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A Ginevra la criminalità preoccupa i diplomatici

Nel canton Ginevra la criminalità è aumentata del 18 per cento nel 2011. Keystone

La polizia ginevrina ha creato un'unità speciale per far fronte ai crescenti scippi e borseggi che hanno proiettato la città al primo posto nella graduatoria sulla criminalità in Svizzera. I diplomatici stranieri chiedono però un intervento più massiccio e avvertono: l'insicurezza potrebbe minacciare l'immagine della Ginevra internazionale.

La città di Ginevra figura spesso nella top ten dei centri urbani con la migliore qualità di vita al mondo. Eppure da qualche anno l’aumento della criminalità l’ha portata in cima alla lista delle città elvetiche con il maggior numero di delitti denunciati per abitante: 217 per mille nel 2011.

Lo scorso anno la criminalità locale è aumentata del 18% su tutto il territorio cantonale (72’821 denunce). Una crescita nettamente superiore a quella nazionale del 6%, legata in particolare all’esplosione dei furti con scasso (tra i 25 e i 50 al giorno) e degli scippi.

Il console generale saudita Nabil Mohamed al-Saleh conferma a swissinfo.ch che l’insicurezza è ormai diventata la preoccupazione principale del corpo diplomatico di stanza nella città di Calvino.

«Il crimine non ha fatto che crescere negli ultimi dieci anni», spiega il decano del corpo consolare di Ginevra, composto da una trentina di consolati tra cui quello britannico, belga, turco e sudafricano.

Negli ultimi tre mesi, sei dipendenti del consolato saudita sono stati derubati e problemi analoghi sono stati segnalati da turisti di passaggio a Ginevra. «Siamo sconvolti. Ognuno di noi ha sperimentato una situazione simile sulla propria pelle».

«Un collega impiegato presso l’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) si è ritrovato di recente con un appartamento messo sottosopra e lo stesso è capitato anche al nostro vice-console», aggiunge Nabil Mohamed al-Saleh.

Giapponesi nel mirino

Anche tra i funzionari giapponesi regna l’ansia.

«Un incremento di quasi il 20% è davvero significativo», afferma il console giapponese Tatsunori Ishida.

«I giapponesi immaginano la Svizzera come un paese calmo e sicuro, con paesaggi incantevoli. Un’ottima destinazione turistica, insomma. Ma la realtà a Ginevra è tutt’altra. Sui mezzi di trasporto pubblici, all’aeroporto e nelle stazioni ci sono purtroppo un sacco di furti».

Lo scorso anno 16 diplomatici giapponesi sono stati derubati. E nei primi cinque mesi del 2012 sono già stata registrati una rapina e sei borseggi.

«In città come New York, Londra o Parigi, il numero di diplomatici vittime della criminalità di strada è praticamente pari a zero. In questo senso, il fatto che nella sola missione diplomatica giapponese ci siano stati 16 furti è un numero altissimo», commenta dal canto suo un addetto alla sicurezza presso la missione giapponese.

Secondo lui, i turisti giapponesi sono delle prede piuttosto facili perché hanno l’abitudine di usare i contanti e normalmente non parlano lingue straniere. Hanno dunque maggiore difficoltà a reagire di fronte a simili gesti ed esitano a sporgere denuncia.

Le statistiche relative ai giapponesi coinvolti in furti e scippi sono imprecise, ma il console Tatsunori Ishida stima che almeno una persona a settimana si ritrovi senza passaporto.

Preoccupazione tra gli addetti al turismo 

In un’intervista al quotidiano Tribune de Genève, il direttore generale di Ginevra Turismo, Philippe Vignon, ha lanciato l’allarme: dai 10’000 ai 15’000 turisti potrebbero rinunciare a un viaggio nella città di Calvino quest’anno a causa della crescente criminalità. «L’ambasciata cinese a Berna ha inviato un comunicato alla sua rete di contatti, il 23 aprile, nel quale spiega che la Svizzera non è più sicura come in passato. E Ginevra è l’unica città menzionata nel testo. Una decina di tour operator hanno così deciso di escludere Ginevra dalle loro visite guidate in Svizzera».

Dalle colonne dello stesso giornale, la risposta della ministra ginevrina Isabel Rochat invita a non drammatizzare la situazione. «Il messaggio di Vignon è ansiogeno e va contro la sua missione di responsabile del turismo. Sono stupita perchè le sue dichiarazioni si fondano unicamente sulle testimonianze dei suoi interlocutori asiatici», spiega Rochat, sottolineando tuttavia che le autorità prendono sul serio il problema della crescente criminalità.

Preoccupati, ma non troppo

Tra le 173 missioni diplomatiche presenti a Ginevra, Kunihiko Kamisawa descrive quella statunitense come la più sensibile alle questioni di sicurezza. Nell’agosto dello scorso anno era scoppiata una polemica in seguito all’aggressione subita in centro città dal figlio di un diplomatico americano all’ONU.

