Lotta allo smog senza frontiere
A Sud la Lombardia, a Nord la Svizzera tedesca. In centro il Ticino. Passaggio obbligato, ponte tra due sponde dell'Europa, in Svizzera è uno dei cantoni più colpiti dall'inquinamento dell'aria.
D’estate l’ozono, d’inverno le polveri fini. Insomma a dipendenza dalle condizioni meteorologiche, il Ticino si deve confrontare con situazioni che richiedono anche misure d’urgenza.
Misure richieste a gran voce dagli ambientalisti, secondo cui l’impegno per migliorare l’aria che respiriamo deve essere rafforzato con ogni mezzo. L’allarme lanciato a Parigi nel corso della presentazione del rapporto sul clima da parte dell’ONU, conferma del resto che la salute del Pianeta Terra è tutt’altro che in buone condizioni.
Tornando a dimensioni più ridotte sulla mappa del mondo, come si prepara il Ticino per contrastare l’inquinamento dell’aria? Con misure, potremmo dire, senza frontiere. Esattamente come l’inquinamento, che confini non ha. Ma anche con l’introduzione di ecoincentivi.
Un accordo con la Lombardia
Sicuramente transfrontaliero è l’accordo che il ministro dell’ambiente ticinese Marco Borradori ha firmato, lunedì scorso a Milano, con il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. Un accordo che coinvolge altre regioni del bacino padano (Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Province autonome di Trento e Bolzano) e che prevede azioni condivise e comuni di lotta all’inquinamento.
“Con il Canton Ticino – ha dichiarato alla stampa Roberto Formigoni – abbiamo una totale identità di vedute e una collaborazione privilegiata da tempo”. La firma dell’Accordo Interregionale suggella di fatto un avvicinamento costruito nel tempo e preceduto da intensi incontri a livello di tecnici dell’ambiente.
Sebbene sulle misure urgenti le strategie tra Ticino e Lombardia divergano – nella vicina Italia nei casi di allarme smog si ricorre al blocco totale del traffico o alla circolazione a targhe alterne – l’intesa converge soprattutto nella volontà di ridurre le emissioni a medio termine secondo provvedimenti strutturali.
Ticino e Grigioni non sono più soli
Anche sul versante svizzero, il Ticino non è più cavaliere solitario. L’allarme smog e la situazione che l’inverno scorso si era venuta a creare anche a nord dell’Alpi, ha per così dire aperto gli occhi a cantoni meno esposti all’emergenza smog.
“Lo scorso inverno, era il febbraio 2006, a seguito di un grave e prolungato episodio di inversione termica che ha coinvolto tutto l’Altipiano – ha ricordato Borradori – anche a nord delle Alpi è maturata la consapevolezza che la politica di risanamento della qualità dell’aria basata solo su misure durature non è in grado di rispondere ai fenomeni acuti”.
Da allora, ben undici Cantoni – su impulso del Ticino e dei Grigioni – hanno reagito introducendo misure d’urgenza. “Sulla base delle esperienze nella lotta agli episodi acuti di smog estivo (ozono) – precisa ancora Borradori – il 21 settembre scorso la Conferenza svizzera dei direttori dell’ambiente ha varato un concetto di misure urgenti anche per lo smog invernale”.
Le misure urgenti
Con l’allestimento di un catalogo di misure urgenti, la politica durevole di risanamento – ossia la linea su cui da sempre si muove la Confederazione – è stata quindi affiancata da misure su scala regionale e limitate nel tempo.
Per quanto riguarda il periodo estivo, il valore limite per l’ozono stabilito dall’ordinanza federale è di 240 microgrammi per metro cubo. Il provvedimento da adottare in caso di superamento di tale soglia è dunque l’immediato abbassamento del limite di velocità in autostrada, da 120 a 80 Km/h.
Durante i mesi invernali, invece, nel caso in cui la quantità di polveri fini presenti nell’aria superasse i 100 microgrammi per metro cubo, oltre alla limitazione della velocità sull’autostrada, si ricorrerà pure al divieto di accendere fuochi all’aperto.
E se la quantità dovesse superare addirittura i 150 microgrammi per metro cubo, entreranno in vigore anche altre raccomandazioni, tra cui ridurre l’uso della legna quale combustibile e limitare l’impiego dei macchinari diesel senza filtro antiparticolato.
Gli ecoincentivi
Le misure urgenti servono, appunto, per far fronte a momenti di crisi e, per loro stessa natura, sono limitate nel tempo. Non così per gli ecoincentivi che il Governo ticinese ha deciso di introdurre intervenendo direttamente sull’imposta di circolazione.
Attualmente, come noto, si pagano le tasse di circolazione in base alla cilindrata dell’auto, alla potenza o al peso. Con l’introduzione di ecoincentivi, le vetture che consumeranno di più, pagheranno di più. In futuro il calcolo dell’imposta sarà infatti determinato anche da un coefficiente dipendente dalla categoria di rendimento energetico (etichetta energetica) in cui il veicolo è inserito.
“L’obiettivo che si vuole raggiungere – è stato spiegato alla stampa – è quello di ridurre le emissioni inquinanti prodotte dal traffico stradale e per farlo bisogna migliorare il parco veicoli. In che modo? Incentivando i detentori a sostituire i veicoli più vecchi e indirizzando gli acquirenti di nuovi veicoli verso quelli meno inquinanti all’interno di una determinata categoria”.
I veicoli a motore, sottolinea infine il Governo, hanno un impatto importante sia sulla qualità dell’aria che sul clima, in quanto responsabili dell’emissione di diversi agenti inquinanti. Si calcola che in Ticino il traffico generi il 78% degli ossidi di azoto presenti nell’atmosfera e il 33% di polveri fini.
swissinfo, Françoise Gehring, Milano e Bellinzona
Lotta all’inquinamento, misure a tutto campo, non solo nei casi di emergenza e non solo in Ticino, cantone particolarmente colpito dal fenomeno.
La Confederazione ha infatti notificato all’Unione europea l’intenzione di immatricolare solo automobili diesel dotate di filtro antiparticolato.
Ha posto inoltre in consultazione la modifica dell’Ordinanza contro l’inquinamento atmosferico, che stabilirà limiti più restrittivi per gli impianti a legna e introdurrà certificati di conformità per i piccoli impianti.
L’inquinamento formato dalle polveri sospese in aria, con diametro aerodinamico inferiore ai 10 micrometri (PM10) o a 2.5 micrometri (PM2.5), è definito anche smog invernale.
E’ caratteristico dei mesi invernali, quando la situazione meteorologica impedisce il ricircolo dell’aria e favorisce l’arricchirsi delle sostanze inquinanti nell’atmosfera.
Un’altra causa della periodicità di questo fenomeno è l’abbassamento delle temperature e l’utilizzo del riscaldamento, una delle fonti di polveri fini, dannose per la salute in quanto le loro dimensioni sono tali da essere respirabili.
L’ozono raggiunge concentrazioni molto elevate nelle giornate estive più calde e poco ventilate. E’ una delle componenti principali del cosiddetto smog estivo e in grandi concentrazioni può avere effetti dannosi su persone e piante.
Si forma su un’ampia regione (transfrontaliera) in presenza di un’intensa irradiazione solare a partire da ossidi d’azoto (NOx) e da composti organici volatili (COV).
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