L’IA pone “sfide estreme”. Ecco perché la Svizzera deve regolamentarla rapidamente
Quali rischi corrono i cittadini e le cittadine nei Paesi in cui l'intelligenza artificiale (IA) non è regolamentata, come la Svizzera? Più norme rappresentano un vantaggio o uno svantaggio per l'economia e la popolazione? L'esperta legale e medica Kerstin Noëlle Vokinger offre il suo punto di vista.
L’intelligenza artificiale (IA) sta trasformando settori chiave, dalla medicina al lavoro, ma solleva anche rischi e sfide normative. Quando le macchine possono operare al posto degli esseri umani? Come adottare negli ospedali dispositivi medici basati sull’IA testati in Paesi con standard di qualità diversi?
Mentre l’Unione Europea (UE) e gli Stati Uniti hanno adottato strategie differenti per affrontare tali questioni, la Svizzera sta prendendo tempo: una proposta del Governo per la regolamentazione dell’IA, inizialmente prevista per quest’anno, è stata posticipata al 2025Collegamento esterno.
L’esperta legale e medica Kerstin Noëlle Vokinger spiega perché sono necessarie regolamentazioni mirate per bilanciare innovazione e tutela dei diritti.
Kerstin Noëlle Vokinger ha una formazione in diritto e medicina ed è professoressa presso l’Università di Zurigo e il Politecnico federale di Zurigo. Si dedica alla ricerca interdisciplinare con l’obiettivo di migliorare l’accesso alla medicina e alla tecnologia.
SWI swissinfo.ch: Pensa che la Svizzera abbia bisogno di regolamentazioni sull’IA? Perché?
Kerstin Noëlle Vokinger: Non credo che la Svizzera abbia bisogno, al momento, di norme come quelle dell’UE, che sono molto ampie e regolano orizzontalmente tutte le tecnologie di IA. Sarebbe più sensato adottare un approccio settoriale, valutando rischi e opportunità specifici per ciascun ambito. Questo eviterebbe un’eccessiva regolamentazione.
Per molto tempo, la Svizzera ha sostenuto che non servivano regolamentazioni specifiche per l’IA, poiché le leggi esistenti erano sufficienti. Poi è arrivato il regolamento sull’IA dell’UE e il Governo svizzero ha cambiato idea. Perché? Le normative attuali non bastano?
È vero che esistono leggi generali – non specifiche per l’IA – che si applicano, come il diritto alla privacy, il principio di non discriminazione e molte altre. Tuttavia, potrebbero esserci lacune specifiche per i sistemi IA che dobbiamo affrontare, perché la complessità di questa tecnologia può comportare sfide aggiuntive o più estreme.
Ad esempio, in ambito medico, dobbiamo definire quali compiti possono essere delegati alle macchine e adeguare di conseguenza le nostre leggi.
>> La Svizzera è arrivata troppo tardi alla decisione di regolamentare l’IA? Leggete il nostro approfondimento:
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La Svizzera ha perso il treno della regolamentazione dell’IA?
In campo sanitario, gli ospedali svizzeri utilizzano spesso dispositivi che integrano l’IA provenienti da Paesi con standard medici differenti, come la Cina. Questo è il caso, ad esempio, delle macchine usate per la radiologia avanzata. Quali rischi comportano per i e le pazienti e come dovrebbe essere regolamentato questo ambito?
Questa è certamente una sfida. Mi permetta di fare un esempio più generale riguardante le sperimentazioni cliniche. Quando si sviluppano farmaci per il trattamento di malattie, sappiamo che differenze di genere ed etniche possono influenzare i risultati. Lo stesso potrebbe valere per i dispositivi medici basati sull’IA.
A oggi, molti di questi dispositivi sono stati testati in un solo Paese, spesso in nazioni grandi come la Cina o gli Stati Uniti. Purtroppo, sono ancora rari gli studi internazionali per i macchinari già approvati che integrano l’IA. I risultati ottenuti in questi Paesi potrebbero non essere altrettanto validi e sicuri per le pazienti e i pazienti svizzeri. Di conseguenza, potrebbe essere necessario che tali dispositivi soddisfino determinati requisiti prima di essere autorizzati in Svizzera.
Ciò significa che abbiamo bisogno di regole più severe per approvare i dispositivi medici che sfruttano l’IA, ora che sono sempre più presenti negli ospedali?
