“Super regioni”, ma con quali periferie?
La nuova cartina della Svizzera ridisegnata da Avenir Suisse, che sacrifica le zone periferiche in nome della crescita economica, solleva parecchie perplessità.
Un’eventuale regionalizzazione dovrebbe inoltre vincere il forte senso di appartenenza cantonale manifestato dalla popolazione.
Tra le critiche mosse da Avenir Suisse – un gruppo di studio indipendente fondato da 14 ditte svizzere attive a livello internazionale – al federalismo elvetico, vi è quella di un’eccessiva ridistribuzione delle risorse prodotte dalle regioni economicamente più importanti. Nello stesso tempo, tali zone godrebbero di un peso politico insufficiente. Due condizioni, queste, additate quale freno alla crescita economica.
Ma in un ipotetico nuovo federalismo, cosa cambierebbe per le zone decentrate, destinate a beneficiare di meno voce in capitolo? E i cittadini delle 6 aree metropolitane proposte da Avenir Suisse, saranno pronti a riconoscersi in entità territoriali diverse rispetto a quelle attuali?
Necessarie diverse riforme
Interrogato da swissinfo in merito alle possibili soluzioni per ridare slancio all’economia svizzera, l’autore dello studio di Avenir Suisse indica diverse piste.
«Una prima significativa riforma è costituita dalla recente approvazione della nuova perequazione: essa rappresenta un’importante ridefinizione delle relazioni finanziarie tra la Confederazione ed i Cantoni», spiega Hansjörg Blöchliger.
Secondo l’economista, è inoltre necessaria una riforma territoriale. «Ciò non implica necessariamente una fusione di cantoni, ma piuttosto la creazione di entità politiche funzionali in corrispondenza delle regioni economiche», osserva Blöchliger.
Cooperazione intercantonale
Sulle pagine del quotidiano romando “Le Temps”, Pascal Sciarini, professore all’Istituto di alti studi in amministrazione pubblica di Losanna, indica dal canto suo che «la soluzione ai problemi che i cantoni non riescono a risolvere singolarmente può essere fornita da un’intensificazione della collaborazione reciproca».
Sciarini sottolinea inoltre la necessità di insistere sulle conferenze intercantonali, sui concordati e sul raggruppamento in “spazi regionali”.
«È l’unica via politicamente accettabile», scrive il professore.
Il rovescio della medaglia
Tuttavia, il percorso non è privo di ostacoli. L’apparizione di nuove entità regionali auspicata da Avenir Suisse, creerebbe quello che Sciarini definisce «un quarto livello nell’edificio federale».
Il pericolo è di assistere ad un “deficit democratico”, siccome queste alleanze, poste al di sopra di comuni e cantoni, si doterebbero di una propria base costituzionale, sfuggendo di fatto al controllo dei parlamenti e delle popolazioni cantonali.
Un rischio invece inesistente agli occhi di Blöchliger, per il quale «le regioni si assumerebbero soltanto un numero limitato di compiti, focalizzandosi in particolare sul settore dei trasporti, degli ospedali e degli istituti accademici specializzati».
Mantenere il multiculturalismo
Ancor più della ridistribuzione dei poteri, il progetto solleva interrogativi sul destino delle località non comprese nelle aree metropolitane (come i cantoni della Svizzera centrale o i Grigioni).
«Considerando esclusivamente l’aspetto economico, si rischia di dimenticare le regioni periferiche, importanti per il bene e l’equilibrio del paese», ammonisce Thomas Fleiner, direttore dell’Istituto del federalismo dell’Università di Friburgo.
Oltre a ricordare il loro ruolo nella promozione del turismo, Fleiner puntualizza come queste regioni rappresentino una componente essenziale del multiculturalismo svizzero.
«E senza la sua realtà multiculturale, l’economia svizzera non può realizzarsi».
L’identità perduta
La diversità culturale della Confederazione è secondo Fleiner un aspetto importante di cui bisogna tener conto anche quando si parla di aggregazioni.
«Con le fusioni, l’identità cantonale rischia di essere messa in discussione, e questo la gente non lo vuole».
Una convinzione condivisa anche da Elisabeth Zölch-Balmer, direttrice del Dipartimento dell’economia pubblica del Cantone di Berna, che parla della «mancanza di coinvolgimento emotivo da parte del popolo».
Zölch-Balmer si riferisce in particolare agli abitanti del “Mittelland”, lo spazio regionale che vede coinvolti i cantoni di Berna, Soletta, Friborgo, Neuchâtel, Giura, Vallese e Vaud, riuniti al fine di migliorare il coordinamento degli interessi comuni.
Collaborare con le zone limitrofe
Dalla nuova cartina della Svizzera ridisegnata da Avenir Suisse risulta che, con la sola eccezione della regione di Berna, tutte le aree metropolitane si estendono al di là delle frontiere nazionali.
«L’esempio che colpisce di più è la regione di Basilea, la quale raggruppa numerosi cantoni e tre Paesi: Svizzera, Francia e Germania», ci dice Hansjörg Blöchliger.
Per una nazione isolata dal resto dell’Europa, la collaborazione transfrontaliera si delinea dunque sempre più quale via da seguire. «Per i cantoni di frontiera, si tratta di un aspetto indispensabile», osserva Thomas Fleiner.
L’esempio della Regione Insubrica – costituita dal Ticino e da alcune province del Nord Italia – illustra bene l’utilità di un tale riavvicinamento.
La regione a sud delle Alpi ha infatti permesso di sviluppare progetti comuni, come nell’ambito della mobilità transfrontaliera (costruzione di nuove linee ferroviarie) o della formazione universitaria (riconoscimento reciproco degli attestati).
swissinfo, Andrea Clementi e Luigi Jorio
L’ultimo ampio dibattito su una nuova suddivisione della Svizzera risale al 1998, dopo che uno studio condotto dal Politecnico federale di Losanna aveva avanzato l’idea di creare sette “super cantoni”.
Incentrate attorno alle città di Ginevra, Berna, Basilea, Zurigo, Lucerna, San Gallo e Bellinzona, queste regioni volevano essere un passo per promuovere una maggiore collaborazione intercantonale.
Il netto rifiuto popolare del 2002 dell’aggregazione tra Vaud e Ginevra ebbe però l’effetto di congelare i progetti di fusione tra cantoni, anche in altre parti della Svizzera.
La Svizzera conta 6 grandi zone urbane che si estendono attorno alle città di Zurigo, Berna, Basilea, Ginevra, Losanna e Lugano.
Insieme, queste regioni sono all’origine dell’84% del prodotto interno lordo.
Il 75% della popolazione elvetica vive nelle agglomerazioni.
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