Più responsabilità per i rifugiati
Austin Conweh, 43 anni, nigeriano, è in Svizzera dal novembre 2001. Ha una formazione universitaria in management finanziario, è sposato con tre figli. Ha fatto domanda d'asilo perché, dice, «la mia vita era in pericolo».
Lo ha incontrato Silvano De Pietro.
«Quando sono arrivato» – racconta Conweh – «ho visto quanto fosse importante che la vita nell’alloggio per i rifugiati venisse gestita autonomamente». Sin dall’inizio ha quindi svolto diversi lavori, quali la tenuta del giardino e della casa, per il centro che l’ospita nel quartiere di Altstetten, imparando subito quali compiti comporta la gestione autonoma di una casa.
Rapidamente ha quindi assunto la funzione di portinaio, che viene condivisa a tempo pieno da due richiedenti l’asilo, poiché di sera e nei fine settimana non ci sono gli assistenti sociali. «Si tratta di curare la pulizia e l’organizzazione, di fare dai lavori sporchi a quelli tecnici, come le piccole riparazioni elettriche», spiega Conweh.
Collaborare con gli assistenti sociali
Con la responsabilità di questi compiti, è diventato presto la persona di riferimento per gli altri ospiti del centro ed un valido collaboratore degli assistenti sociali. Per Conweh questa esperienza è stata determinante perché venisse scelto, nell’ambito del programma d’occupazione in lavori di pubblica utilità, quale aiutante della custode della scuola “Im Gut”
I compiti che deve svolgere, con responsabilità, puntualità ed affidabilità maggiori, sono in parte diversi ma in parte anche gli stessi che al centro per rifugiati. Ed anche l’indennità che riceve è la stessa: 300 franchi al mese. È contento di quanto guadagna? «Naturalmente non è molto» – risponde Conweh – «ma capisco che la somma a disposizione è questa, e che i richiedenti l’asilo pesano interamente sulle casse pubbliche per alloggio, alimentazione, cure mediche, ecc. Ma in definitiva, questo lavoro può essere inteso come una controprestazione, che per la maggior parte degli asilanti dovrebbe essere una cosa normale».
“La città ha fatto la scelta giusta”
Chiediamo allora a Conweh che cosa ne pensa di questo progetto della città di Zurigo. E con sorpresa apprendiamo che lo stesso nigeriano l’aveva auspicato, mettendolo per iscritto, ancor prima che venisse definito e lanciato dalle autorità. Nel documento, Conweh motiva la sua proposta con la lotta al traffico di droga, alla criminalità, al lavoro nero ed ai problemi di salute e di depressione che l’ozio forzato e la mancanza di prospettive per il futuro comportano per i richiedenti l’asilo.
Austin Conweh ha naturalmente conquistato subito anche la fiducia di Maria Mamedow, la custode della scuola “Im Gut”, che si avvale già di altri collaboratori, tra cui un apprendista. «È importante che i nostri collaboratori» – dice la signora Mamedow – «si trovino bene qui con noi. Non facciamo distinzioni, non guardiamo le loro origini e trattiamo tutti allo stesso modo. Se hanno una buona idea possono esprimerla. In fondo, abbiamo bisogno anche di conoscerci un po’».
swissinfo, Silvano De Pietro, Zurigo

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