Una scuola ideale per la Svizzera del 2030
Con un libro bianco, pubblicato questa settimana, le Accademie svizzere delle scienze propongono una vera e propria rivoluzione del sistema scolastico entro il 2030. L'educazione deve diventare l'investimento più importante della Svizzera per far fronte alle sfide mondiali e garantire la sua competitività.
“L’educazione rappresenta una materia prima essenziale per un paese privo di risorse naturali, come la Svizzera”, ha dichiarato il professor Walther Zimmerli, coautore del libro bianco “Un’educazione per la Svizzera del futuro”, presentato lunedì alla stampa.
“Oggi possiamo essere fieri del nostro sistema educativo. Ma, per garantire il futuro di questa materia prima, dobbiamo prestare attenzione ad un insegnamento che l’economia sta imparando brutalmente di questi tempi: il successo di oggi costituisce spesso la base dell’insuccesso di domani”.
Secondo gli autori dello studio, nei prossimi decenni l’educazione determinerà sempre di più la competitività della Svizzera e la sua capacità di integrarsi nel contesto europeo e mondiale. Occorre quindi ripensare già oggi il sistema educativo e prepararsi alle sfide di domani: il ruolo crescente della comunicazione nella società, la transizione verso un mondo sempre più dominato dall’economia e dalla tecnologia.
Promuovere il capitale umano
“Nel 2030 non sarà più possibile padroneggiare il flusso di informazioni, che circolano nel mondo. La scuola non potrà quindi limitarsi a trasmettere delle conoscenze, che evolvono troppo rapidamente, ma dovrà soprattutto fornire ai giovani delle competenze: la capacità di accedere all’informazione, di operare delle scelte, di capire il contesto e le interrelazioni”, ha spiegato Carlo Malaguerra, ex direttore dell’Ufficio federale di statistica e membro delle Accademie svizzere delle scienze.
Gli autori del libro bianco sognano addirittura una scuola in grado di svegliare la curiosità delle nuove generazioni, creare un ambiente favorevole all’insegnamento e sopprimere l’attitudine negativa che esiste nei confronti dell’apprendimento. E soprattutto di promuovere e valorizzare il capitale umano, che figura al centro della nuova concezione del sistema educativo.
“Il capitale umano comprende le competenze esistenziali che permettono ad ogni persona di realizzare con successo la propria vita, le competenze sociali che sono utili all’integrazione nel mondo del lavoro e allo sviluppo della società, le competenze emotive e morali che favoriscono la partecipazione alla vita pubblica”, ha sottolineato Carlo Malaguerra.
Verso una scuola ideale
Nel 2030 la scuola non avrà più come scopo principale di distribuire insegnamenti e diplomi per accedere ad un altro istituto scolastico o ad un’attività professionale. Il ruolo principale del sistema scolastico sarà invece di preparare l’integrazione in una società sempre più complessa.
Una scuola ideale, insomma. Ma realizzabile, secondo Carlo Malaguerra: “Noi crediamo in una Svizzera vincente, in grado di superare le sue paure di un cambiamento. Una Svizzera capace di aprirsi al mondo a livello politico e mentale, pur mantenendo le sue diversità”.
La Svizzera dovrà di certo dar prova di molte di queste qualità, se vorrà adeguare il suo sistema scolastico allo scenario 2030 disegnato dal libro bianco. Gli autori non si accontentano infatti di vagheggiare una scuola ideale, ma propongono una serie di cambiamenti che costituiscono una vera e propria rivoluzione.
Cambiamenti radicali
Nelle loro visioni, l’insegnamento dovrà iniziare molto più presto rispetto ad oggi e proseguirà almeno fino al 18esimo anno di età. “L’obbiettivo non è più quello di far entrare rapidamente i giovani nel mondo del lavoro, ma di offrire loro il tempo necessario per diventare persone responsabili e gli strumenti adeguati per capire il mondo in cui vivono e per ritrovarsi a loro agio nella società”, ha indicato Carlo Malaguerra.
Per gli esperti, apparterrebbe ormai al passato il tradizionale “sistema duale”, che permette oggi alla maggior parte dei giovani svizzeri di iniziare un tirocinio e di seguire nel contempo corsi scolastici. Il libro bianco propone invece di raddoppiare entro il 2030 il numero di studenti delle università e delle altre delle scuole superiori – attualmente, con una quota inferiore al 30%, la Svizzera si ritrova al penultimo rango delle classifiche europee.
“Molto probabilmente non potremo continuare ad attingere al ritmo attuale ai laureati universitari provenienti da altri paesi. Oggi la Svizzera importa ogni anno 30’000 quadri con un diploma superiore, soprattutto nel settore medico, informatico, didattico e scientifico”, ha avvertito Walther Zimmerli.
L’investimento più importante
Il libro bianco si spinge ancora più lontano e prevede una chiara centralizzazione dell’educazione, tuttora prevalentemente di competenza dei cantoni. “L’avversione svizzera nei confronti del centralismo si riflette in modo negativo sull’educazione. Pur garantendo le sensibilità locali, occorre quindi sviluppare un modello strategico unitario, più orientato verso un contesto internazionale”, ha affermato Walther Zimmerli.
Per raggiungere tale scopo, secondo gli autori dello studio, è indispensabile creare un ministero dell’educazione, della ricerca e della formazione professionale, in cui sarebbero riuniti i rispettivi uffici federali, attualmente sparsi in più dipartimenti.
Infine, per assicurare anche in futuro la competitività della Svizzera a livello internazionale, almeno il 10% del Prodotto interno lordo e il 20% della uscite pubbliche dovranno essere consacrati nel 2030 all’educazione e alla ricerca. “Bisogna smetterla di considerare questi fondi come una spesa”, ha esortato Zimmerli. “L’educazione è un investimento, l’investimento più importante per il futuro della Svizzera”.
Armando Mombelli, swissinfo.ch
In Svizzera il settore dell’educazione rientra principalmente nelle prerogative dei Cantoni: sussistono quindi 26 differenti ordinamenti giuridici che regolano l’insegnamento pubblico.
Il sistema scolastico elvetico è suddiviso in tre livelli: primario, secondario e terziario. Il grado primario e una parte del grado secondario costituiscono la scuola dell’obbligo, che dura 9 anni.
Il grado terziario comprende 2 scuole politecniche federali (Zurigo e Losanna), 10 scuole universitarie cantonali, 8 scuole universitarie professionali e 15 alte scuole pedagogiche.
Sono inoltre considerate di livello terziario le scuole professionali superiori e le scuole tecniche superiori.
Le Accademie svizzere delle scienze raggruppano le 4 Accademie scientifiche svizzere (scienze naturali, mediche, sociali e tecniche), il centro d’informazione TA-Swiss e la fondazione Science et cité.
Il loro scopo è di promuovere le conoscenze scientifiche e tecniche nella società, favorire gli scambi tra le scuole superiori svizzere, assicurare un uno sviluppo durevole ed etico della scienza, fornire consulenza alle istanze politiche e sociali sulle questioni di carattere scientifico.
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