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PISA, progressi lenti per la scuola svizzera

Bisognerà attendere Pisa 2006 o 2009 per vedere se le riforme del sistema scolastico sono efficaci Keystone

Nel confronto internazionale, gli allievi elvetici hanno ottenuto un piazzamento migliore rispetto a tre anni fa. Ma i dati vanno presi con cautela.

Continuano ad essere buoni i risultati in matematica, sono migliorati notevolmente quelli in scienze, ma sono ancora insoddisfacenti quelli in lettura.

Ai romantici Pisa richiama ancora alla memoria la torre della cittadina toscana che pende che pende e che mai non vien giù. Ma dal 2000, quando l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) ne ha fatto la sigla per un confronto internazionale delle competenze dei 15enni, Pisa è lo spauracchio dei paesi che partecipano al progetto.

A pendere – col rischio di crollare – sono i sistemi scolastici che in molti casi si rivelano incapaci di fornire ai ragazzi le competenze necessarie ad affrontare al meglio il mondo moderno.

In Svizzera, i dati di Pisa 2000, che si concentrava sulle capacità di lettura e interpretazione dei testi, hanno suscitato delle reazioni molto emotive. I pur buoni risultati in matematica non sono riusciti ad addolcire la pillola amara di una mediocrità in lettura e in scienze.

«L’illusione di avere una scuola eccellente – che la Svizzera ha coltivato per anni – ha subito delle scosse», commenta Anton Strittmatter, responsabile del centro di studi pedagogici dell’Associazione degli insegnanti svizzeri (LCH). «È stato necessario elaborare questo lutto». Il paese ha dovuto, in particolare, fare i conti con la sua scarsa capacità di integrare gli allievi svantaggiati da un punto di vista socioeconomico e culturale.

Educazione e sviluppo

A tre anni di distanza dalla pubblicazione dei primi dati, le acque si sono un po’ calmate. Pisa 2003, che ha approfondito le competenze in matematica, dà dei buoni voti alla Svizzera, anche se per quanto riguarda la lettura si resta nella media.

«Malgrado i buoni risultati continuiamo ad avere una percentuale troppo alta di allievi che non raggiungono i livelli minimi», commenta Anton Strittmatter. «I risultati di Pisa 2003 confermano che dobbiamo ancora fare dei progressi, soprattutto per quanto riguarda l’integrazione degli allievi deboli o provenienti da ambienti socioculturali bassi. Nel caso della lettura dobbiamo cercare di coinvolgere maggiormente anche ai maschi».

Tutti i paesi confinanti hanno dei risultati significativamente peggiori. L’Italia, in particolare, naviga nei bassifondi delle classifiche Pisa. Davanti a tutti ci sono Finlandia e Corea. Al di là dei limiti strutturali che può avere un test come Pisa, il confronto dà delle indicazioni importanti sulle possibilità di sviluppo degli allievi e del paese dal quale provengono.

«Pisa è una prova del fatto che i paesi che hanno acconsentito al test si trovano in una situazione di concorrenza», rileva il professor Jürgen Oelkers dell’Istituto di pedagogia di Zurigo. «In gioco ci sono i mercati del lavoro che si stanno sviluppando. È importante avere un buon risultato».

Avanti, ma non nelle competenze

Test come Pisa rappresentano uno strumento utile per l’analisi di determinati fattori, ma si prestano anche a conclusioni semplicistiche, che non rendono conto della complessità dei fattori in gioco.

«C’è il rischio che si vendano lucciole per lanterne», spiega Gianni Ghisla, fondatore e coordinatore di “Babylonia”, una rivista per l’insegnamento e l’apprendimento delle lingue. «Si parla di miglioramento degli allievi svizzeri rispetto ai risultati di Pisa 2000. In realtà, per quanto riguarda le capacità di lettura e la matematica non ci sono miglioramenti. Si è avanzati in graduatoria, ma i cambiamenti nei punteggi ottenuti non sono significativi».

