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Un assassino invisibile

La depressione è un male che sembra aleggiare nell'etere, capace di colpire chiunque, ovunque swissinfo.ch

I sintomi si confondono con la tristezza e la malinconia, ma il suo esito può essere fatale. La depressione è un male oscuro che può colpire tutti, ad ogni momento.

Come altre malattie della psiche, la depressione è però ancora un tema tabù, sebbene in Svizzera colpisce ben 350’000 persone.

«Le malattie mentali sono altrettanto mortali di quelle fisiche, come il cancro».

Le parole sono quelle del Commissario europeo alla Sanità Markos Kyprianou, il quale ha recentemente messo in guardia su quello che definisce “l’assassino invisibile”.

Secondo i dati raccolti nei paesi dell’Unione europea, il numero di persone che ogni anno si tolgono la vita (58’000 casi) supera quello delle vittime di incidenti stradali (50’700) e di omicidi (5’350). E nella maggior parte dei decessi, il suicidio è legato a una malattia mentale, in particolare alla depressione.

«In Svizzera, la situazione è ancora più grave», ci dice John Kummer, cofondatore di Equilibrium, la prima associazione elvetica nata per far fronte a questo disturbo psichico.

Un male di vivere insopportabile

Si stima che il 5% della popolazione elvetica, 350’000 persone, soffra di depressione. «Questo particolare stato psichico colpisce inoltre una persona su cinque almeno una volta nella vita», indica Kummer.

Spesso confusa con un periodo passeggero di tristezza o di malinconia, la depressione può svilupparsi lentamente o manifestarsi da un giorno all’altro.

L’interesse per le attività abituali e l’iniziativa personale lasciano il posto ad un senso di abbattimento e all’incapacità di provare emozioni piacevoli. E a volte può essere l’inizio della fine.

«Il più grande rischio a cui vanno incontro i depressi è il suicidio», afferma il professore in psichiatria all’Università di Berna Werner Konrad Strik.

Tema tabù

In una lista pubblicata dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), la Svizzera si situa in una posizione medio-alta per quel che concerne il tasso di suicidio. Più significativa ancora è però la constatazione che il numero delle persone che mettono fine ai loro giorni (circa 1’400 all’anno) è tre volte maggiore a quello delle vittime della strada.

Ma mentre gli incidenti stradali occupano giornali, accendono dibattiti e affiorano periodicamente nell’agenda dei politici, i suicidi suscitano soltanto discrezione.

«Il tema è purtroppo ancora tabù», osserva Kummer, precisando che è in particolare nel settore privato, dove le manifestazioni di debolezza sono sovente malviste e criticate, che si assiste ad una marcata stigmatizzazione del problema.

Indipendentemente dal ramo di attività, lo stress sul posto di lavoro è tuttavia indicato come una delle principali cause che conducono ad uno stato depressivo.

L’ultimo esempio in ordine di tempo è la dimissione di Rolf Schweiger dalla presidenza nazionale del Partito popolare liberale. L’avvocato zughese ha ammesso che l’esaurimento dovuto allo stress accumulato negli ultimi anni lo ha costretto a gettare la spugna.

Il primo passo di Zugo

Per tentare di porre un freno al moltiplicarsi di questo tipo di situazione – «sempre più frequenti» secondo Kummer – il canton Zugo ha deciso di affrontare il problema di petto.

Nel marzo 2004, le autorità hanno infatti lanciato, con il sostegno dell’Ufficio federale della sanità pubblica, un progetto pilota di due anni per tentare di far uscire la depressione dall’ombra.

«L’aspetto più importante è la sensibilizzazione della popolazione e degli specialisti», spiega a swissinfo il responsabile del progetto Walter Wyss.

Se da una parte è essenziale convincere la gente che la depressione non è una forma di auto punizione, ma una malattia che può colpire chiunque e comunque guaribile, dall’altra è fondamentale che i professionisti del settore siano in grado di riconoscere i segnali premonitori con anticipo.

«6 mesi dopo la comparsa dei primi sintomi, i tre quarti delle persone non sono ancora coscienti del loro stato», rileva Wyss.

Il professor Strik ci ricorda che se individuata subito, la depressione può essere curata in poco tempo nel 70% dei casi.

Un male che contagia anche l’economia

Le ripercussioni di uno stato depressivo, o perlomeno alterato, non si manifestano soltanto nella sfera personale, ma lasciano pure segni a livello della società, in particolare in ambito economico.

Cali di rendimento sul posto di lavoro, assenze più o meno prolungate e ricorsi all’assicurazione invalidità costano infatti caro.

Chinandosi sul fenomeno dello stress sul posto di lavoro, il Segretariato di stato dell’economia aveva valutato a 4,2 miliardi di franchi i costi annuali dovuti alle perdite di guadagno e alle fatture sanitarie.

E le previsioni per il futuro non sono incoraggianti. «L’OMS stima che nel 2020 la depressione sarà al secondo posto di tutte le malattie dell’umanità per sofferenza e mortalità, dopo quelle cardio-circolatorie», avverte Werner Konrad Strik.

swissinfo, Luigi Jorio

58’000 i suicidi nell’Unione europea ogni anno.
Oltre 1’400 le persone che si tolgono la vita in Svizzera.
Il 5% della popolazione elvetica è affetto da depressione.
Il 20% attraversa uno stato depressivo nel corso della sua vita.

Nell’Unione europea, oltre la metà di coloro che soffrono di depressione tentano di mettere fine ai propri giorni.

L’incidenza dei suicidi è particolarmente elevata nei Paesi baltici e in alcune nazioni dell’Europa dell’Est.

I cittadini meno esposti sembrano invece quelli che vivono nelle zone mediterranee.

A livello nazionale, il tasso di suicidio più elevato si registra nei due cantoni di Appenzello, il più basso in Ticino.

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