Un’oasi di speranza per i più deboli
A Ho Chi Minh City, nel sud del Vietnam, una giovane e tenace svizzera ha dato tutta sé stessa per creare un istituto diventato scuola, casa, ospedale e rifugio per giovani emarginati.
Pur senza il sostegno finanziario della Svizzera ufficiale e per anni appena tollerata dalle autorità locali, “Maison Chance” è comunque fiorita ed è oggi conosciuta in tutta la metropoli.
Dopo aver a lungo zigzagato attraverso una specie di affollata bidonville, dove i tetti delle case sono in lamiera arrugginita e la strada è sterrata e piena di buche, il taxi si arresta davanti ad un ampio stabile blu dipinto di fresco che sembra caduto dal cielo. Nuovo, pulito, curato.
Il 25enne Binh, modi eleganti ed educati, apre la cancellata e ci accoglie in perfetto francese: “Bienvenue à Maison Chance”, dice stringendoci la mano calorosamente.
Siamo nel sud dell’immensa e vibrante metropoli nei pressi del delta del Mekong, dove molti dei più di 7 milioni di abitanti sono protagonisti del roboante boom economico che sta trascinando fuori dalla povertà il paese. O almeno parte di esso.
In effetti, il Vietnam non dispone ancora di un sistema scolastico o sociale che si prenda cura di tutti. E così, i bambini di strada, gli orfani di famiglie povere o gli handicappati sono spesso abbandonati al loro destino. Una situazione che, 13 anni fa, aveva sconvolto una giovane artista giramondo svizzera.
“Tim”, cuore in vietnamita
“Sono arrivata in Vietnam nel 1993 dopo un lungo viaggio via terra dall’Europa”, racconta a swissinfo Aline Rebeaud, 34enne ginevrina ormai trapiantata in Asia. “Pensavo di fermarmi poco tempo, ma un paio d’incontri hanno cambiato la mia vita”.
Alla ricerca di una sistemazione per un bambino malandato ritrovato piagnucolante in un vicolo, Aline entra in contatto con la realtà degli istituti sociali locali. “Le loro condizioni erano terribili: nessuna terapia, miseria, sporcizia, incuria. Molti pazienti erano completamente nudi e venivano incatenati ai muri, come animali”.
In un “asilo psichiatrico” di Ho Chi Minh City, dove la polizia rinchiudeva i poveri che trovava per strada, Aline incontra poi un altro ragazzo di 12 anni che i medici danno per spacciato.
“Non ci potevo credere e decisi di occuparmi di lui. Lo portai in un vero ospedale, dove, in diverse tappe, guarì”, ricorda la carismatica Aline, da allora soprannominata “Tim”, che in vietnamita significa cuore.
Inizi difficili
Ormai a stretto contatto con il mondo degli emarginati, Tim affitta una piccola casa in periferia dove accoglie una decina di persone. Molti di loro sanno parlare ma non scrivere. “Studiavo il vietnamita e cercavo di trasmettere loro qualche conoscenza. Ero mamma, maestra, medico…”, ricorda.
La giovane pittrice si finanzia inizialmente vendendo i suoi quadri e grazie all’aiuto puntuale di amici e conoscenti in Svizzera. Nel 1995 inizia ad accogliere anche alcuni paraplegici, per i quali in Vietnam non esiste struttura alcuna.
La voce si sparge ed i bisognosi sono tanti. Nel 1996, Tim crea un’associazione in Svizzera ed in Francia grazie alla quale ottiene una licenza operativa in Vietnam. “Fino a quel momento, le autorità locali mi guardavano con sospetto. Era difficile, la polizia aveva sempre qualche domanda perché non eravamo ufficializzati”, dice.
Offrire speranza
Con il tempo Maison Chance cresce fino a divenire una vera e propria istituzione i cui diplomi sono ufficialmente riconosciuti dallo Stato. Nel febbraio del 2006, grazie tra gli altri al sostegno della fondazione Basaid di Novartis, è stata inaugurata la nuova sede dell’istituto: l’ampio stabile blu nel quale ci troviamo.