Prima dobbiamo identificare le lacune normative e comprendere quali rischi aggiuntivi o nuovi queste tecnologie comportano. Una volta individuate le lacune, dobbiamo decidere a quale livello regolamentarle – ad esempio, attraverso l’autoregolamentazione o regolamentazioni governative. Esistono diverse opzioni in questo senso.
Negli Stati Uniti, la FDA (Food and Drug Administration, l’agenzia statunitense che regolamenta alimenti e farmaci, ndr) è attiva nello sviluppare regolamentazioni valide per l’intero ciclo di vita di un dispositivo e capaci di adattarsi agli sviluppi del software.
La FDA è trasparente a riguardo e coinvolge scienziati, scienziate e altri stakeholder per definire di comune accordo le migliori politiche e raccomandazioni per i e le pazienti. C’è quindi molto fermento in questo ambito negli Stati Uniti, mentre in Europa le cose sono meno chiare e trasparenti.
Il regolamento sull’IA dell’UE è un insieme rigoroso di normative generali, piuttosto che regole specifiche per gli strumenti medici. Gli approcci nelle due giurisdizioni sono molto diversi.
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La Svizzera può fare meglio dell’UE o cercherà di replicare l’approccio europeo in modo “elvetico”, riconoscendo la sua posizione di piccolo Paese circondato da nazioni dell’UE?
Essendo circondata da Stati membri dell’UE, la Svizzera non può certamente ignorare il regolamento sull’IA europeo. Potrebbero esserci conflitti con altre normative, come quelle dell’UE e degli Stati Uniti, a seconda di ciò che la Svizzera deciderà di regolamentare.
La medicina, ad esempio, è un settore internazionale in cui non possiamo isolarci. Questa è un’altra sfida normativa che la Svizzera deve affrontare.
Chi si oppone alla regolamentazione sostiene che potrebbe inibire l’innovazione. Come si può trovare un equilibrio tra protezione dei diritti umani e di chi consuma e promozione dello sviluppo tecnologico?
Trovare un equilibrio tra innovazione, sicurezza e protezione dei diritti individuali è cruciale. Ogni Paese deve decidere quali rischi è disposto a correre. Anche la Svizzera deve fare lo stesso, poiché queste tecnologie presentano pericoli e i loro risultati potrebbero non essere sempre accurati.
La normativa europea, per esempio, non tollera molti rischi e alcuni studiosi e studiose temono che ciò possa ostacolare l’innovazione. Gli Stati Uniti, invece, sono noti per essere più permissivi, anche in ambiti come la protezione dei dati.
>> L’IA è sempre più implementata anche sul posto di lavoro. Leggete cosa rischiano i e le dipendenti svizzeri, meno protetti dei loro colleghi e colleghe europee:
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Dipendenti in Svizzera meno protetti dai rischi dell’IA che nel resto d’Europa
Come si possono conciliare diversi approcci normativi per garantire il rispetto dei diritti umani, dato che l’IA trascende i confini nazionali?
È importante essere attivi sia a livello nazionale che internazionale e collaborare con altre nazioni per sviluppare principi fondamentali allineati. Naturalmente, sappiamo che più Paesi sono coinvolti, più è difficile trovare una soluzione. Quindi non è possibile raggiungere un consenso su ogni aspetto.
L’IA, tuttavia, non pone solo rischi, ma offre anche opportunità. Secondo lei, la regolamentazione potrebbe aiutare a sfruttarle meglio?
Sì, sono convinta che buone leggi non solo limitino, ma anche permettano opportunità vantaggiose. Questo può essere fatto in vari modi, come investire in nuovi software e applicazioni o integrare meglio le tecnologie nel sistema educativo o nella società. Le regolamentazioni hanno funzioni diverse: non solo prevengono, ma anche abilitano.
In medicina, ad esempio, è possibile che gli strumenti di IA diventino sempre più precisi e abbiano il potenziale per supportare o addirittura sostituire alcune mansioni. Ciò potrebbe aiutare il personale medico e sanitario a concentrarsi, ad esempio, su casi più complessi. A seconda dei compiti che l’IA sostituirà, sarà necessario adattare alcune (auto)regolamentazioni per consentire tali progressi.
Poiché l’IA si sta evolvendo rapidamente e in parte in modo imprevedibile, è importante essere vigili per identificare le lacune normative e sviluppare regolamenti che aiutino a mitigare i rischi e a sfruttare le opportunità.
A cura di Veronica De Vore
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