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Malati di Alzheimer, senza saperlo

Molti malati di Alzheimer non godono della necessaria assistenza Keystone Archive

Ai due terzi degli svizzeri colpiti da demenza senile il male non è stato diagnosticato. E la maggior parte dei malati non riceve cure adeguate.

Un’inchiesta presentata la vigilia della Giornata mondiale dell’Alzheimer suona il campanello d’allarme: bisogna trovare, al più presto, nuove misure e nuovi mezzi.

“La situazione è allarmante”, avverte d’entrata Myrtha Welti, presidente dell’Associazione Alzheimer Svizzera (Aas).

Quarta causa di morte in Svizzera – dopo i problemi cardiaci, i tumori e le emorragie cerebrali – la demenza senile o malattia di Alzheimer colpisce l’8% dei cittadini svizzeri di oltre 65 anni e più del 30% dei novantenni.

Nel mondo, il morbo riguarda invece un terzo delle persone che superano gli 85 anni.

Una malattia da non trascurare, ma anzi da affrontare con rapidità, come indica il motto “Non c’è tempo da perdere” della Giornata mondiale dell’Alzheimer, in programma martedì 21 settembre.

Per i settori interessati di tutto il globo sarà un’occasione per insistere sull’urgenza di prendere coscienza della portata della malattia – così come di altre patologie legate alla demenza senile – e di riflettere alle contromisure da attuare.

La situazione nel nostro paese e gli sforzi che deve intraprendere la Svizzera, sono stati presentati lunedì a Berna dall’associazione che dal 1988 difende gli interessi delle persone colpite da demenza (Alzheimer o altre forme).

Malati senza saperlo

In collaborazione con l’istituto gfs.berna, l’Aas ha condotto un’inchiesta contattando i medici curanti, le case di riposo per persone anziane ed i servizi di assistenza e di cure a domicilio.

I risultati dell’indagine sono allarmanti: due malati su tre vivono senza diagnosi, vale a dire che sono costretti a subire – insieme a parenti ed amici – i sintomi e le conseguenze della malattia, senza nemmeno conoscerne le cause. Quindi senza sapere da cosa sono afflitti.

Peggio ancora, tre malati su quattro non sono curati in modo appropriato ed appena uno su sette può usufruire delle più moderne terapie destinate a sollecitare le attività creative o ad esercitare la memoria dei pazienti.

L’Aas chiede quindi nuove misure e soprattutto nuovi mezzi, sia per combattere la malattia, sia per evitare di mettere il sistema sanitario elvetico sotto eccessiva pressione.

“La Svizzera dovrà affrontare nei prossimi anni un problema sempre più enorme, dato il numero in continua crescita dei malati di Alzheimer”, sottolinea il comunicato dell’associazione.

Oggi, le persone colpite dal morbo in Svizzera sono 90.000 ed il loro numero cresce di 20’000 casi ogni anno.

Lasciati soli e senza assistenza

I circa 53’000 malati che continuano a rimanere in casa non godono di un’assistenza adeguata da parte dei servizi di aiuto e di cure a domicilio, mentre ben 6’000 di loro vivono soli in casa senza ricevere il minimo conforto ed assistenza.

Nelle case di riposo la situazione non è certamente migliore, osserva l’Aas. Soltanto un anziano su sei colpito da demenza senile è infatti sistemato in unità specialmente attrezzate ed un istituto su quattro è del tutto impreparato alla cura dei malati di Alzheimer.

Consigli pratici per telefono e diagnosi precoce

La presidente Myrtha Welti ha anche illustrato gli obiettivi prioritari che l’associazione intende perseguire per sanare le gravi lacune emerse dall’inchiesta.

In quest’ottica fornirà, dal 1. novembre, consigli pratici sulla nuova linea “Telefono Alzheimer”.

L’Asa vuole inoltre promuovere la diagnosi precoce della malattia e la formazione del personale specializzato ed incoraggiare la ricerca sulle cosiddette malattie degenerative.

“Ad ogni malato dovrà essere garantito il diritto ad una diagnosi, a cure appropriate nonché ad un’assistenza adeguata”, si legge nel comunicato dell’associazione.

Ciò comporterà costi supplementari, continua il testo, e quindi nuovi finanziamenti e mezzi a disposizione.

L’associazione intende anche migliorare la collaborazione con i partner cantonali, al fine di formare, con maggiore efficacia, il personale di cura e le persone che convivono con un malato.

Le competenze specifiche sono infatti una prerogativa fondamentale, se si vuole offrire una qualità di vita migliore alle persone colpite dal morbo.

swissinfo e agenzie

La malattia, descritta per la prima volta nel 1907, deve il suo nome allo scopritore, tale Aloïs Alzheimer.

Provocata da una degenerazione progressiva delle cellule cerebrali, la malattia causa un lento declino delle facoltà mentali.

Quarta causa di mortalità in Svizzera, il morbo di Alzheimer è la forma di demenza più frequente nel nostro paese.

Un vaccino è tutt’ora in via di sperimentazione sugli esseri umani.

90’000 i malati di Alzheimer o di un’altra forma di demenza in Svizzera.
20’000 i nuovi casi registrati ogni anno.
In Svizzera, la malattia colpisce l’8% delle persone di oltre 65 anni.

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