Nelle cinque aule dove si tengono i corsi di scolarizzazione, un centinaio di bambini esclusi dal sistema scolastico ufficiale (immigrati dalla provincia, poveri, orfani abbandonati) ottengono gratuitamente una formazione di base.
Quattro atelier (disegno, cucito, informatica e lavorazione del bambù) offrono ai giovani che hanno terminato la formazione e agli handicappati la possibilità di apprendere delle professioni e di guadagnare un po’ di denaro, con il quale ripartire nella vita.
Il nuovo centro dispone anche di una biblioteca, di un’infermeria, di una cucina e di molti spazi comuni che accolgono …l’esuberante energia dei bambini.
Molto da fare
Suona la campanella della ricreazione. Nelle loro magliette con la scritta Nha Mai Man (“Maison Chance”), i bambini corrono fuori dalle aule, inseguendosi su e giù per le rampe e travolgendoci con le loro risate.
Ricompare anche Binh, uno dei primi ragazzi che Maison Chance ha tolto dalla strada. Ora segue una formazione nell’atelier di disegno. Nel pomeriggio lavora come guardiano dell’istituto.
Allora Tim, qual è il tuo bilancio dopo 13 anni di attività? “Siamo riusciti ad offrire un futuro a molti giovani che altrimenti sarebbero sicuramente morti. Ne sono fiera. Ma il lavoro non è mai finito: più fai, più scopri che c’è da fare”, dice.
“Il prossimo obiettivo è quello di acquistare il terreno qui di fronte per costruire alcune case adattate ai bisogni dei disabili. Una vera necessità in Vietnam: gli incidenti sul lavoro e le conseguenze della guerra hanno creato molti handicappati. E, ancor oggi, non esistono strutture per loro”.
Da notare infine che Maison Chance è nata e si è sviluppata senza aver mai ottenuto dei finanziamenti da parte delle agenzie ufficiali di aiuto allo sviluppo svizzero. Altri Stati europei, come Francia e Lussemburgo, hanno invece fornito degli aiuti finanziari.
swissinfo, Marzio Pescia, Ho Chi Minh City
Nata nel 1994, Maison Chance è un’organizzazione non governativa ufficialmente riconosciuta dalle autorità vietnamite dal 1998. La sua nuova sede, inaugurata nel febbraio 2006, si trova nella periferia sud di Ho Chi Minh City, nel distretto di Binh Hung Hoa a circa 15 km dal centro città.
Maison Chance garantisce una scolarizzazione di base, dei corsi di formazione professionale, delle cure mediche e delle possibilità di alloggio a orfani, bambini di strada, poveri o paraplegici. Oggi beneficiano della struttura circa 200 persone.
Per il suo impegno umanitario in favore dei più deboli, “Tim” Aline Rebeaud, ideatrice, fondatrice e responsabile del centro, ha ottenuto nel 2002 il Premio Henri Dunant.
Oggi Maison Chance dispone di un budget annuale di circa 200’000 franchi, garantito da diversi donatori istituzionali o privati.
Il Vietnam è uno dei paesi di concentrazione dell’aiuto allo sviluppo dello Stato svizzero, che vi investe circa 30 milioni di franchi all’anno.
Nell’ambito dei suoi programmi regionali, la Direzione svizzera dello sviluppo e della cooperazione (DSC), principale agenzia ufficiale del settore, finanzia più di 20 progetti che riguardano lo sfruttamento sostenibile delle risorse, lo sviluppo urbano, la riforma dell’amministrazione e delle istituzioni e la buona gestione di governo. Le attività di Maison Chance non rientrano dunque in questo orientamento strategico, spiega la DSC.
Nell’ambito degli aiuti umanitari, la DSC sta tuttavia valutando la possibilità di fornire a Maison Chance del materiale dell’esercito ormai inutilizzato (materiale sanitario, mobili, strumenti, prodotti tessili e veicoli).
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