Scuola: un nuovo pragmatismo “federale”
Con il netto sì a favore degli articoli costituzionali sulla formazione, popolo e cantoni svizzeri dimostrano di aver abbandonato posizioni di difesa ad oltranza del federalismo.
Per anni, la sovranità dei cantoni in ambito scolastico è stata considerata intoccabile. Il voto di domenica segna una svolta annunciata, la cui portata è però ancora tutta da definire.
I cittadini vogliono delle riforme nel sistema scolastico nazionale. Dopo i campanelli d’allarme suonati in seguito alla pubblicazione dei mediocri risultati dei confronti internazionali PISA non è certo una novità.
Lo è invece il fatto che, per la prima volta, popolo e cantoni concordano nel cedere l’ultima parola in materia di formazione all’autorità federale. L’istruzione pubblica è di competenza dei cantoni sin dalla nascita della Confederazione, nel 1848.
Nuovo atteggiamento
Per decenni, le varie regioni hanno difeso con i denti la loro indipendenza in materia e giustificato le grandi differenze tra i loro programmi scolastici sulla base di principi religiosi, linguistici, culturali o geopolitici.
Confrontato con un mondo sempre più globale, esigente ed integrato anche nella scuola, pensiamo ad esempio alla riforma del sistema universitario, l’atteggiamento della gente è però cambiato.
Nonostante una campagna spenta e praticamente mai iniziata, ciò che spiega anche un tasso di partecipazione alla votazione davvero basso, il risultato di domenica è la conferma di uno sguardo più pragmatico e scettico nei confronti di barriere intercantonali spesso fittizie e, in alcuni casi, caratterizzate da regionalismi anacronistici.
Se si considera poi l’ampio sostegno politico di cui godeva l’oggetto (sostenuto praticamente da tutti i partiti, i cantoni e le associazioni), il quasi plebiscito popolare scaturito dalle urne non sorprende.
Tutto da definire
Al momento, gli effetti concreti del nuovo ordinamento costituzionale sulla formazione permangono tuttavia piuttosto vaghi.
Le nuove norme fissano un quadro nel quale i cantoni, che mantengono la sovranità sulla scuola, sono ora tenuti a trovare soluzioni concordate tra loro. I contenuti di questo quadro in vista di una maggiora armonizzazione scolastica restano da definire e, soprattutto, da realizzare.
Il lavoro, in questo senso, inizia adesso. La concretizzazione dello “spazio formativo nazionale” non sarà evidente. Certo, i 26 ministri dell’educazione cantonale hanno già presentato un progetto di concordato (HarmoS) per sopprimere almeno una parte delle differenze che caratterizzano i loro sistemi scolastici.
Ma l’assenza di un vero e proprio Dipartimento federale dell’educazione potrebbe farsi sentire, proprio nel momento in cui la Confederazione dovesse decidere di far uso delle sue nuove competenze e d’intervenire per imporre una soluzione comune.
Cantoni più uniti
Storicamente, i cantoni hanno sempre goduto di ampia autonomia in molti ambiti. Ancora oggi, la loro indipendenza è pressoché totale in materia di fiscalità, sanità o polizia.
All’estero si fatica spesso a capire come un piccolo paese come la Svizzera possa essere ulteriormente suddiviso in 26 mini-Stati che dispongono di costituzioni, governi e parlamenti e operano in grande autonomia.
Ma le cose stanno parzialmente cambiando. Le differenze sussistono, ma, lungi dall’essere mitizzate, vengono spesso smussate da accordi di collaborazione intercantonali. In alcuni casi, come per quel che riguarda la riforma di Bologna nelle Università, l’uniformizzazione viene imposta dall’Unione europea.
I concordati settoriali tra i cantoni non si contano. E sei cantoni della Svizzera centrale hanno recentemente creato un segretariato comune. Un atto pionieristico.
Concentrare le forze nel tentativo di elevare gli standard e di rendere più efficiente la gestione del paese. Il risultato di domenica s’inserisce in questa tendenza. Anzi, la rafforza.
swissinfo, Marzio Pescia
L’86% dei cittadini svizzeri ha approvato il nuovo ordinamento costituzionale sulla formazione.
Tutti i cantoni si sono detti a favore. A Berna (93%) e Neuchâtel (93%), si sono registrati i consensi più elevati. In Ticino (60%) e Appenzello Interno (59%) quelli più contenuti.
Il tasso di partecipazione è stato molto basso: 27%, quasi un minimo storico.
Il federalismo è un modello politico attraverso il quale differenti entità politiche – in Svizzera i cantoni – si uniscono conservando un’autonomia più o meno estesa, segnatamente in materia di fiscalità, di sanità e di educazione.
Il potere centrale conserva generalmente le prerogative per quanto concerne la politica estera e la difesa. La Svizzera è uno Stato federale dal 1848.
Finora, i cantoni svizzeri godevano di una grande autonomia in materia di educazione, variabile a seconda del tipo di istituzione e del livello di studio. In Svizzera esistono così 26 sistemi scolastici diversi.
Il nuovo ordinamento costituzionale voluto da popolo e cantoni introduce un coordinamento del settore a livello federale. I cantoni restano sovrani, ma devono collaborare per definire un quadro uniforme del sistema scolastico.
La Confederazione si riserva il diritto d’intervenire per imporre l’armonizzazione dall’alto.
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