X – speculazioni sull’immaginario e il proibito
Sesso sconosciuto: una mostra realizzata dal Museo etnografico di Neuchâtel s’interroga sul paradosso di una società erotica e pudica allo stesso tempo.
Luci soffuse e un’atmosfera patinata da sex-shop trascinano il visitatore alla scoperta del personale rapporto che ognuno instaura tra immaginario e proibito.
Diciamolo subito, non ci sono seni al vento o sessi maschili in leggiadra erezione. Non ci sono immagini pornografiche nel senso stretto della parola. Alcune riproduzioni di antiche stampe erotiche giapponesi sono forse il momento in cui l’atto sessuale è rappresentato con meno veli.
Ma non c’è nemmeno un falso puritanismo. «X» raccoglie una serie di oggetti, li mette in scena in dieci spazi diversi – dal salotto al bagno, dalla stanza d’albergo al presepio – e lascia che il visitatore percorra le sale, libero, se crede, di fermarsi a riflettere.
Niente didascalie, niente spiegazioni, un percorso apparentemente senza logica. Certo, ci sono elementi che si ripetono. In ogni sala c’è uno specchio, da qualche parte un televisore trasmette delle immagini, alcuni oggetti sembrerebbero a prima vista non avere nulla a che fare col sesso (ma davvero quella bambolina di plastica che spunta da un cono gelato non ha nulla a che vedere col sesso, non solletica o non nasce dall’immaginario di qualcuno?).
Poi improvvisamente il colpo di scena: il percorso forzato porta ad un undicesimo spazio, un panottico, e il testo biblico riportato sulle pareti – i dieci comandamenti – offre la chiave per interpretare quanto visto fin lì. Dei vetri a specchio permettono di spiare senza essere visti i visitatori che sostano lungo il percorso. Sul pavimento, un undicesimo e inappellabile comandamento: «Tu consumerai».
Lo sguardo su di noi
Entrando al Museo etnografico di Neuchâtel (MEN) si intravedono sulla destra degli antichi sarcofagi egizi. Niente di particolare per un museo etnografico. Meno evidente appare invece la scelta di dedicare un’esposizione ai fantasmi e ai tabù che caratterizzano la visione del sesso nella nostra società.
«È una specie di esercizio di autoanalisi che abbiamo inaugurato qualche anno fa» spiega a swissinfo Jacques Hainard, direttore del MEN, «l’etnografia e l’etnologia applicata a noi, al modo in cui costruiamo le nostre ideologie, i nostri stereotipi, insomma, al modo in cui funzioniamo».
Certo, il sesso è un tema talmente vasto che è stato necessario porgli dei limiti teorici. Ecco allora spuntare l’immaginario e il proibito finiti poi nel titolo dato all’esposizione. Ma se per quanto riguarda i fantasmi che tormentano le nostre menti – adulterio, pedofilia, avventure di una notte, feticismo, sadomasochismo e così via – il materiale non manca, come trovare il modo di rappresentare il proibito?
«È un problema che abbiamo risolto solo il giorno in cui siamo incappati nella Bibbia e nei dieci comandamenti» spiega Hainard. «Possiamo anche non essere credenti, ma la morale giudeocristiana caratterizza inevitabilmente la nostra società occidentale».
E l’undicesimo comandamento? Quel «tu consumerai» che porta ad infrangere gli altri? Una trovata dei curatori, che mette più che mai in evidenza il paradosso di una società mercantile come la nostra, che alla denigrazione pubblica dell’«industria del sesso» accompagna l’utilizzazione sempre più massiccia d’immagini erotiche per spingere al consumo (perché mai per pubblicizzare uno yogurt serve una donna nuda?).
La soluzione? Vivere
Tranciare tra lecito e illecito, tra piacere e dolore, tra fantasma e realtà è un’impresa destinata al fallimento. La società dove tutto è sotto controllo, anche il desiderio, si rispecchia nel penultimo spazio attraversato dal visitatore. Una galleria bianca, abbagliante, dove gli oggetti sono fissati in blocchi di resina. Uno spazio che si vuole abbandonare al più presto.
«Siamo condannati a vivere con i nostri problemi», commenta Hainard. «Gli interrogativi che abbiamo in merito al sesso saranno sempre presenti ed è evidente che il controllo ad oltranza, i divieti assoluti sono impossibili, perché fortunatamente il nostro immaginario è troppo forte».
La via d’uscita è offerta da uno spazio sensuale, un letto e dei cuscini dai colori caldi. E la stessa Bibbia, che con i 10 comandamenti aveva posto i limiti del consentito, offre ora con il Cantico dei cantici un inno che libera l’amore e il desiderio.
Un pasticcino per la mente
Il meccanismo dell’esposizione potrebbe sembrare a prima vista un po’ macchinoso. Certo è impossibile riconoscere tutto, interpretare tutto.
In un ufficio sullo schermo del computer scorrono le immagini del film di Woody Allen «Hannah e le sue sorelle», sulla scrivania troneggia la foto di una famiglia (tratta dal film «One hour photo» interpretato da Robin Williams), alle pareti una serie d’immagini patinate, targate «Fidelio Agency», con le pubblicità – erotiche e violente – di Versace, Dolce & Gabbana, Yves Saint-Laurent e tanti altri. A queste si aggiungono le riproduzioni di soggetti classici, come la Santa Teresa del Bernini.
Ma i visitatori non sembrano essere sconcertati. Sono invitati ad effettuare un percorso interpretativo e non si sottraggono al compito. «Il pubblico» conclude Hainard «capisce, magari altre cose rispetto a quelle che ci aspettavamo noi, ma capisce. Noi non diamo lezioni sul sesso, quello che offriamo alla mente è una specie di pasticcino millefoglie tra i cui strati di significato ognuno è libero di indagare e riflettere a modo suo».
swissinfo, Doris Lucini, Neuchâtel
«X – spéculations sur l’imaginaire et l’interdit»
Esposizione temporanea realizzata dal Museo d’etnografia di Neuchâtel
Aperta fino al 25.01.04
Realizzata col sostegno economico di Beate Uhse erotic trends
Sesso onnipresente, sesso maledetto, ritorno al puritanesimo: in un’epoca come la nostra dove anche per pubblicizzare i prodotti più banali sembra essere necessario ricorrere alla sfera erotica, il Museo d’etnografia di Neuchâtel s’interroga sul rapporto dialettico che s’instaura tra l’immaginario e i divieti, tra la morale e il consumismo.
L’esposizione è accompagnata da un opuscolo in stile “catalogo erotico”– utilissimo per chi fosse interessato alle indicazioni che permettono di risalire all’origine degli elementi che compongono la mostra – e da un volume che raccoglie i testi di etnologi, antropologi, giornalisti e scrittori.
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