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Status quo negli affitti

Il sistema di calcolo degli affitti rimane invariato Keystone

Dopo la bocciatura della revisione del diritto di locazione, si torna allo status quo.

La maggioranza di inquilini ha guardato al proprio portafoglio prima di deporre la scheda nell’urna.

Nell’ambito degli affitti si torna alla casella di partenza. Dopo che nel maggio scorso l’iniziativa “per delle pigioni corrette” era stata nettamente respinta dal popolo, ora anche la revisione del diritto di locazione (un controprogetto indiretto all’iniziativa) è stata sconfessata dalle urne.

Se l’iniziativa chiedeva una maggiore protezione degli inquilini e il calcolo dell’affitto su una media quinquennale dei tassi d’interesse, la revisione voleva ancorare gli affitti al carovita.

Sarebbe sbagliato concludere dalla doppia bocciatura che i proprietari di case e soprattutto gli inquilini (oltre i 65% degli svizzeri vive in affitto) siano contenti dello status quo.

Critiche alla legge attuale, in vigore dal 1990, ve ne sono state molte, espresse da entrambe le parti. A nessuno piace veramente l’attuale legame fra tassi ipotecari e affitti. Ma evidentemente la revisione proposta non ha convinto.

Un circolo vizioso

Primo punto criticato dagli oppositori, il legame tra affitti e indice dei prezzi. In effetti, gli affitti sono già compresi in ragione del 22% nell’indice dei prezzi. Un aumento dell’indice avrebbe comportato, con la nuova legge, un aumento dell’affitto, che a sua volte avrebbe causato un aumento dell’indice.

Un circolo vizioso che è stato una delle prime ragioni del referendum lanciato
dall’Associazione svizzera degli inquilini (Asloca). Il nuovo meccanismo avrebbe reso praticamente impossibile una diminuzione degli affitti.

Si può quindi ritenere che la maggioranza degli inquilini abbia seguito su questo punto l’Asloca. Tanto più che i salari non sono automaticamente legati all’aumento dei prezzi e quindi con la revisione si sarebbe creata una disparità di trattamento.

Troppe possibilità di aumento degli affitti

Altro punto controverso era il cosiddetto affitto di riferimento (una media degli affitti di appartamenti con le stesse caratteristiche). Nessun affitto avrebbe potuto superare di più del 15% all’affitto di riferimento.

Ma poiché la media stessa avrebbe avuto la tendenza ad aumentare, anche qui si sarebbe innescata una spirale al rialzo degli affiti. I votanti devono perciò aver avuto l’impressione che i proprietari ottenessero con la revisione troppe possibilità di aumentare le loro rendite.

D’altro canto non bisogna dimenticare che anche molti proprietari di case, tra cui la Federazione romanda dei proprietari di case, erano contrari alla revisione, ovviamente per motivi contrari a quello dell’Asloca..

Un nuovo compromesso

Ora il parlamento dovrà compiere degli sforzi per trovare un nuovo compromesso. Tutti sono d’accordo sul fatto che gli affitti vanno slegati dai tassi ipotecari.

La domanda è solo in che misura percentuale debbano dipendere dall’indice dei prezzi. Le associazioni degli inquilini ritengono giustificato un 60-80%. Da qui si riaprirà il dibattito.

swissinfo, Andrea Tognina

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