Parco nazionale: un modello di natura svizzera
Conosce il Parco nazionale svizzero come le sue tasche: Heinrich Haller è da 10 anni il direttore di questa zona naturale nel canton Grigioni di 172 km2.
Far convivere ecologia ed economia è fattibile e un ritorno dell’orso gli farebbe piacere, afferma Haller in un’intervista accordata a swissinfo.
swissinfo: Il Parco nazionale svizzero è il più vecchio dell’Europa centrale. Rappresenta ancora oggi un caso speciale?
Heinrich Haller: Sì. Da quasi 100 anni qui la natura può svilupparsi. Qui c’è ancora spazio per la flora e la fauna selvatica. La natura nel nostro Parco nazionale gode della massima protezione rispetto a tutta la regione dell’arco alpino.
Va sottolineata l’idea iniziale che portò alla creazione di questo parco: lasciare intatto un pezzo comune di natura alpina e permettergli di svilupparsi liberamente. E’ una zona che non ha particolari attrazioni, come Canyon o Geyser: è attraente proprio perché non c’è intervento dell’uomo.
swissinfo: Che valore ha questo parco per la ricerca?
H. H.: Il Parco nazionale svizzero offre alla ricerca scientifica più di altri parchi. E’ diventato una superficie di riferimento unico per conoscere lo sviluppo della natura, in particolare a lungo termine.
I processi naturali sono lasciati indisturbati in modo da poter essere osservati e studiati. Questa idea visionaria dei promotori era allora estremamente moderna e lo è ancora oggi. Molti ci invidiano per la nostra costanza.
swisinfo: Cosa piace di più ai circa 150 mila visitatori che avete ogni anno?
H. H.: La gente cerca la natura intatta, un’esperienza naturale come quella che si può vivere in Canada. Molti visitatori vengono perché qui si trovano tantissimi animali. Qui si possono in particolare osservare i cervi nobili nel loro ambiente naturale, cosa che praticamente è quasi impossibile altrove.
Grosse attrazioni sono anche le foreste e la flora in primavera ed estate.
swissinfo: Dal 1991, nell’ambito di un progetto che interessa l’arco alpino, sono stati messi in libertà gipeti barbuti. Con successo?
H. H.: Il gipeto è molto spettacolare e molto noto tra la gente. Finora sono stati messi in libertà 24 giovani uccelli. Tre coppie hanno nidificato, non nel nostro Parco nazionale, ma nel vicino Parco italiano dello Stelvio.
Il Gipeto è ormai avviato a ridiventare parte importante della fauna alpina.
swissinfo: L’estate scorsa, l’orso ha fatto la sua apparizione nel Parco nazionale. L’avvenimento ha destato molta curiosità. Ha potuto approfittare di questo evento ?
H. H.: L’orso ha fatto aumentare il numero dei nostri visitatori. La prima prova sicura della presenza di un orso bruno nel Parco nazionale è stata una foto scattata da un nostro assistente scientifico.
La valle Monastero, dove l’orso è stato avvistato più volte, ha saputo sfruttare questo evento da un punto di vista turistico. Mi ha fatto piacere, perché ciò era collegato ad un atteggiamento positivo nei confronti dell’orso.
L’orso fa parte della natura. C’è la speranza che col tempo lui e altri grandi animali rapaci tornino ad insediarsi in questa regione naturale.
Dopo questa breve visita, non si può certo parlare di ritorno dell’orso. Da tempo ci prepariamo al ritorno dell’orso bruno. Nel 1997, nella valle S-charl, dove è stato ucciso l’ultimo orso nel 1904, abbiamo allestito una mostra permanente su questo tema.
swissinfo: Adesso che sta arrivando l’influenza aviaria, il Parco nazionale ha dovuto prendere delle misure?
H. H.: L’influenza aviaria non è ancora arrivata al Parco nazionale e non è un tema centrale, perché qui non vi è pollame.
Vi sono uccelli selvatici, ma molto meno che a basse quote. Vi si trovano soltanto pochissimi uccelli acquatici.
Il fatto che non si debbano toccare uccelli morti è una regola di comportamento generale, che può essere ricordata per ogni eventualità.
swissinfo: Cosa è cambiato in questi ultimi 10 anni da quando lei è arrivato ?
H. H.: Abbiamo adeguatamente ristrutturato l’amministrazione del parco, divisa in quattro settori. Abbiamo fatto un buon lavoro d’informazione e di promozione e ulteriormente sviluppato il coordinamento della ricerca.
Va citato anche il progetto di ampliamento del Parco nazionale. Siamo riusciti ad integrare nel parco la zona del “Lajs da Macun” di circa 4 chilometri quadrati.
Invece, non abbiamo potuto realizzare l’idea iniziale di una vasta zona circostante il Parco nazionale.
swissinfo: Dove si trova l’equilibrio tra sfruttamento economico e protezione della natura ?
H.H.: Lo sfruttamento durevole è nell’interesse dell’uomo e della natura. Nel Parco nazionale non dovrebbero esserci problemi, perché la protezione della natura è un concetto di fondo.
In altre regioni è invece un continuo dilemma tra vantaggi economici e possibili ripercussioni su natura e paesaggio. L’ecologia e l’economia possono andare a braccetto con lo sfruttamento durevole.
Sappiamo tutti che spesso dominano interessi a breve termine e che questo può arrecare danno alla natura. Ciò va contrastato in particolare nella zona alpina, che deve essere conservata anche solo per ragioni turistiche.
swissinfo: Quali sono i suoi progetti per il futuro del parco ?
H. H.: Ci sono due progetti principali. Da una parte c’è il nuovo centro del Parco nazionale che deve sorgere a Zernez. In primavera sarà posta la prima pietra di questo progetto che costerà 13 milioni di franchi.
Il secondo progetto è la biosfera Valle Monastero/Parco nazionale. In base a nuove regole, una riserva della biosfera deve comprendere una zona centrale, una di cura e una di sviluppo.
Secondo l’attuale statuto, il Parco nazionale può fornire solo la zona centrale. La Valle Monastero dovrebbe diventare la zona di cura e sviluppo.
swissinfo: Gaby Ochsenbein, Zernez
(traduzione: Anna Luisa Ferro Mäder)
Il Parco nazionale svizzero è stato fondato il primo agosto del 1914. È stato il primo ad essere creato nell’arco alpino ed è oggi il penultimo in ordine di grandezza.
È la prima riserva di biosfera della Svizzera (1979) e appartiene, secondo l’International Union for the Conservation of Nature, alle zone che godono del maggiore grado di protezione.
Superficie: 172 chilometri quadrati, di cui 28% boschi, 21% prati alpini, 51% sassi e rocce.
Fauna e flora: 30 specie di mammiferi (tra i quali circa 2000 cervi), oltre 100 tipi di uccelli e 650 specie diverse di piante.
Il Parco occupa 30 collaboratori ed è visitato ogni anno da circa 150 mila persone.
Dalla revisione della Legge sulla natura e il paesaggio nel 2005 la Svizzera ha tre categorie di parchi: i parchi nazionali (conservazione del carattere originale della natura), parchi naturali regionali (protezione del patrimonio paesaggistico), parchi locali per lo svago.
Heinrich Haller è nato il 13.9.1954 a Muri, nel canton Argovia.
Ha studiato a Berna biologia degli animali selvaggi e per anni è stato attivo come ricercatore del Parco nazionale.
Haller è specializzato in grossi animali rapaci e animali ungulati.
Dal primo di marzo del 1996 è direttore del Parco nazionale svizzero.
Haller è inoltre docente presso l’università di Göttingen, in Germania.
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