Un’assicurazione sulla vita dalla nascita?
Conservare il cordone ombelicale, normalmente eliminato subito dopo il parto, per garantire ai propri figli un futuro in salute grazie alle cellule staminali.
A Lugano si trova la prima banca privata svizzera di cellule staminali del cordone ombelicale. Un’iniziativa che segue vie diverse rispetto alle banche pubbliche e che solleva anche qualche interrogativo.
La “Swiss Stem Cells Bank” (SSCB) è dunque la prima e unica struttura privata svizzera nata con lo scopo di conservare le cellule staminali per uso autologo, cioè in previsione di utilizzarle a esclusivo vantaggio del donatore stesso e senza rischi di rigetto.
Che cosa fa in particolare la SSCB? Isola e conserva le cellule staminali presenti nel cordone ombelicale al momento della nascita; tali cellule potranno essere utilizzate in futuro per curare e forse per salvare la vita di quel neonato, divenuto bambino o individuo adulto. Questo, in estrema sintesi, la funzione principale.
Funzione che ha spinto molti VIP, come per esempio il celebre calciatore francese Thierry Henry o la principessa di Spagna Letizia Ortis, a ricorrere a questa possibilità offerta dalla scienza. In poco tempo Lugano è già diventato un centro di riferimento. Le domande provengono nella misura del 75% dall’Italia, ma anche da Austria, Francia, Germania, Spagna, Russia e Polonia.
Un mondo pieno di speranze e di interrogativi
Gianni Soldati, biologo e ricercatore, è il direttore scientifico della SSCB. Ci riceve nel suo ufficio, al secondo piano del Cardiocentro, tra un via vai di camici bianchi. Barba sale e pepe, chioma un tantino ribelle, il ricercatore è attento anche nel cercare le parole migliori per spiegare concetti difficili da sciogliere. “E’ giusto che l’opinione pubblica sappia esattamente che costa stiamo facendo”.
“In Svizzera, dove operano anche gruppi di ricerca molto forti dal profilo scientifico – osserva Soldati – si fa ricerca di base sulle cellule staminali da quindici anni. Le applicazioni non sono più, inoltre, allo stadio sperimentale, ma sono già una realtà terapeutica”.
La ricerca, insomma, viaggia spedita sui binari del presente e del futuro. E anche a Lugano la SSCB si inserisce nel solco della ricerca e delle terapie cellulari, molto interessanti nella rigenerazione dei tessuti e in grado di curare diverse patologie, come leucemia, infarto del miocardio, diabete, morbo di Parkinson.
I ricercatori delle strutture pubbliche, come evidenziato in una trasmissione curata dalla Televisione della svizzera romanda, invitano tuttavia alla prudenza e a non lasciarsi incantare da facili promesse, poiché sull’effettivo ruolo delle cellule staminali e della loro applicazione c’è ancora molto da scoprire.
Condizioni operative rigorose
Per gestire una banca di cellule staminali occorre essere riconosciuti da Swissmedic, il braccio operativo dell’Ufficio federale della sanità pubblica che prima di rilasciare delle autorizzazioni procede a puntuali verifiche. “Dopo un’ accurata ispezione nei nostri uffici e nei laboratori a Lugano – osserva Soldati – abbiamo ottenuto una regolare licenza”.
“Essere inseriti in una struttura come quella del Cardiocentro – continua il biologo – significa inoltre poter contare su sistemi di sicurezza all’avanguardia, efficienti e garantiti 24 ore su 24. Al nostro interno abbiamo inoltre diversi sistemi di allarme che controllano, per esempio, i livelli di azoto, in cui conserviamo le cellule staminali”.
La sicurezza è primordiale, basti pensare che gli specialisti della SSCB trattano in media 150 campioni al mese. Una volta congelato il campione lo si può dimenticare per vent’anni, dopo di che è il legittimo proprietario a decidere se e come usarlo.
Pubblico e privato
“Dal profilo etico – precisa Gianni Soldati – non sussiste alcuna differenza tra una banca privata ed una banca pubblica: regole, protocolli, codici di comportamento sono i medesimi. E, esattamente come le banche pubbliche, noi trattiamo solo cellule staminali adulte, quindi non embrionali”.
