Smantellamento USAID: Terre des hommes perde 10 milioni
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Terre des hommes è una delle tante ONG che accusa il duro colpo inflitto da Donald Trump e dalla sua decisione di sospendere gli aiuti umanitari statunitensi all'estero.
(Keystone-ATS) Nelle casse della più grande organizzazione elvetica di assistenza all’infanzia mancheranno 10 milioni di dollari di contributi annuali.
La decisione del presidente degli Stati Uniti di voler smantellare l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID) – istituita nel 1961 da John F. Kennedy e diventata la più grande macchina al mondo di aiuti civili e di assistenza allo sviluppo all’estero – ha “severe e imminenti ripercussioni”, scrive Terre des hommes in un comunicato stampa.
L’ONG spiega che il colpo di scure interessa vari progetti in complessivamente nove Paesi e che circa 1,5 milioni di beneficiari perdendo “un sostegno di vitale importanza”. In particolare, sono stati colpiti direttamente i progetti in Bangladesh, Kenya, Libano, Egitto, Afghanistan, India e Burkina Faso. Anche le attività in Romania e Nigeria subiscono ripercussioni dalla stop ai contributi.
La fine degli aiuti statunitensi comporta anche la sospensione o la risoluzione dei contratti di 440 dipendenti, tra cui più di 200 in Bangladesh e più di 100 in Egitto.
Terre des hommes cita l’esempio del Bangladesh, dove ora si registra una carenza di sussidi da 2,6 milioni di dollari. A subirne le conseguenze, in primis, lì sono i rifugiati Rohingya (che beneficiano ad esempio di protezione, sostegno psicologico per i bambini, fornitura di acqua potabile e altre misure sanitarie e di prima necessità). Solo in Bangladesh, la scelta di Trump riguarda 47’000 beneficiari all’anno, oltre a più di 200 dipendenti e 100 volontari.
Oltre a ciò, Terre des hommes sottolinea che bisogna fare i conti anche con la riduzione delle risorse delle varie organizzazioni ONU, con cui l’ONG collabora in diversi Paesi.
“La brusca interruzione degli aiuti internazionali e la perdita di un sostegno talvolta essenziale per i bambini vulnerabili, i gruppi e le minoranze emarginate e le persone in movimento avranno gravi conseguenze a medio e lungo termine”, avverte l’organizzazione non governativa, che chiede ora agli Stati Uniti di “revocare immediatamente” la decisione e di “assumersi la propria responsabilità internazionale nei confronti delle popolazioni più vulnerabili”.