Roche: un progetto anti-AIDS che fa discutere
Il gigante farmaceutico svizzero Roche annuncia di voler aiutare i fabbricanti nei paesi in via di sviluppo a produrre il medicinale anti-AIDS Saquinavir.
L’Organizzazione non governativa svizzera “Dichiarazione di Berna” critica tuttavia la proposta, definendola una manovra “di pubbliche relazioni”.
Nel quadro di una nuova iniziativa per il trasferimento di tecnologie, la multinazionale farmaceutica basilese Roche intende condividere il know-how tecnico necessario per la produzione del Saquinavir, un generico che combatte il virus dell’immunodeficienza, con i produttori di una sessantina di paesi poveri.
“Da quel che ne so, Roche è il primo gruppo farmaceutico a lanciare un’iniziativa del genere”, dice a swissinfo Baschi Dürr, portavoce della società basilese.
Il Saquinavir è raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) quale trattamento di supporto specialmente in quei paesi che dispongono di risorse limitate, dove vive il 69% delle persone colpite dall’AIDS a livello mondiale.
Nuova squadra
Roche precisa che l’offerta sarà concretizzata grazie alla creazione di una nuova squadra, che sarà operativa a partire dal secondo trimestre 2006. Alcuni dei suoi membri saranno basati in Africa, il resto a Basilea.
I produttori degli Stati riguardati non necessiteranno di alcuna licenza, visto che Roche si è impegnata a non chiedere il rispetto dei suoi brevetti sui medicinali anti-AIDS in questa parte del mondo.
“Da diversi anni, la nostra politica è quella di non depositare dei brevetti per i medicamenti nei paesi definiti dall’ONU come i meno sviluppati del mondo”, sottolinea Dürr.
“Inoltre, negli Stati che non dispongono delle capacità per produrre dei medicamenti, Roche vende al prezzo di costo”, aggiunge.
“Operazione marketing”
Secondo la Dichiarazione di Berna (DB), l’offerta di Roche sembra però “un’operazione di pubbliche relazioni”.
“Innanzitutto questa decisione arriva troppo tardi, visto che il brevetto del Saquinavir comincia a scadere in un crescente numero di paesi”, sottolinea Julien Reinhard, segretario politico incaricato delle questioni riguardanti la sanità.
Inoltre, secondo la DB, la maggioranza degli Stati toccati dalla decisione di Roche non dispone di alcuna capacità di produzione farmaceutica.
Alcuni, come l’Africa del sud o il Bangladesh, fanno eccezione ma in questi casi “Roche intrattiene una situazione giuridica poco chiara”, non rinunciando completamente ai suoi brevetti.
Così facendo, la multinazionale resta in grado di dettare le sue condizioni, ad esempio impedendo che dei medicamenti vengano esportati. “Per raggiungere una massa critica interessante per il produttore, bisogna poter esportare”, spiega Reinhard.
Inutile da solo
Infine, il Saquinavir non viene mai prescritto da solo ma viene combinato con il Ritonavir prodotto dall’americana Abbott. Secondo la DB, il fatto di poter fabbricare unicamente il medicinale della Roche non permette dunque alcun beneficio.
Per i produttori di generici e per i pazienti, l’interesse sarebbe quello di disporre dei due medicinali combinati. Una prospettiva possibile in Cina, in India o in Thailandia, dove il brevetto della Abbott scadrà a breve termine.
Questi paesi non sono però inclusi nell’offerta di Roche.
swissinfo e agenzie
Il Saquinavir, commercializzato con il nome di Invirase, è un medicinale raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità per combattere il virus che conduce all’AIDS.
Il medicinale è un inibitore della proteasi e limita la riproduzione del virus.
Viene combinato ad altri farmaci anti-AIDS nei cosiddetti “cocktails” utilizzati per contenere la quantità di virus nell’organismo.
La multinazionale Roche è basata a Basilea e figura tra i leader mondiali nei settori della farmaceutica e della diagnostica.
Il gruppo impiega circa 65’000 persone in più di 150 paesi.
Nel primo semestre del 2005, ha realizzato una cifra d’affari di 16.6 miliardi di franchi (+ 14%) ed un utile netto di 3.2 miliardi (+ 4%).
L’offerta per la produzione dei medicinali anti-AIDS di Roche riguarda una sessantina di paesi tra i più poveri del pianeta.
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