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Un aiuto prezioso al proprio paese

Keystone

Le rimesse degli emigranti, ovvero i soldi spediti in patria dai lavoratori partiti all’estero, rappresentano un sostegno importante per la fragile economia dei paesi più poveri.

Con circa 3 miliardi di franchi annui, la Svizzera è uno dei paesi dal quale i lavoratori stranieri trasferiscono più risparmi verso paesi terzi.

Gli stranieri che hanno lasciato il paese d’origine per lavorare all’estero non dimenticano le loro famiglie rimaste a casa. Parte del loro guadagno è infatti spedito in patria. Si parla di “rimessa degli emigranti” per descrivere questo trasferimento di soldi. Un contributo che, nei paesi più poveri, può rappresentare una vera e propria colonna vertebrale a sostegno dell’economia locale.

Nel mondo i migranti sono circa 175 milioni, il 2,9% della popolazione. Si tratta di donne e uomini che lasciano terra e famiglia alla ricerca di prospettive migliori.

Giunti nel paese di destinazione, i migranti sono capaci di risparmiare e mandare soldi a casa. I loro risparmi sono preziosi nella lotta alla povertà, aiutando ad innalzare il livello di vita dei concittadini rimasti in patria.

In passato, i paesi che hanno ricevuto l’ammontare più elevato sono stati l’India, il Messico e l’Egitto.

Molti soldi dalla Svizzera

Uno studio della Banca Mondiale sui paesi che più contribuiscono – anche grazie ai loro lavoratori stranieri – a trasferire soldi nei paesi più poveri, classifica la Svizzera al quinto posto dietro Stati Uniti, Arabia Saudita, Germania e Belgio.

I dati disponibili più recenti risalgono al 2001, quando il totale delle rimesse mondiali transitate nei canali finanziari ufficiali – come le banche – ammontava a quasi 92 miliardi di franchi.

È tuttavia impossibile calcolare la cifra esatta dei risparmi spediti in patria. Nelle statistiche non rientrano infatti i trasferimenti di fondi privati. Gli analisti stimano tuttavia che l’ammontare supera probabilmente i 130 miliardi di franchi.

Una buona parte delle rimesse circola attraverso canali non ufficiali. Una pratica però in diminuzione, dopo che gli attacchi dell’11 settembre 2001 hanno intensificato i controlli dei flussi finanziari.

Risparmi spediti a casa



In Svizzera risiedono attualmente 1,471,033 stranieri, di cui 809,000 sono attivi nel mercato del lavoro.

Nel 2002, i lavoratori stranieri hanno spedito a casa circa 3 miliardi di franchi. Questa cifra si basa su una stima dei guadagni e delle economie totali dei migranti: se i soldi guadagnati non sono stati spesi tutti in Svizzera, si considera che la parte risparmiata sia stata trasferita nel loro paese d’origine.

Per citare un esempio, è molto probabile che molti dei 4’600 tunisini che vivono nel nostro paese spediscono parte dei loro guadagni in patria. Il 50% dei soldi che giungono in Tunisia proverrebbero appunto da versamenti internazionali di questo tipo.

Per lo Sri Lanka vale lo stesso discorso. Nel 2001, il totale dei soldi trasferiti nel paese dai suoi cittadini all’estero, ammontava a 1,4 miliardi di franchi. Una cifra pari al 7% del prodotto nazionale lordo.

“Non bisogna comunque dimenticare che queste cifre non sono calcolate su una base statistica esatta. È difficile stabilire con certezza quanti soldi finiscono in un dato paese”, afferma a swissinfo Thomas Schlup della Banca Nazionale Svizzera.

La fetta più grande dei risparmi che partono dalla Svizzera è probabilmente destinata all’Italia ed ai paesi Balcanici. Gli immigrati italiani e dall’ex Yugoslavia rappresentano infatti la maggior parte degli stranieri residenti in Svizzera, rispettivamente il 20,7% ed il 13,6% del numero totale.

Nuove alternative finanziarie



L’ammontare delle rimesse spedite dalla Svizzera sorpassa il budget ufficiale elvetico per l’aiuto allo sviluppo, che si aggira attorno al miliardo e mezzo di franchi annui.

“I paesi in via di sviluppo e le agenzie incaricate degli aiuti sono ben consapevoli dell’importanza dei soldi spediti in patria dagli emigrati”, afferma Walter Hofer, vice capo delle relazioni multilaterali presso la Direzione dello sviluppo e della cooperazione.

“La Svizzera non tiene comunque conto del valore totale delle rimesse che partono all’estero, quando pianifica il budget per l’aiuto allo sviluppo. I criteri principali sono il reale bisogno del paese in questione ed il contesto socio-politico nel quale i soldi saranno utilizzati”, precisa Walter Hofer.

La Banca Mondiale prevede che la cifra dei soldi spediti in patria dagli stranieri continuerà ad aumentare. Questa è sicuramente una buona notizia per i paesi che beneficiano di queste entrate, sebbene il maggiore afflusso di soldi sarà accompagnato da maggiori controlli della loro gestione ed utilizzazione.

“Per quel che riguarda il futuro, bisognerà incoraggiare i paesi in via di sviluppo a ricercare fonti monetarie alternative – come sono appunto le rimesse degli emigranti – ed a migliorare la gestione dei patrimoni. I paesi più poveri dovranno essere pronti, nel caso i contributi per l’aiuto allo sviluppo dovessero diminuire”, conclude Hofer.

swissinfo, Faryal Mirza
(traduzione dall’inglese: Luigi Jorio)

Secondo la Banca mondiale, ogni anno dalla Svizzera escono circa 8 miliardi di dollari (circa 11 miliardi di franchi) in trasferimenti privati.

Una cifra che comprende 3 miliardi delle rimesse degli emigranti, più tutti gli altri trasferimenti non pubblici (come ad esempio polizze d’assicurazione).

Le “rimesse degli emigranti” sono i risparmi che i lavoratori stranieri inviano in patria.

Oltre a sostenere la propria famiglia d’origine, questi soldi sono anche importanti nella riduzione dell’usura e della criminalità nei paesi di provenienza.

Dopo gli attentati dell’11 settembre, maggiori controlli sono effettuati anche sulle operazioni finanziarie di questo genere, per evitare eventuali finanziamenti a gruppi terroristici.

800’000 stranieri lavorano nel nostro paese.
3 miliardi di franchi annuali le rimesse dalla Svizzera.
1,5 miliardi il budget della Confederazione per l’aiuto allo sviluppo.

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