La graduatoria è cambiata, perché alcuni paesi hanno fatto peggio e altri hanno partecipato al test per la prima volta. La media Ocse in lettura, ad esempio, si è abbassata rispetto al 2000. Il fatto che la scuola svizzera abbia dei posti migliori in classifica non è dunque indizio di un miglioramento dei suoi contenuti didattici. Del resto, per vedere i risultati delle riforme intraprese negli anni Novanta e in seguito allo choc di Pisa 2000 ci vorrà del tempo.

Aspettando i miglioramenti

«Ciò che è riportato in Pisa 2003 è il risultato dello sviluppo degli ultimi 10 anni», sottolinea Anton Strittmatter. «In ambito scolastico, tre anni non sono sufficienti a cambiare le cose». Gli fa eco Gianni Ghisla, che rileva: «Dopo Pisa 2000, in alcuni cantoni della Svizzera tedesca si è pensato di reintrodurre il tedesco standard. Ma gli effetti di questa misura si vedranno fra sei o sette anni, non adesso».

Un influsso positivo sul risultato potrebbe essere attribuito anche alla maggiore serietà con cui gli insegnanti e gli allievi svizzeri sembrano aver affrontato la seconda edizione del test. Bisogna però stare attenti, perché, afferma Strittmatter «se si comincia ad insegnare in funzione del test, allora un esercizio come Pisa perde tutto il suo valore». La scuola inoltre, deve trasmettere anche competenze sociali e non solo nozioni.

Le sfide elvetiche

Rispetto ai paesi che la precedono in classifica, la Svizzera deve far fronte a delle classi scolastiche più eterogenee. Colpa di una politica d’immigrazione sbagliata, che ha portato nel paese mano d’opera dal basso grado di scolarizzazione? È quanto si deduce dalle affermazioni di Hans Ulrich Stöckling, presidente della Conferenza svizzera dei direttori cantonali dell’educazione, che tenta di levare la scuola dal banco degli imputati per mettervi delle caratteristiche della società.

Come dire che con altre condizioni quadro, la scuola svizzera sarebbe più efficiente. Strittmatter ritiene per contro che tra i problemi da affrontare ci sia ad esempio il numero di ore che gl’insegnanti della scuola dell’obbligo sono tenuti ad impartire, superiore a quello di paesi come la Finlandia. C’è chi parla poi di introdurre una scolarizzazione precoce, di aumentare il numero d’insegnanti per classe d’allievi, di favorire dei programmi d’insegnamento che tengano in considerazione la personalità dei singoli allievi…

Pisa rischia di essere chiamato a prova e giustificazione della bontà di qualsiasi misura, con il rischio latente di manipolazioni populiste. Ha però il vantaggio, come sottolinea Gianni Ghisla, «di sollecitare una riflessione critica su quello che si sta facendo nella scuola di uno stato».

swissinfo, Doris Lucini

Matematica: la Svizzera ottiene 527 punti e si piazza al decimo posto, ma solo tre paesi (Hong Kong, Finlandia e Corea) ottengono un risultato significativamente migliore. La media Ocse è 500.
Lettura: 499 punti, 13esimo posto, 8 paesi fanno significativamente meglio, media Ocse 494.
Scienze: 513 punti, 12esimo posto, 4 paesi fanno significativamente meglio, media Ocse 500.
Soluzione di problemi: 521 punti, 11esimo posto, 4 paesi fanno significativamente meglio, media Ocse 500.

Pisa è l’acronimo di «Programme for International Student Assessment», un programma dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse).

L’obiettivo è di stabilire le competenze dei 15enni formati nelle scuole dei paesi dell’Ocse e di alcuni paesi partner.

I dati vengono raccolti ogni tre anni. Quella attuale è la seconda edizione del test ed ha preso in considerazione circa 250’000 allievi di 41 paesi.

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