Un arsenale atomico alle porte della Svizzera
A 100 km da Chiasso sono custodite non meno di 40 bombe atomiche. Il Dipartimento svizzero della Difesa (DDPS) sdrammatizza.
Gli ordigni non sono certo una novità e le basi che le ospitano in tutta Europa sono superprotette, afferma il responsabile della politica di controllo degli armamenti del DDPS.
Le basi italiane più prossime alla Svizzera che ospitano le bombe atomiche sono ad Aviano, in provincia di Pordenone, e a Ghedi Torre, vicino a Brescia: quest’ultima installazione è a circa 90 km dal confine grigionese e a 100 da quello ticinese.
Al confine nord, in Germania, c’è poi la base USA di Ramstein, a circa 200 km da Basilea. Spaventa la capacità distruttiva delle bombe. Ognuna ha una potenza che può arrivare a superare di dieci volte gli ordigni lanciati nel 1945 su Hiroshima e Nagasaki.
È un mondo nucleare
Non sembra però preoccupato Bernard Jeanty, responsabile della politica di controllo degli armamenti del Dipartimento elvetico della difesa: “Il problema non è certo nuovo. Viviamo ormai da tempo in un mondo nuclearizzato, che diventa sempre più mobile. Basta pensare ai sottomarini atomici”, indica a swissinfo.
Secondo Jeanty non bisogna nemmeno temere attacchi terroristici: le installazioni sono basi militari strategiche e quindi molto ben protette, specialmente dopo l’11 settembre 2001. “È anche nell’interesse della piccola Svizzera, che non è membro della Nato, usufruire del deterrente nucleare sul continente”, sostiene Jeanty.
A titolo personale, il responsabile della Dipartimento della difesa aggiunge di avere l’impressione che nei prossimi anni l’impegno nucleare della Nato, e degli Stati Uniti in Europa, andrà comunque diminuendo: “È una questione aperta e ai più alti livelli della Nato se ne sta discutendo proprio ora”.
Bombe vecchie, minacce nuove
Lo studio pubblicato la settimana scorsa dal Natural Resources Defence Council (www.nrdc.org), un’organizzazione ambientalista americana, stima a complessivamente 480 le testate nucleari Usa in Europa del tipo B 61, che possono essere sganciate da cacciabombardieri.
Secondo la ricerca «U.S. Nuclear Weapons in Europe» (Armi nucleari Usa in Europa) – già ripresa nei giorni scorsi dal «New York Times» – le bombe si trovano in otto basi localizzate in sei nazioni (Belgio, Germania, Gran Bretagna, Italia, Olanda e Turchia).
Il rapporto evidenzia i pericoli di sicurezza alla luce delle nuove minacce terroristiche: spesso le testate sono immagazzinate a poche centinaia di metri dal reticolato esterno degli aeroporti.
Un arsenale più grande di quello cinese
Se il numero di 480 ordigni in Europa fosse corretto rappresenterebbe un arsenale più grande di quello della Cina.
La presenza di bombe nucleari a Ghedi Torre, la base più vicina alla Svizzera, è relativamente recente e posteriore alla guerra fredda. Il campo di aviazione ha infatti ricevuto a metà degli anni 90 le testate in precedenza schierate a Rimini.
La responsabilità operativa di Ghedi Torre, secondo lo studio, è passata dagli Stati Uniti all’Italia, che insisterebbe per mantenere un ombrello nucleare. Secondo il New York Times, anche altri governi europei sono contrari all’eliminazione completa delle bombe nucleari in Europa.
Il caso di Ghedi Torre è notevole perché è l’unico in Europa di una base nazionale con oltre 20 bombe e perché le capacità di stoccaggio di ordigni sono utilizzate ad un tasso molto elevato, il 90%.
Per l’autore dello studio, le ragioni di questa situazione non sono del tutto chiare, ma potrebbero rispondere alle esigenze politiche del governo italiano, che vuole avere voce in capitolo nella Nato.
swissinfo e agenzie
Le bombe cui si riferisce lo studio sono le B61, bombe a gravità affusolate (trasportate dai cacciabombardieri), lunghe circa 3,5 metri e con un peso di 320 chilogrammi.
La potenza può variare da 0,3 a 170 chilotoni (quella di Hiroshima era di circa 15 chilotoni).
Secondo gli autori dello studio, le stesse forze armate americane si sono accorte che la forte riduzione degli armamenti nucleari seguita all’implosione dell’Unione sovietica ha portato ad una diminuzione della sicurezza.
Il personale delle unità militari USA ha sempre più a che fare con missili, e sempre meno con le bombe a gravità.
Fino al 2001 si pensava che il problema principale fosse il pericolo di un furto di questi ordigni, oggi preoccupa maggiormente la minaccia terroristica.
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