Prati e pascoli invasi dai boschi
In un secolo e mezzo, la superficie forestale svizzera è aumentata di almeno un terzo, a scapito dei terreni agricoli nelle regioni alpine.
Ma non per questo il bosco è da considerare sano. Anzi, quest’estate subirà le conseguenze della canicola dell’anno scorso.
«L’aumento della superficie boschiva non ha niente a che vedere con la salute del bosco.» Il direttore delle foreste presso l’Ufficio federale dell’ambiente (UFAFP), Werner Schärer, è categorico: non bisogna trarre deduzioni errate dal rapporto del Fondo nazionale svizzero (FNS), che fa stato di una forte avanzata delle foreste.
Secondo lo studio «Paesaggio e habitat nell’arco alpino», negli ultimi 150 anni la superficie delle foreste in Svizzera è aumentata dal 30 al 50 percento, con un’avanzata che è proseguita anche nei periodi più recenti: tra gli anni ’80 e ’90, si è registrato un aumento medio di circa il 3 percento.
Ma se la notizia suscita reazioni positive tra la popolazione, che tende ad attribuire l’espansione al buono stato di salute dei boschi, il responsabile della protezione forestale sembra alquanto scettico.
Il problema è che i dati si prestano a confusione: per esempio, sapendo che la superficie boschiva aumenta, c’è chi vorrebbe allentare il divieto di disboscamento nei pressi delle regioni abitate, dove c’è scarsità di terreni edificabili.
«Ma in quelle regioni di boschi ce ne sono già pochi. E la loro superficie non è affatto aumentata», insiste Schärer.
Foreste al posto di pascoli
In effetti, le foreste avanzano quasi esclusivamente nelle regioni alpine, dove le cattive condizioni di coltivazione e di allevamento hanno indotto molti contadini ad abbandonare prati e pascoli.
È quanto si è verificato soprattutto in Ticino, dove tra l’800 e i primi decenni del ‘900 l’emigrazione di contadini di montagna è stata più forte che in altre regioni.
Lasciati in balia della natura, i terreni agricoli al di sopra dei 1800 metri di altezza si sono quindi rapidamente coperti di sterpaglia, poi di arbusti e infine di piante ad alto fusto.
E sebbene negli anni ’90 i sussidi federali diretti all’agricoltura, calcolati in base alle superfici utilizzate, abbiano indotto i contadini di montagna a tener puliti prati e pascoli, i boschi sono avanzati ugualmente.
La minaccia dell’inquinamento permane…
Una foresta che avanza non è però necessariamente una foresta sana. «Soltanto i boschi giovani sono sani», afferma Werner Schärer, «come si è potuto constatare nelle regioni minerarie dei paesi dell’est, dove per anni sono riusciti a sopportare l’inquinamento atmosferico. Ma poi a un certo momento hanno subito un tracollo».
Per questo, il responsabile della protezione delle foreste è sempre sul chi vive. L’inquinamento atmosferico, e in particolare le piogge acide, sono sempre fattori di rischio.
Naturalmente la situazione non sia più allarmante come negli anni ’80, quando si paventava addirittura la morte dei boschi. Allora, estrapolando i dati sul diradamento delle chiome osservato su molti alberi, si temeva che il fenomeno dovesse continuare, e che i boschi fossero destinati a morire in pochi anni.
«Ma, fortunatamente, l’ecosistema ha un margine di sopportazione superiore a quanto si credeva», ammette Werner Schärer.
…e pure quella del bostrico
Non bisogna tuttavia credere che il pericolo sia oramai scongiurato. Quest’estate, per esempio, saremo di nuovo confrontati alla problematica, perché si manifesteranno le conseguenze della siccità dello scorso anno.
«Le chiome degli alberi, e soprattutto quelle delle conifere, reagiscono solo ora. E ci saranno tutte le premesse per tornare a parlare di morte delle foreste», ritiene Schärar, «anche perché bisognerà fare i conti con una forte proliferazione del bostrico, presente in quantità mai viste finora».
Grazie alla canicola, l’insetto parassita del legno ha potuto facilmente riprodursi sugli alberi abbattuti che ancora giacciono nelle foreste, a oltre quattro anni dal passaggio dell’uragano Lothar.
Per fortuna, insieme al bostrico aumentano anche i suoi nemici naturali, come certe specie di funghi, spiega Schärer, per cui presto o tardi le popolazioni del dannoso coleottero diminuiranno drasticamente.
«Bisogna solo stare attenti che non faccia troppi danni ai boschi di protezione», conclude lo specialista, «altrimenti potrebbe aumentare il rischio di valanghe, frane e smottamenti».
Ma in quest’ambito non ci sarà molto da temere: il bosco di protezione gode dell’assoluta priorità nell’ambito del programma forestale svizzero ed è sotto costante osservazione.
swissinfo, Fabio Mariani
In 150 anni, la superficie forestale svizzera è aumentata dal 30 al 50 percento .
L’avanzata si è verificata soprattutto nelle zone agricole di montagna, a sud delle Alpi.
L’espansione dei boschi è proseguita anche nei periodi recenti: dalla metà degli anni ’80 a quella degli anni ’90, è stata di circa il 3 percento.
Nel 1995 le foreste svizzere costituivano il 30 per cento della superficie nazionale.
Senza l’intervento dell’uomo, la superficie boschiva sarebbe due volte più estesa rispetto a un secolo e mezzo fa.
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