Un osservatorio eurocompatibile della xenofobia
La Svizzera ha messo a punto uno strumento di sorveglianza della misantropia e dell'estremismo di destra, che permette di tracciare confronti a livello europeo.
Secondo un primo test, oltre la metà degli svizzeri hanno dei pregiudizi contro gli stranieri. Il 77% sono però anche favorevoli ad una migliore integrazione dei cittadini che provengono da altri paesi.
“Finora non avevamo nessun dato sull’estremismo di destra. Dovevamo utilizzare i sondaggi realizzati dai media. Ora possiamo fare anche noi bella figura di fronte ai nostri colleghi europei e al Consiglio dei diritti umani dell’ONU”, dichiara soddisfatto Michele Galizia, capo del servizio di lotta contro il razzismo presso il ministero dell’interno.
Il moltiplicarsi degli atti di violenza da parte di estremisti di destra hanno spinto il Consiglio federale a muoversi. Ma per poter intervenire, le autorità dovevano conoscere la portata reale di questo fenomeno.
Ora il Dipartimento di sociologia dell’Università di Ginevra ha messo a punto uno strumento che permette di misurare l’evoluzione degli atteggiamenti di misantropia e dell’estremismo di destra.
Una prima inchiesta, realizzata sulla base di questo strumento di sorveglianza eurocompatibile, è stata pubblicata questo fine settimana dal Fondo nazionale svizzero (FNS).
Tolleranza e paura
Gli svizzeri sono più misantropi o xenofobi dei loro vicini? “Come in ogni ambito si situano nella media europea”, risponde Simone Prodolliet, segretaria della Commissione federale degli stranieri (CFS).
Il gruppo di ricercatori dell’Università di Ginevra, diretto dal professor Sandro Cattacin, ha realizzato 3000 interviste, suddividendo la popolazione in 4 categorie.
Il 37% rientra in una classe definita “creativa”, che si mostra tollerante nei confronti delle differenze nazionali e si oppone alla violenza. Situati politicamente a sinistra, i membri di questa categoria sono generalmente urbani, coltivati e piuttosto giovani.
Gli “imprenditori liberali” (16%) hanno paura degli stranieri, ma “accettano la differenza” e non sono misantropi. Politicamente sono schierati piuttosto a destra a livello politico e hanno fiducia nel libero mercato.
Tentazione della violenza
Sull’altro fronte si trovano i “nazionalisti conservatori” (23%), presso i quali le tendenze xenofobe o misantropiche sono prevalenti.
Politicamente a destra e spesso credenti, le persone che figurano in questa categoria sono meno istruite e si preoccupano per il loro avvenire. I ricercatori considerano che questa classe suscita una “leggera inquietudine”: i suoi membri, attivi nella società, esigono l’ordine e ammettono in parte il ricorso alla violenza.
Infine, presso i “tradizionalisti disorientati” (9%) le tendenze xenofobe o misantropiche sono dominanti. I membri di questa classe non sono impegnati politicamente, hanno paura del futuro e possono concepire il ricorso alla forza.
Secondo il professor Sandro Cattacin, questa categoria costituisce un problema, dal momento che riunisce molte persone emarginate a livello sociale. A detta del direttore del Dipartimento di sociologia dell’Università di Ginevra, tra il 3,8 e il 7% della popolazione sostiene posizioni di estrema destra, respinte dal 90% delle persone interrogate.
Altrettanto preoccupante risulta il fatto che il 23% degli intervistati dichiarano di essere antisemiti. Per Sandro Cattacin, questa percentuale rappresenta una conseguenza delle notizie che giungono dal Medio Oriente, come pure degli attacchi lanciati alcuni anni fa contro la Svizzera nell’ambito della vicenda sui fondi in giacenza.
Ambivalenza verso gli altri
Globalmente oltre la metà delle persone interrogate possono essere definite xenofobe. Il 77% è comunque favorevole ad una migliore integrazione delle minoranze e il 55% sostiene la naturalizzazione agevolata degli stranieri.
Come spiegare questo paradosso? “Questi dati illustrano perfettamente l’ambivalenza degli svizzeri nei confronti degli stranieri”, risponde Simone Prodolliet.
Secondo Sandro Cattacin, “questo risultato mostra la maturità degli svizzeri che, pur nutrendo una certa paura, riconoscono che gli stranieri partecipano alla costruzione della Svizzera”.
Impatto politico
“Con delle inchieste regolari, condotte ogni due anni per tener conto anche delle differenze risultanti dall’evoluzione socio-economica, potremmo disporre di un ottimo sistema di allarme al servizio della coesione nazionale.
Spetta ora ai politici trarre gli insegnamenti da questo studio. Per Michele Galizia si tratta innanzitutto di “analizzare questa inchiesta e fare in modo che diventi uno strumento regolare di controllo della xenofobia”.
Da parte sua, Sandro Cattacin è favorevole all’istituzione di un principio di rotazione tra i vari istituti specializzati nei sondaggi elettorali (Vox, GfS, ecc.) o alla creazione di un apposito centro di competenza.
In seguito, aggiunge Michele Galizia, bisognerà trovare il mezzo di “ripartire i costi di questo strumento di sorveglianza all’interno dei vari uffici federali competenti”.
swissinfo, Isabelle Eichenberger
(traduzione Armando Mombelli)
Lo studio è stato realizzato nell’ambito di un progetto del Programma nazionale di ricerca “Violenza quotidiana – crimine organizzato” (PNR40+) del Fondo nazionale svizzero.
Questo programma mira a capire meglio le condizioni di formazione, il profilo sociale e la propagazione dell’estremismo di destra in Svizzera.
Preoccupato per l’aumento degli atti di violenza di estrema destra, il Consiglio federale ha accordato un fondo supplementare di 4 milioni di franchi per una ricerca complementare, intitolata “Estremismo di destra – cause e contromisure”.
I ricercatori dell’Università di Ginevra hanno interrogato 3000 persone, tra cui anche degli stranieri residenti in Svizzera.
Il 90% degli intervistati respinge l’estremismo di destra, il 77% sostiene una migliore integrazione delle minoranze e il 55% una naturalizzazione agevolata.
La misantropia implica il rifiuto delle minoranze, come andicappati, donne, omosessuali, ebrei, musulmani o persone senza domicilio fisso.
La xenofobia concerne la paura e il rifiuto dei migranti.
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