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Schengen/Dublino: ultimi sussulti prima del voto

Uno dei manifesti utlizzati dai contrari agli accordi di Schengen/Dublino: il verdetto delle urne è atteso per domenica 5 giugno. Keystone

La campagna che precede il verdetto degli svizzeri sugli accordi di Schengen/Dublino entra nelle fasi finali.

Dopo l’offensiva dei contrari, i partigiani del «sì» seguono l’esempio di Hans-Rudolf Merz e tentano a loro volta di convincere gli indecisi.

A una settimana dalla votazione del 5 giugno, il consigliere federale Hans-Rudolf Merz ha esposto i suoi argomenti a favore dell’adesione della Svizzera agli accordi di Schengen e Dublino in una lettera aperta pubblicata sabato dal «Blick». Inizialmente scettico, il tesoriere della Confederazione, ha presentato i motivi che lo hanno spinto a cambiare idea.

L’intervista al ministro dell’economia segue di pochi giorni il sondaggio realizzato per conto della ssr srg idée suisse, da cui risulta un aumento dei contrari agli accordi, saliti dal 21 al 35% degli interpellati (favorevoli 55%, indecisi 10%).

Dal canto loro, gli ambienti economici hanno nuovamente ribadito il loro sostegno al «sì», ricordando l’importanza strategica dell’accordo e stigmatizzando i recenti manifesti utilizzati dai contrari. Questi ultimi ritraevano diversi commissari europei «lieti di poter influenzare la legislazione svizzera».

La conversione di Merz

Secondo il consigliere federale liberale radicale, la concessione alla Confederazione di una serie di deroghe è stata determinante e lo ha convinto a votare «sì» a Schengen/Dublino in seno al Governo.

Dichiarandosi forte sostenitore della via bilaterale scelta dalla Svizzera nelle relazioni con l’Unione europea, il ministro delle finanze contesta una serie di argomenti formulati dagli oppositori all’oggetto in votazione il 5 giugno. Agevolare la mobilità non significa «meno sicurezza», sottolinea, aggiungendo che i controlli alle frontiere esterne dello Spazio di Schengen vengono rafforzati.

Egli ha inoltre ricordato che la Svizzera non fa parte dell’Unione doganale europea. Di conseguenza, assicura Merz, i posti di confine elvetici resteranno immutati e anche le guardie di confine continueranno a svolgere i controlli.

Il consigliere federale ha quindi elencato i vantaggi derivanti dall’associazione della Svizzera agli accordi di Schengen e Dublino. Oltre alla possibilità di accedere alla banca dati europea SIS, che consente di individuare velocemente i criminali, Merz sottolinea i benefici dal profilo economico. In particolare, il mantenimento del segreto bancario è stato vincolato agli accordi.

Infine, secondo Merz, anche il turismo trarrebbe profitto dal fatto che i turisti – in particolare cinesi e indiani – non dovrebbero più richiedere un visto supplementare per la Svizzera.

La voce dell’economia

Domenica, diciotto personalità del mondo economico e uomini d’affari elvetici hanno ribadito pubblicamente il loro sostegno in favore del «sì». Il comitato «Economia svizzera per i bilaterali» è composto, fra gli altri, dall’ex consigliere federale Kaspar Villiger, dal presidente del consiglio di amministrazione dell’UBS Marcel Ospel e dall’ex presidente del partito radicale Franz Steinegger.

Il gruppo ha criticato in particolare la campagna degli oppositori, condotta con «argomenti sleali e deformanti», che diffondono «un’informazione falsa». Secondo «Economia svizzera per i bilaterali», coloro che per molto tempo si sono espressi a favore della via bilaterale sono le medesime persone che ora ne vogliono impedire la concretizzazione.

Secondo i rappresentanti degli ambienti economici, è necessario «collaborare in modo costruttivo con il nostro vicino europeo». Nel documento diffuso domenica, i diciotto firmatari hanno inoltre ricordato che in Svizzera un posto di lavoro su tre dipende dagli scambi con l’Europa.

In un’intervista pubblicata dalla «SonntagsZeitung», anche il presidente di economiesuisse Ueli Forster ha difeso gli accordi di Schengen e Dublino, affermando che i bilaterali non comporteranno tagli agli impieghi. A tal proposito, il ministro tedesco degli interni Otto Schily ha sottolineato dalle colonne del «SonntagsBlick» come Schengen «riguardi i controlli alle frontiere, non il mercato del lavoro».

swissinfo e agenzie

L’ultimo sondaggio effettuato prima della votazione del 5 giugno registra un’importante diminuzione dei consensi per Schengen/Dublino:
Nel mese di aprile, i favorevoli erano ancora il 62% degli interpellati, mentre in maggio i fautori del «sì» sono scesi al 55%.
Gli oppositori sono passati dal 21 al 35%.
Gli indecisi si attestano al 10%.

L’accordo di Schengen abolisce i controlli sistematici dei dei passaporti alle frontiere. Inoltre, grazie alla base dati europea SIS, la lotta alla criminalità internazionale dovrebbe poter essere rafforzata.

L’accordo di Dublino concerne il settore dell’asilo e la cooperazione internazionale in questo ambito. Un richiedente l’asilo potrà presentare una sola domanda nell’insieme dei paesi aderenti.

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