Le banche da donazione pubblica, che in Svizzera si trovano a Basilea e Ginevra, hanno la funzione di essere una banca per tutti. “Una persona deposita gratuitamente le proprie cellule, le quali possono essere messe a disposizione per chi ne ha bisogno. Il costo non viene pagato dal donatore, ma dalla collettività”.
Secondo i dati della “Fondazione cellule staminali del sangue” in 54 diversi registri sparsi in tutto il mondo sono iscritti circa 10 milioni di donatori volontari; più di 4 milioni in 28 paesi europei ed oltre 5 milioni negli USA, in Canada ed in Giappone.
Dato che la possibilità di trovare un donatore compatibile è molto diversa da caso a caso e spesso molto bassa, la ricerca deve essere infatti svolta ad un livello il più vasto possibile. “Il vantaggio di conservare le cellule staminali del cordone ombelicale subito dopo il parto – puntualizza Gianni Soldati – evita di dover ricorrere ad un donatore, scongiurando quindi rischi di rigetto”.
Il valore della solidarietà
A differenza delle banche private, il ruolo delle banche pubbliche si basa fondamentalmente sul principio della solidarietà. Le cellule staminali donate vengono insomma messe a disposizione di tutti. Un registro mondiale, permette inoltre di trovare il migliore donatore possibile a seconda della malattia da curare.
Benché si tratti di un fenomeno abbastanza nuovo, la probabile proliferazione delle banche private rischia, come illustrato dalla trasmissione, di mettere in pericolo la solidarietà biologica, assicurata oggi dal dono gratuito. E’ comprensibile che ognuno di noi provi il bisogno di assicurarsi una vita in salute, ma è altrettanto vero che in una società sempre più individualista il posto della solidarietà – un bene prezioso proprio perché gratuito – deve essere salvaguardato.
La scienza e la medicina, i cui progressi hanno aumentato la speranza di vita e procurato maggiore benessere, sono destinate a varcare nuove frontiere riscoprendo, come non mai, le incredibili risorse del corpo umano. Ma ci sono anche valori immateriali, senza i quali i frutti della ricerca rischierebbero di creare nuove discrminazioni.
swissinfo, Françoise Gehring, Lugano
La donazione del sangue di cordone ombelicale, cioè delle cellule staminali in esso contenute, è oggi una pratica largamente diffusa in tutti i paesi europei. Non così, o non ancora, la conservazione delle cellule staminali in strutture private e in previsione di un loro utilizzo esclusivamente autologo.
Il ruolo delle banche pubbliche – che in Svizzera si trovano a Ginevra e a Basilea – è invece quello di mettere a disposizione di tutti le cellule dei donatori.
La banca delle cellule staminali operativa a Lugano offre dal 2005 l’opportunità di conservare le proprie cellule staminali per uso individuale. A questa struttura fanno capo molti italiani, che rappresentano il 75% dei clienti.
1970: Primo trapianto di cellule staminali (da donatore apparentato) in Svizzera.
1997: Primo trapianto con cellule del sangue del cordone in Svizzera.
2005: Superata la soglia dei 10 milioni di donatori a livello mondiale.
Le cellule staminali sono cellule il cui destino non è ancora “deciso”. Possono originare vari tipi di cellule diverse, attraverso un processo denominato “differenziamento”. Si distinguono fondamentalmente in “embrionali” e “adulte”.
Le cellule staminali “adulte” sono presenti in alcuni dei nostri organi e tessuti e hanno generalmente il compito di rigenerare l’organo o il tessuto in cui risiedono. A seconda delle loro caratteristiche, le staminali “adulte” possono essere pluri- (o multi-) potenti, ovvero in grado di dar luogo ad alcuni tipi di cellule, o unipotenti, cioè capaci di specializzarsi in un solo tipo cellulare.
Fra le cellule staminali adulte, quelle presenti in rilevante concentrazione nel sangue del cordone ombelicale (0,3-0,5% del totale) al momento della nascita suscitano particolare interesse, in quanto si tratta con certezza di cellule staminali pluripotenti
In un futuro prossimo, la ricerca sulle cellule staminali potrà rivoluzionare il modo di curare tante altre “malattie mortali” come l’ictus, il diabete, le malattie cardiache e, addirittura, le paralisi.
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