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Zone off-limits per i prodotti transgenici

ll villaggio vallesano di Isérables è stato uno dei primi ad aderire all'azione "Comuni senza Ogm". Iniziativa "Senza Ogm"

Nei nostri campi, solo prodotti naturali. È la filosofia di alcuni comuni svizzeri, che aderendo all'azione «Senza Ogm» affermano il loro orientamento ecologico.

Accanto alle incertezze che aleggiano attorno agli organismi geneticamente modificati, gli agricoltori temono una difficile convivenza con le colture tradizionali.

Il 27 novembre prossimo, i cittadini saranno chiamati alle urne per esprimersi sull’iniziativa popolare «Per alimenti prodotti senza manipolazioni genetiche» (depositata nel settembre 2003), che chiede di proibire fino al 2010 l’utilizzo di organismi geneticamente modificati (Ogm) nell’agricoltura. Dal 1. gennaio 2004, questo tipo di coltivazione è infatti teoricamente consentito, previa autorizzazione, dalla legge federale sull’ingegneria genetica.

Il tema è delicato e i pareri divisi: le organizzazioni ambientaliste e i contadini vedono nella moratoria di 5 anni una possibilità per riflettere sui reali rischi delle coltivazioni di Ogm e per esplorare vie alternative più ecologiche.

Non c’è invece da tergiversare per gli ambienti economici e le grandi aziende del settore, che vedono negli Ogm un mercato dalle forti ricadute economiche.

Anche Governo e Camere federali hanno invitato a respingere l’iniziativa, in quanto ritengono che l’articolo in questione, unitamente alla legge, garantisca già una protezione adeguata a cittadini e ambiente.

In questo contesto frammentato, alcuni comuni hanno deciso di non attendere passivamente l’esito delle urne, ma di agire e prendere in mano il proprio destino.

Resistenza agli Ogm

Aderendo all’azione «Comuni senza Ogm» – promossa dal comitato Senza Ogm, composto tra l’altro da una quindicina di parlamentari di vari schieramenti politici – i contadini di un dato villaggio si impegnano a non coltivare piante e a non allevare animali geneticamente modificati.

«È un modo per dare la possibilità agli agricoltori di far sentire la loro voce in materia di Ogm», indica a swissinfo Güldeniz Üregen, responsabile dell’azione in Svizzera romanda.

Come detto, l’azione si iscrive nel quadro dell’iniziativa in votazione a novembre; è però previsto che continui, indipendentemente dall’esito delle urne.

Finora sono 24 i comuni che possono affiggere il pannello «senza Ogm». Sono però più numerose le località in Svizzera che si sono impegnate a rinunciare ai prodotti modificati: «Una novantina di comuni hanno già aderito a progetti di coltivazione biologica, adottando marchi come Bio Suisse o Suisse Garantie, i quali escludono già di per sé gli Ogm», indica Üregen, collaboratrice di WWF Svizzera.

Coesistenza difficile

Finora, l’agricoltura svizzera non ha ancora conosciuto l’utilizzo di Ogm. Stando a quanto affermano gli esperti del settore, il 90% degli agricoltori sarebbe contro questo tipo di colture.

A preoccupare sono in particolare i problemi, tuttora irrisolti, legati alla coesistenza di terreni con Ogm e coltivazioni tradizionali. Come garantire ad esempio che il polline di una pianta transegnica non vada a contaminare le specie vegetali vicine?

Secondo uno studio condotto dall’Istituto di ricerca in agricoltura biologica, la distanza di sicurezza nel caso di un campo di mais è di oltre 1’000 metri. Al minimo 2’000 metri per una coltivazione di segale. Distanze che, su un territorio esiguo come quello svizzero dove le parcelle coltivate le quali si trovano l’una accanto all’altra, sono difficili da immaginare.

C’è però anche chi afferma che tali distanze sono esagerate. Dai calcoli dell’Istituto Agroscope di Zurigo risulta infatti che poche decine di metri sarebbero sufficienti per rimanere al di sotto del tasso di contaminazione massimo di sostanze Ogm (0,9%) valido attualmente in Svizzera.

Il divieto ticinese agli Ogm

Il problema della coesistenza di vari tipi di coltivazione si porrebbe soprattutto nella Svizzera tedesca e nei Grigioni: in queste regioni, i comuni presentano infatti un alto tasso di aziende agricole riconosciute con un marchio di garanzia bio, che quindi escludono l’uso di Ogm.

La probabilità di ritrovarsi con coltivazioni di Ogm tra i campi tradizionali sarebbe invece più elevata nei comuni in cui la proporzione di agricoltori biologici è minore. È il caso ad esempio di alcune zone del Ticino, dell’arco lemanico (canton Vaud in particolare) e del Vallese.

A questo proposito, il capo della Sezione agricoltura del Dipartimento ticinese delle finanze, Giovanni De Giorgi, ci ricorda però che il Gran Consiglio ha integrato il divieto di coltivare Ogm nella legge cantonale.

Ciò non impedisce ad ogni modo di ottenere un’autorizzazione dagli uffici di Berna, dal momento che la legislazione federale prevale su quella cantonale.

«Molti si chiedono se sia legittimo che un cantone emani una legge, in contrasto con la legislazione federale», osserva De Giorgi.

Come dire che il delicato argomento Ogm, oltre a dividere l’opinione pubblica, potrebbe anche riproporre sul banco delle discussioni il tema della sovranità nel sistema federale.

swissinfo, Luigi Jorio

Dal 1998, nell’Unione europea (Ue) vige una moratoria che vieta la coltivazione di prodotti geneticamente modificati a scopo commerciale.

L’unica eccezione è rappresentata dalla Spagna, dove viene coltivato mais transgenico.

Prima di questa moratoria, negli Stati membri dell’Ue sono stati autorizzati 18 Ogm, tra cui soia e colza.

In Svizzera, 24 comuni hanno aderito all’azione «Senza Ogm».
Zone sulle quali la coltivazione di Ogm non è permessa sono pure state definite in altri 16 paesi europei.
L’Italia ad esempio, partecipa al programma «Ogm-free» con 15 regioni.
Nel 2004, 81 milioni di ettari di terreno nel mondo erano ricoperti da colture Ogm.

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