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Una nazione mobilitata contro le catastrofi

I cantoni che hanno sofferto di più nell'ultima ondata di maltempo sono stati Grigioni e Ticino Keystone

Le catastrofi naturali come quelle dello scorso week-end non costituiscono soltanto un evento negativo e doloroso.

Uno studio dimostra che lo slancio di solidarietà che suscitano tra la popolazione contribuisce a cementare la nazione.

Una nazione costruita sul fango

La Svizzera: una nazione nata sul fango, le ceneri e le macerie. Più di ogni azione politica o militare è stata la solidarietà con le vittime di inondazioni, valanghe e incendi a cementare la coesione nazionale.

Di più, le catastrofi sono state un motore importante della modernizzazione del paese. Ciò è quanto sostiene il professor Christian Pfister, titolare della cattedra di storia economica, sociale e ambientale dell’Università di Berna.

“Il giorno dopo”

Per conto del Fondo nazionale di ricerca, il professor Pfister ha diretto negli scorsi anni un gruppo di studiosi che ha esaminato l’impatto delle calamità naturali sulla vita sociale del paese. Gli esiti di queste ricerche sono raccolti nel volume intitolato “Am Tag danach”, edito dal Paul Haupt Verlag di Berna. Lo stesso editore ha pubblicato anche la versione francese con il titolo “Le jour d’apres”.

“La maggior parte delle nazioni europee, Svizzera compresa, sono un’invenzione del 19° secolo – rileva il professor Pfister – Di solito si puntava sulla lingua, sulla cultura comune quali elementi unificanti. Nel caso della Svizzera questo però non era possibile, perché noi siamo una nazione multiculturale.

Fino ad oggi la storiografia, ha sostenuto che la coscienza nazionale si è sviluppata grazie alle feste federali di canto, ginnastica e tiro. A queste manifestazioni partecipavano gli uomini più influenti di tutti i cantoni – e solo gli uomini. Organizzavano gare e celebravano la nazione con discorsi e canti patriottici.”

Quando ci si sente davvero svizzeri

Il professor Christian Pfister lamenta il fatto che è stata trascurata sinora l’importanza, per la formazione di una coscienza nazionale, delle collette in favore delle vittime di catastrofi. “Lo choc di una catastrofe scatenava e scatena puntualmente un’ondata di emotività, di solidarietà nazionale, che a differenza delle feste federali ha consentito di mobilitare non solo gli uomini, ma l’intera popolazione.”

Il professor Pfister cita a questo proposito la colletta lanciata dopo le inondazioni del 1868, la più grave catastrofe del 19° e 20° secolo, che colpì in modo particolarmente grave il canton Ticino. Allora furono raccolti 3,2 milioni di franchi, che equivalgono a 330 milioni di oggi. Si tratta dell’importo di gran lunga più grande mai raggiunto da una colletta in Svizzera.

Molti paesi costruivano l’unità nazionale combattendo contro “il nemico straniero”. Con non meno fervore patriottico, la neutrale Svizzera affrontò le catastrofi naturali che erano percepite come un vero e proprio confitto militare. “Il nemico non viene dall’estero, ma è nel paese – si diceva allora – Dobbiamo rimanere uniti per combatterlo.”

Ancora oggi è proprio in occasione delle catastrofi che il paese si sente più unito che mai. Qual’è stata l’ultima volta in cui vi siete sentiti veramente svizzeri? Chiedeva un sondaggio lanciato nel marzo del 2001 dal settimanale l’Hebdo? Ebbene la stragrande maggioranza delle persone interpellate, ovvero l’88% indicò la catastrofe di Gondo avvenuta pochi mesi prima.

Generosità equilibrata

Il sentimento collettivo di identificazione, suscitato dalle vittime di Gondo, è testimoniato anche dallo slancio di generosità senza precedenti da parte della popolazione svizzera. Per le persone colpite dal maltempo in Vallese e in Ticino nell’ottobre del 2000, la Catena della solidarietà ha raccolto oltre 74 milioni di franchi, un importo da primato.

“Anche in questo caso, le donazioni sono giunte da tutte le regioni linguistiche in modo equilibrato, se teniamo conto proporzionalmente della popolazione” sottolinea Catherine Baud-Lavigne, responsabile delle campagne della Catena della solidarietà.

Le sole differenze, rilevate dal “braccio umanitario della SRG SSR idée suisse”, concernono i versamenti delle ditte: le donazioni provenienti dalla Svizzera tedesca superano proporzionalmente quelle delle altre regioni. Secondo Catherine Baud-Lavigne, le ragioni di questo divario vanno però ricercate nel fatto che una quota nettamente più alta di aziende hanno la loro sede nella Svizzera tedesca.

Francesco Ingravallo

1987: 8 morti e 1,2 miliardi di franchi di danni per il maltempo nella Svizzera centrale e meridionale
1993: le alluvioni in Ticino e Vallese provocano 5 morti e 900 milioni di franchi di danni.
2000: fortissime precipitazioni in Ticino e Vallese (Gondo) costano la vita a 16 persone. I danni ammontano a 700 milioni di franchi.

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