Povertà in calo anche grazie alla congiuntura positiva
In Svizzera circa 360'000 persone sono povere. Un terzo di loro sono working poor: persone che nonostante un lavoro a tempo pieno non riescono a sbarcare il lunario.
Grazie alla situazione economica favorevole queste cifre sono in diminuzione. Le cifre più basse dipendono però anche da nuovi metodi di calcolo. Metodi che sollevano anche critiche.
Il numero delle persone in Svizzera che si trovano in condizioni di povertà, nonostante abbiano un lavoro, sarebbe stato finora sopravvalutato. Secondo i nuovi metodi di calcolo dell’Ufficio federale di statistica (UST) nel 2005 c’erano circa 150’000 working poor. È la quota più bassa da parecchi anni.
L’UST, basandosi sui vecchi metodi di calcolo, aveva stimato a 231’000 il numero di working poor compresi fra i 20 e i 59 anni d’età nel 2003. Nel 2004 la cifra era ancora di 211’000 persone.
La percentuale di lavoratori poveri è scesa dal 6,7% nel 2004 al 4,2% nel 2005, ha fatto sapere l’UST.
In termini reali la diminuzione non è però stata così significativa. Finora il numero di working poor è stato sopravvalutato, ha affermato Eric Crettaz della sezione Analisi socio-economiche dell’UST, interpellato dall’agenzia ATS. L’UST si baserebbe oggi su metodi di indagine più dettagliati e precisi.
Tendenza evidente alla diminuzione
Indipendentemente dal metodo di calcolo, la tendenza ad una diminuzione dei working poor è tuttavia chiara, ha assicurato Crettaz.
La diminuzione della percentuale dei working poor dal 5% al 4,2% tra il 2000 e il 2005, in base ai nuovi metodi di calcolo, ha seguito l’andamento della congiuntura e soprattutto il calo della disoccupazione. La diminuzione maggiore si è registrata tra 2000 e 2002. Anche la povertà in generale è diminuita dal 9,1% nel 2000 all’8,5% nel 2005.
Alcune categorie della popolazione sono esposte ad un rischio maggiore di cadere nella povertà nonostante abbiano un impiego. Si tratta soprattutto di famiglie monoparentali, famiglie con molti bambini, lavoratori indipendenti, lavoratori non qualificati e stranieri.
L’UST si orienta alle linee direttive della Conferenza svizzera delle istituzioni dell’azione sociale (CSIAS).L’indagine dell’UST si basa sul Rilevamento della forza lavoro svizzera (Schweizerische Arbeitskrafterhebung, SAKE). Nel 2005 la SAKE ha raccolto dati su 51’791 persone residenti in Svizzera.
Tra statistica e realtà
La definizione di working poor non è tuttavia priva di problemi. I criteri adottati dall’UST non tengono conto delle persone che lavorano su chiamata o a tempo parziale per necessità, anche se lavorerebbero volentieri a tempo pieno, fa notare Michel Cornu, capo dei servizi sociali della città di Losanna.
La percezione dei servizi sociali delle grandi città non sempre corrisponde alle cifre fornite dalle statistiche, dice Cornu. A Losanna il numero di persone che chiedono un’assistenza sociale continua ad aumentare a ritmi sostenuti.
Da parte sua il direttore della Caritas Svizzera, Jürg Krummenacher, ha criticato l’UST per non aver segnalato in un primo comunicato che la forte diminuzione dei working poor era dovuta innanzi tutto ad un nuovo metodo di calcolo.
swissinfo e agenzie
Secondo la Conferenza svizzera delle istituzioni dell’azione sociale (CSIAS), la soglia di povertà corrisponde a 2200 franchi mensili per persone sole, 3800 franchi per famiglie monoparentali con due bambini sotto i 16 anni e 4600 franchi per coppie con due figli.
Con questa cifra dovrebbe essere possibile in Svizzera pagare l’affitto e l’assicurazione malattia di base e coprire i bisogni essenziali. Per altre spese rimangono 100 franchi al mese.
Sono definite povere tutte le persone in età compresa fra 20 e 59 anni che vivono in un’economia domestica i cui introiti al netto delle tasse e dei contributi sociali si situano sotto la soglia di povertà.
Working poor sono persone che lavorano almeno un’ora alla settimana e che vivono in un’economia domestica che può contare su un lavoro a tempo pieno.
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