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Quanto sono intelligenti le protezioni contro gli abusi dell’IA? 

Immagine di concetto intelligenza artificiale con mano umana e di robot che si avvicinano.
Si prevede che l'intelligenza artificiale avrà un grande impatto sulla vita delle persone. Keystone

L'intelligenza artificiale (IA) ha il potere di migliorare o danneggiare la vita delle persone. La comunità globale, compresa la Svizzera, sta cercando di elaborare una serie di regole per garantire che l'IA diventi un'amica piuttosto che una nemica. 

Il Consiglio d’Europa, l’istituzione custode dei diritti umani e della democrazia nel continente, ha elaborato un trattato (Convenzione) che mira a indirizzare l’IA verso applicazioni volte al bene dell’umanità. 

La Svizzera approva la Convenzione, avendo partecipato alla stesura del testo. Ma lo Stato alpino non è stato tra i primi Paesi pronti a firmare questo impegno vincolante per sostenere i suoi valori. 

SWI swissinfo.ch analizza il contenuto della Convenzione e il contributo della Svizzera al controllo dell’IA. 

Di cosa si tratta? 

Il documento presentato al mondoCollegamento esterno a maggio ha un nome piuttosto lungo: Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sull’intelligenza artificiale e i diritti umani, la democrazia e lo stato di diritto

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Persone attorno a un tavolo

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Questo contenuto è stato pubblicato al L’accordo sull’intelligenza artificiale (IA) del Consiglio d’Europa, annacquato e favorevole agli Stati Uniti, non incarna più molto, secondo alcuni, i valori europei. Diverse ONG puntano il dito contro il capo negoziatore svizzero.  

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La Convenzione si propone di preservare “la protezione e la promozione dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto” quando si applica l’intelligenza artificiale a una serie di casi d’uso. 

I Paesi firmatari si impegnano a modificare le leggi esistenti o a creare una legislazione che tenga conto delle sfide specifiche poste dall’IA. Le potenziali insidie di questa tecnologia includono la diffusione di disinformazione o la corruzione dei sistemi di IA con dati errati che possono portare a decisioni distorte e alla discriminazione. 

Allo stesso tempo, la Convenzione stabilisce che le normative dovrebbero incoraggiare e sostenere le applicazioni corrette dell’IA, che potrebbero portare molti benefici. 

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Il Consiglio d’Europa conta 46 Stati membri, ma altri Paesi, come gli Stati Uniti e il Giappone, sono stati invitati a contribuire alla stesura della Convenzione per aumentarne il prestigio internazionale. 

Il 5 settembre la Convenzione ha raccolto i primi dieci firmatari, tra cui l’Unione Europea, gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e Israele. Un elenco costantemente aggiornato degli Stati firmatari è disponibile quiCollegamento esterno.    

Perché la Svizzera non ha firmato? 

L’Ufficio federale delle comunicazioni (UFCOM) sta attualmente elaborando delle raccomandazioni su come la Svizzera potrebbe regolamentare l’IA in futuro. Tali raccomandazioni saranno presentate al Governo entro la fine dell’anno. 

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Il normale processo prevede un periodo di consultazione con i e le rappresentanti dell’economia, della società civile, dei cantoni e di altre parti interessate prima che il Parlamento discuta la questione. 

Qualsiasi modifica legislativa proposta potrebbe essere contestata dalla cittadinanza, dando luogo a un potenziale voto a livello nazionale. La firma della Convenzione non è possibile almeno fino a quando l’UFCOM non avrà presentato i risultati della revisione della normativa sull’IA. 

L’UFCOM ha dichiarato a SWI swissinfo.ch di aver accolto con favore le prime firme alla Convenzione elaborata dal Consiglio d’Europa. Un portavoce ha dichiarato: “Nell’ambito della revisione si sta valutando se la Convenzione costituirà la base per la politica nazionale svizzera in materia di IA e le scadenze entro cui si cercherà di ottenere la firma e la ratifica della Convenzione”. 

La Convenzione, tuttavia, è già stata approvata dal Governo, come comunicato dallo stesso Consiglio federale a maggio. 

