Una foto della medicina ambulatoriale in Svizzera
Uno studio sulla medicina ambulatoriale rivela che gli svizzero-tedeschi vanno dal medico di famiglia più spesso degli svizzero-francesi.
Sconfessato dunque il cliché secondo cui i latini sono più ansiosi e ipocondriaci, e corrono dal dottore ad ogni piccolo disturbo.
Lo studio dell’Osservatorio svizzero della salute (Obsan) parte dalla constatazione che attualmente la medicina ambulatoriale in Svizzera è sottoposta a diversi cambiamenti strutturali.
Da una parte i politici, per tagliare i costi della salute, premono per limitare l’offerta di cure ambulatoriali rimborsate dall’assicurazione malattia, e introducono misure per limitare l’apertura di nuovi studi medici privati.
D’altro canto si nota un disinteresse preoccupante per la professione medica, in particolare per la medicina di base: solo il 10% degli studenti di medicina attualmente vuole diventare medico di famiglia.
Invecchiamento della professione
Per ora non si può ancora parlare di penuria di medici di famiglia, ma la situazione potrebbe farsi critica fra qualche anno, soprattutto in campagna: l’età media dei medici è attualmente di 53 anni, e un medico su cinque ha 60 anni compiuti, rivela lo studio dell’Obsan.
“Lo studio fotografa la situazione attuale. Il corpo medico sta invecchiando e fatica a rinnovarsi: problemi che conoscevamo già”, rileva François Héritier, vicepresidente della Società svizzera di medicina generale (SSMG). L’analisi dell’Obsan non fornisce però nessuna soluzione al problema.
Invece la società dei medici di famiglia ha rivendicazioni molto precise per prevenire un’eventuale crisi della medicina ambulatoriale: “Si dovrebbe promuovere la formazione pre- e post laurea, per avere più contatti con i giovani medici ed incoraggiarli a scegliere questo mestiere. Si dovrebbero anche dare degli incentivi finanziari ai medici che operano in campagna e nelle regioni periferiche”.
Un mestiere, non una missione
I giovani scelgono sempre meno le zone periferiche proprio perché il medico di campagna lavora in genere molto di più rispetto al suo collega di città: praticamente deve essere disponibile 24 ore su 24. E spesso è isolato: “I giovani medici, e soprattutto le donne, hanno sempre meno voglia di lavorare da soli e perciò si riuniscono in gruppi di medici”. Una tendenza che aumenterà anche in futuro: ormai i due terzi dei medici laureati sono donne.
“I giovani medici, donne e uomini, vogliono conciliare vita professionale e vita di famiglia. Negli ospedali prendono l’abitudine di lavorare 50 ore alla settimana al massimo. Oggi anche i medici hanno un rapporto diverso rispetto alla professione, che non è più vista come una missione, come lo era in passato”, commenta François Héritier.
Importare medici?
Per ovviare alla possibile penuria di medici di campagna si dovrà ricorrere ai medici stranieri? “È ben probabile, soprattutto se si pensa che già oggi negli ospedali il 40% dei medici ha ottenuto la laurea fuori dalla Svizzera, e se si confronta l’attrattiva della professione di medico di famiglia in Svizzera, rispetto a paesi come la Francia, la Germania o l’Italia. Alcune regioni hanno già fatto ricorso a medici di famiglia stranieri. Un inconveniente è che spesso questi devono farsi accettare il diploma in Svizzera, o addirittura rifarlo.”
E poi c’è il problema della mentalità, della lingua: “Un medico di famiglia francese ha molte meno difficoltà ad installarsi e a venir accettato nella Svizzera romanda, rispetto ad un medico tedesco, che non parla lo svizzero-tedesco.
Il “fossato” delle pillole
Proprio rispetto al fossato tra lingue e culture lo studio rivela l’unica vera sorpresa, che è la constatazione che gli svizzero-tedeschi vanno dal dottore di famiglia fino a quattro volte in più degli svizzero romandi.
Sul perché si possono fare solo delle ipotesi. “Probabilmente si deve al fatto che i dottori nella Svizzera tedesca somministrano anche le medicine, cosa che non succede in Romandia”, commenta François Héritier.
swissinfo, Raffaella Rossello
Alla fine del 2006 in Svizzera erano registrati 28’812 medici praticanti (+2% rispetto al 2004), di cui 3491 medici di famiglia.
Dal 2002 il numero dei medici è aumentato di circa il 10%.
Cala invece il numero di medici che lavora in uno studio, che si attesta al 53,9% (-0,3% rispetto al 2005).
A livello nazionale vi è un medico che esercita in uno studio ogni 487 persone.
Da un’indagine pubblicata nel mese di marzo nella rivista “Swiss Medical Weekly” che esamina lo stato di salute generale e psichica dei medici di famiglia, risulta che un terzo circa di loro presenta sintomi di burn out.
Oltre l’8% dei medici, soprattutto le donne e i dottori che vivono soli, consultano uno psichiatra.
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