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Riforme difficili nel Caucaso meridionale

Uno dei maggiori problemi dei paesi caucasici è rappresentato dai profughi Keystone

Problemi economici, politici e sociali caratterizzano la situazione in Georgia, Armenia e Azerbaigian, tre paesi della delicata regione geostrategica tra Asia ed Europa di cui in Svizzera ben poco si parla.

Berna, però, partecipa attivamente agli sforzi in atto per ridare stabilità alla regione.

Da anni, la Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) e il Segretariato di stato dell’economia (seco) gestiscono congiuntamente l’aiuto svizzero agli stati dell’ex blocco orientale, con progetti basati sul concetto del «sostegno all’auto-aiuto».

E martedì a Berna, al centro dell’ottava Conferenza annuale sulla cooperazione con l’Europa dell’Est e la Comunità di Stati Indipendenti (CIS), figura proprio il processo di transizione economica nelle repubbliche del Caucaso meridionale. Nei diversi gruppi di lavoro sono affrontati temi quali la riforma dei sistemi finanziari, il ruolo dello stato e dell’economia provata e la «good governance».

Vicini potenti

Nel Caucaso meridionale, che si estende dal Mar nero fino al Caspio, vivono circa 15 milioni di persone. La regione, punto d’incontro tra Europa ed Asia, è abitata da molti popoli con culture, religioni e lingue diverse ed è tuttora segnata dalle conseguenze di guerre e conflitti, che costringono gran parte della popolazione a vivre nella povertà.

Le repubbliche di Georgia, Armenia e Azerbaigian, indipendenti dal 1991, sono circondate da potenti vicini. Di conseguenza, i governi dei tre stati sono praticamente obbligati ad adeguare i propri interessi a quelli geopolitici della Russia, della Turchia, dell’Iran (e, via l’Iraq, anche a quelli degli stati Uniti), soprattutto in relazione ai giacimenti di petrolio e gas naturale.

Discutere è già un successo

Ora, il fatto che alti rappresentanti dei tre stati si riuniscano, su iniziativa della DSC e del seco, per discutere della transizione economica della regione è già da considerare un successo. Perché l’Armenia e l’Azerbaigian sono ufficialmente ancora in stato guerra e le frontiere tra i due paesi sono chiuse.

La ragione di queste pessime relazioni è il conflitto armato per la regione del Berg-Karabach, abitata da una maggioranza di armeni. Nel 1920, questa regione era stata assegnata da Mosca all’allora repubblica sovietica dell’Azerbaigian. Nel 1991, gli abitanti dichiararono la loro indipendenza e l’Armenia intervenne militarmente. E soltanto nel 1994 si giunse ad una tregua.

Aiuto per i profughi

Il conflitto provocò importanti spostamenti di profughi: la popolazione armena fu scacciata dall’Azerbaigian, mentre gli abitanti dell’enclave azera di Nachichewan fuggirono in Armenia.

La Georgia non ha nessun conflitto con l’Armenia e l’Azerbaigian. Ma intrattiene però relazioni oltremodo tese con la Russia, perché il grande vicino del nord appoggia le tendenze separatistiche della provincia georgiana dell’Abcasia. E Mosca, dal canto suo, rinfaccia alla Georgia di offrire riparo ai ribelli ceceni.

I vari conflitti etnici e interstatali hanno fatto precipitare nell’instabilità tutta la regione caucasic, provocando, all’interno dei confini nazionali, circa 1,5 milioni di profughi.

Nell’ambito di diversi progetti, la Svizzera sta ora cercando di migliorare la situazione sociale di queste persone. Cominciando, spesso, col metter loro a disposizione abitazioni dignitose.

Pessima situazione economica

Il problema dei profughi costituisce un carico supplementare per i tre stati caucasici, che già si trovano in una pessima situazione economica. Soltanto l’Azerbaigian, che dispone d’importanti giacimenti di petrolio e gas naturale nella regione del Mar Caspio, riesce ad attirare facilmente investitori stranieri. Mentre in Georgia e Armenia, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, l’industria non funziona praticamente più.

E mentre la maggioranza della popolazione vive nella povertà, si è pure costituito un ceto superiore di persone ricchissime. Per cui nelle capitali dei tre paesi, Baku in Azerbaigian, Tiflis in Georgia e Eriwan in Armenia, accanto ai desolati quartieri della povera gente sono sorti raffinati ristoranti e boutique di lusso.

Nell’ambito delle sue possibilità, la Svizzera tenta di stimolare le iniziative economiche nei tre paesi. Cosa non facile, perché bisogna ancora sconfiggere la diffusa mentalità del periodo sovietico, secondo la quale si lavora soltanto su ordine dall’alto. In quest’ottica, importanti impulsi possono venire da progetti per lo sviluppo di cooperative agricole o d’istituzioni sociali.

Corruzione dilagante

Tutto ciò avviene sullo sfondo della vasta economia sommersa e dell’imperversante corruzione, che costituiscono uno dei principali problemi di quei paesi. Secondo l’ultimo rapporto dell’organizzazione Trasparency International, la corruzione è molto diffusa sia in Georgia che in Azerbaigian, mentre in Armenia la situazione non è molto migliore.

La classe politica dirigente è organizzata in clan e non s’impegna affatto per il bene dello stato, ma piuttosto per i propri interessi. Per questo, la Svizzera sostiene organizzazioni non governative locali che si battono contro la corruzione. Ma si tratta spesso di programmi senza grandi effetti.

Non come nei Balcani

La varietà di popoli con culture, religioni, lingue e scritture diverse fa del Caucaso una regione affascinante e nel contempo soggetta a crisi. Poiché laddove Europa e Asia si incontrano, i paesi sono stretti a tenaglia tra Russia, Turchia e Iran e i loro rispettivi influssi.

L’impegno per la stabilità di questa regione non torna quindi utile soltanto ai paesi direttamente interessati, ma anche all’Europa centrale e alla Svizzera. Perché altrimenti, la situazione nel Caucaso potrebbe andare a finire come quella nei Balcani.

swissinfo, Gerhard Lob
(adattamento dal tedesco: Fabio Mariani)

Georgia: 4,5 milioni d’abitanti
Armenia: 3,5 milioni
Azerbaigian: 7 milioni
Aiuto svizzero: 11 milioni di franchi all’anno per la collaborazione tecnica e umanitaria in tutta la regione (DSC)
5-8 milioni di franchi per l’Azerbaigian (seco)

Con il suo aiuto, la Svizzera vuole contribuire a rendere più stabile la regione del Caucaso meridionale.

Georgia, Armenia e Azerbaigian, ex repubbliche sovietiche diventate indipendenti dopo la caduta dell’URSS nel 1991, sono confrontate a difficoltà economiche, anche a causa dei conflitti che hanno scosso la regione.

L’Azerbaigian, grazie ai suoi importanti giacimenti di petrolio e di gas, vanta le migliori prospettive economiche. L’Armenia riceve molti fondi dalla diaspora, mentre la Georgia è confrontata alle maggiori difficoltà, anche a causa delle sue cattive relazioni con la Russia.

La «transizione economica nel Caucaso meridionale» è ora oggetto organizzata dell’ottava Conferenza annuale sulla cooperazione con l’Europa dell’Est e la Comunità di Stati Indipendenti (CIS), indetta dalla Confederazione martedì a Berna.

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