di politica ambientale più incisivi.
“L’utilizzo di combustibili fossili – ricorda Filippini – sta creando seri problemi alla società, con forti implicazioni economiche: problemi per la salute, per l’ambiente e, infine, geopolitici e di approvvigionamento”. E il tempo stringe.
swissinfo, Françoise Gehring, Lugano
Uno studio ticinese stima che per ogni 10 microgrammi per metro cubo in più rispetto al limite massimo consentito di 20, si hanno in più all’anno: 600 morti, 800 casi di bronchiti nei bimbi, 1500 casi di asma, 50 mila giorni di inattività lavorativa.
L’88,9% della popolazione residente in Ticino considera importante l’influsso negativo dell’inquinamento sulla salute.
Eloquenti le conclusioni del rapporto commissionato dal canton Ticino: “Se la popolazione svizzera venisse sottoposta alle concentrazioni di polveri fini (PM10) riscontrabili nel Sottoceneri i casi totali attribuibili a queste malattie aumenterebbero di circa il 22,5% rispettivamente di circa l’8,8%”.
“Analogamente, se la popolazione svizzera venisse sottoposta alle concentrazioni di PM10 riscontrabili nel Sottoceneri, la mortalità aumenterebbe di circa. il 4,1%”.
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