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Shoah: suonano sirene, Israele si ferma per giornata ricordo

(Keystone-ATS) Al suono prolungato delle sirene, riecheggiate secondo consuetudine in tutto il Paese per due minuti, Israele s’è fermato stamattina alle 10 locali (le 9 in Svizzera) per la giornata nazionale del ricordo della Shoah.

In un’atmosfera di lutto, la commemorazione si tiene nello Stato ebraico in una data diversa rispetto alla Giornata internazionale del ricordo e viene osservata otto giorni prima della festa dell’Indipendenza, sulla base del calendario lunare.

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Le cerimonie sono cominciate ieri dopo il tramonto, quando – alla presenza del Capo dello stato, Shimon Peres, del premier, Benyamin Netanyahu, e delle massime autorità – sei sopravvissuti all’Olocausto hanno acceso nel museo memoriale di Yad Vashem, a Gerusalemme, altrettante torce in ricordo dei 6 milioni di ebrei trucidati dai nazisti e dai loro collaboratori durante la II guerra mondiale. In Israele vivono ancora 200mila scampati.

Nell’occasione Netanyahu ha incentrato il suo discorso sulla minaccia attribuita ai programmi nucleari dell’Iran, da fermare – ha ribadito – affinchè non diventino nuovo potenziale strumento di “sterminio” contro il popolo ebraico. Mentre Peres, pur citando a suo volta il pericolo iraniano come la priorità del momento, ha parlato anche d’altro: manifestando sentimenti di ottimismo per ciò che Israele è divenuto oggi e ammonendo al contempo sulla necessità che il Paese – proprio nel ricordo della Shoah e delle persecuzioni passate – presti la massima cura nell’assicurare il rispetto della minoranza del milione e mezzo di non ebrei (quasi tutti arabi) che lo abitano.

Oggi manifestazioni e cerimonie sono in programma nelle scuole israeliane, a Yad Vashem, nei kibbutzim che custodiscono archivi sulla Shoah e alla Knesset, dove secondo tradizione i deputati leggono i nomi delle vittime dei lager nazisti.

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