Musulmani confrontati a una crescente intolleranza
Il segretario di Stato supplente Anton Thalmann ha sottolineato, nel quadro di una conferenza anti-discriminazione, il rischio aumentato d'intolleranza contro i musulmani in Europa.
L’alto funzionario elvetico ha dichiarato a swissinfo che la discriminazione per motivi religiosi è una pericolosa tendenza che minaccia i valori svizzeri fondamentali.
In occasione di un incontro istituito dall’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), il segretario di Stato supplente Anton Thalmann ha sottolineato che la coesistenza tra popoli di religioni diverse costituisce una sfida quotidiana.
Thalmann, che si è espresso martedì a Cordoba nel quadro della Conferenza sull’intolleranza e la discriminazione contro i musulmani, ha inoltre salutato la visita in Svizzera del rappresentante speciale dell’OSCE Ömür Orhun, posticipata a novembre – quindi dopo le elezioni – su richiesta delle autorità elevetiche.
swissinfo: La conferenza di Cordoba concerne la discriminazione nei confronti dei musulmani. La Svizzera ha un problema a questo proposito?
Anton Thalmann: L’incontro ha offerto l’opportunità di paragonare la situazione dei musulmani negli Stati dell’OSCE, e di evidenziare punti comuni e differenze. È stato unanimamente riconosciuto che nel recente passato è sensibilmente aumentato il rischio di intolleranza verso i musulmani, ma anche nei confronti di altre comunità religiose.
La Svizzera non è ovviamente immune dagli incidenti legati all’incomprensione e alla paura: ho ribadito che siamo perfettamente coscienti di questo fatto.
swissinfo: Quali misure pratiche per combattere l’intolleranza sono state suggerite nel quadro della conferenza?
A.T.: Il primo passo è quello di riconoscere l’esistenza del problema. È necessario un approccio diversificato, con programmi educativi volti ad aumentare la tolleranza e il rispetto per gli altri.
Le comunità musulmane devono essere incoraggiate a collaborare con le autorità. Da parte nostra, è necessario raccogliere i dati relativi ai crimini basati sull’odio, e cercare di introdurre una legislazione adeguata. È inoltre fondamentale l’esistenza di un giornalismo responsabile, che promuova la comprensione interculturale e tra le religioni.
swissinfo: Cosa possono fare i musulmani per rafforzare la loro posizione nella società svizzera?
A.T.: Possono avvalersi di tutti i mezzi messi a disposizione dalle istituzioni per portare avanti le loro cause; è un loro diritto in quanto cittadini svizzeri.
swissinfo: E per quanto riguarda coloro che non sono ancora cittadini svizzeri, a causa del lento sistema di naturalizzazione?
A.T.: Il processo è effettivamente lungo. Tuttavia, i diritti umani non possono essere negati agli stranieri che si trovano sul territorio svizzero. Si tratta di diritti che essi possono e devono difendere attivamente.
swissinfo: Dopo i cristiani, in Svizzera i musulmani sono il maggiore gruppo religioso. È possibile che vi siano «troppi» musulmani nel Paese?
A.T.: No. In Svizzera abbiamo una lunga tradizione di dialogo interreligioso. La questione non risiede nella quantità di persone, ma nella capacità d’integrazione e di difesa dei diritti umani sotto l’egida della Costituzione e delle libertà che essa offre.
Lo Stato garantisce la libertà religiosa e la coesistenza tra persone di religioni differenti: questa è una sfida quotidiana.
swissinfo: Quale è il significato della visita dell’ambasciatore Orhun in Svizzera, in novembre?
A.T.: Si tratta di una visita importante, poiché egli sta considerando i diversi Paesi membri dell’OSCE sulla base di criteri comuni, tentando di promuovere il rispetto e la tolleranza tra le religioni. La Svizzera, che è fiera delle proprie libertà, desidera ovviamente partecipare a questo processo.
(traduzione e adattamento, Andrea Clementi)
In Svizzera, i musulmani sono il maggiore gruppo religioso dopo i cristiani. Secondo il censimento del 2000, i loro numero si attestava a 310’000 (340’000 stando alle stime attuali).
Il partito Unione democratica di centro (destra nazional-conservatrice) ha fatto della lotta alla costruzione di minareti in Svizzera un tema della propria campagna elettorale.
L’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), di cui fanno parte 56 Stati, è un organo che si concentra sulla diplomazia preventiva, la prevenzione dei conflitti, la gestione delle crisi, e la ricostituzione e il rafforzamento delle strutture sociali democratiche dopo un conflitto. Fornisce inoltre un importante contributo nella promozione della democrazia, dei diritti dell’uomo e dello stato di diritto. In campo politico-militare, il suo compito consiste nell’eliminazione delle tensioni.
Il ministro turco degli affari esteri Ömür Orhun ha lavorato, negli ultimi tre anni, anche in qualità di ambasciatore dell’OSCE per combattere l’intolleranza e la discriminazione nei confronti dei musulmani. Visiterà la Svizzera nel mese di novembre, e incontrerà diversi rappresentanti delle autorità.
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