Inoltre, il diplomatico svizzero Thomas Schneider, che dirige il Comitato sull’IA del Consiglio d’Europa, ha condotto i negoziati tra i Paesi durante la stesura della Convenzione. 

Quali sono le reazioni alla Convenzione? 

Data la varietà dei Paesi coinvolti nei negoziati, i compromessi erano inevitabili. 

Tutti i Paesi coinvolti sono soddisfatti dell’esito finale delle trattative, ma alcuni membri della società civile hanno colto i compromessi in modo negativo. 

Le ONG, le aziende private e altri attori non statali sono stati invitati a offrire il loro punto di vista, ma non hanno avuto posto al tavolo dei negoziati. “Si è trattato di un pessimo inizio”, secondo il think tank statunitense Center for AI and Digital Policy.

illustrazione di robot.

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Un altro punto controverso è che la Convenzione esclude le aziende private dal suo campo di applicazione, concentrandosi invece sulle attività statali. 

L’ONG AlgorithmWatch Svizzera ha lanciato un allarme su questo punto quando i colloqui erano già in corso a marzo. “Il primo regolamento internazionale sull’IA potrebbe quindi dare alle aziende un lasciapassare per sviluppare e utilizzare l’IA secondo i propri interessi”, ha dichiarato all’epoca Angela Müller, direttrice di AlgorithmWatch Svizzera. “Gli Stati negoziatori devono garantire che l’IA serva gli interessi dell’umanità e non quelli di poche grandi aziende”, ha aggiunto Müller. 

Un’altra critica mossa dalle ONG è che la Convenzione non ha abbastanza forza giuridica per costringere gli Stati firmatari a rispettare le sue richieste. 

Quali sono i pro e i contro dell’IA? 

L’IA può essere applicata praticamente a qualsiasi ambito della vita. La relazione esplicativa della Convenzione elenca i seguenti casi d’uso: “la distribuzione di prestazioni sociali, le decisioni sull’affidabilità creditizia di potenziali clienti, i processi di assunzione e mantenimento del personale, le procedure di giustizia penale, l’immigrazione, le procedure di asilo e il controllo delle frontiere, la polizia e la pubblicità mirata”. 

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Dibattito
Moderato da: Sara Ibrahim

L’intelligenza artificiale ci facilita la vita o è una minaccia?

I computer sono sempre più capaci di svolgere compiti che richiedono l’intelligenza umana e di prendere decisioni per noi. Dovremmo lasciali fare?

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Alle macchine si può insegnare a filtrare rapidamente vaste quantità di dati per mettere insieme le informazioni rilevanti al fine di svolgere determinati compiti. Una nuova forma di IA, l’IA generativa, è progettata per “pensare da sola” e proporre intuizioni e soluzioni originali. 

Le normative stanno cercando di trovare un equilibrio tra il permettere all’IA di essere creativa e di generare risposte più velocemente degli esseri umani, limitando al contempo il suo potenziale di produrre contenuti antisociali. 

Esistono altre normative sull’IA? 

La Convenzione del Consiglio d’Europa è uno dei tanti tentativi globali e più mirati di controllare l’IA. 

L’anno scorso l’Unione Europea ha varato la Legge sull’IACollegamento esterno per regolamentare l’uso della tecnologia. 

Nel novembre 2023, 28 Paesi, tra cui Stati Uniti, Cina, UE, Australia e Gran Bretagna, hanno firmato la Dichiarazione di BletchleyCollegamento esterno per collaborare alla ricerca di soluzioni comuni per garantire la sicurezza dell’IA. 

La Convenzione del Consiglio d’Europa stabilisce dei principi, ma riconosce che i singoli Paesi li attueranno in modo diverso, tenendo conto dei diversi interessi nazionali su questioni come il controllo delle frontiere e la polizia. 

La Svizzera è uno dei tanti Paesi che attualmente sta elaborando una regolamentazione dell’IA in base ai propri interessi nazionali. 

A cura di Marc Leutenegger/ts 

Traduzione dall’inglese di Sara Ibrahim. Revisione di Marija Miladinovic. 

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