L’ambasciata americana rifiuta tuttavia di commentare i recenti sviluppi nel campo della criminalità ginevrina.

«Non fa parte della nostra politica parlare di sicurezza. Non è un argomento che vogliamo affrontare. Abbiamo buone relazioni con le autorità svizzere», commenta il responsabile della comunicazione David Kennedy, aggiungendo che nei cinque anni trascorsi a Ginevra non ha mai avuto alcun problema.

Anche i diplomatici di Germania e Belgio contattati da swissinfo.ch tendono a relativizzare il problema.

Dal canto suo, l’ambasciatore svizzero all’ONU Dante Martinelli spiega di aver ricevuto molte lamentele, ma la situazione sta lentamente migliorando.

«Abbiamo notato che le missioni diplomatiche sentono una crescente insicurezza e per questo stiamo collaborando con il cantone per cercare di risolvere il problema. Dall’inizio dell’anno le cose stanno andando meglio, ma riceviamo ancora molte denunce». L’estate scorsa la residenza di Martinelli era stata presa d’assalto da una banda criminale assieme a una ventina d’abitazioni di diplomatici stranieri.

Una bacchetta magica?

L’ufficio del console generale saudita Nabil Mohamed al-Saleh è spesso il primo posto al quale si rivolgono i diplomatici stranieri, ma sono le autorità cantonali e la polizia ad avere la responsabilità più grande.

Per questo, il mese scorso il gruppo consolare ha invitato la responsabile del dicastero a pranzo. Un’occasione per discutere la situazione e cercare qualche rassicurazione.

«Siamo convinti che stia facendo tutto il possibile, ma ha bisogno di maggior sostegno da parte del governo federale, della polizia e delle autorità locali. Non è colpa sua, non ha certo una bacchetta magica», spiega al-Saleh. «Sta lavorando bene, ma il vero barometro restano le statistiche».

A Ginevra il numero di poliziotti è rimasto stabile per oltre vent’anni. Ora però le autorità cantonali prevedono di rafforzare i propri effettivi, aggiungendo 250 posti agli attuali 1’350 entro il 2013.

Per far fronte alla crescente criminalità, nel mese di aprile la polizia ha istituito un’unità speciale per cercare di acciuffare una banda di circa 400 ladri recidivi, in prevalenza di origine nordafricana, sospettati di essere responsabili del 32% dei borseggi e del 40% degli scippi.

Più di un mese dopo la sua entrata in funzione, la responsabile della polizia cittadina, Monica Bonfanti, tira un bilancio positivo: 109 arresti e 12 identificazioni.

Alain Bittar, gerente di una libreria in uno dei quartieri caldi della città, si dice soddisfatto. «È stato lanciato un segnale forte», ha spiegato al quotidiano Tribune de Genève. «Questa squadra speciale dimostra che il problema inizia ad essere preso sul serio. Ci vorrà tempo per capire se sta funzionando, ma mi sembra che a priori la presenza di questi agenti riesca a destabilizzare la rete criminale».

I diplomatici sauditi e giapponesi ritengono tuttavia che sia necessario un intervento più massiccio per proteggere l’immagine di Ginevra. «C’è bisogno di più agenti e più videocamere di sorveglianza. E uno dei problemi maggiori è la carenza di prigioni o di accordi che permettano di rispedire questi criminali nel loro paese», spiega il console saudita.

«Ginevra dovrebbe essere il posto più sicuro al mondo con tutte queste organizzazioni internazionali, i suoi ospiti importanti, i vip e i re. È una piccola città. La gente viene qui per sentirsi al sicuro. L’investimento più importante che Ginevra possa fare è nella propria sicurezza».

Nel canton Ginevra la criminalità è aumentata del 18% nel 2011, a 72’821 violazioni del Codice penale svizzero rispetto allo scorso anno. Sull’arco di dieci anni la criminalità è cresciuta del 66%: nel 2001 le denunce di questo tipo si attestavano infatti a 43’798.

Anche se i casi di crimini sessuali e violenti sono scesi rispettivamente del 7 e 9%, quelli relativi ai furti sono aumentati del 29%.

– Furti all’interno di un veicolo: +45%

– Scippi: +46%

– Furtî con scasso: +17%

Stando al responsabile della polizia ginevrina François Schmutz, il cantone è confrontato con tre fenomeni.

«Da un lato le bande provenienti dall’Europa dell’Est, e in particolare dalla Romania, responsabili dell’ondata di furti che ha toccato il cantone lo scorso autunno. Dall’altro i giovani rom provenienti dai Balcani e basati a Milano che si spostano tra l’Italia e Parigi per rubare. Sono fenomeni difficili da combattere perché spesso sono implicati dei minorenni e le misure di reinserimento non sono adeguate».

I 5 cantoni con il maggior tasso di criminalità, per 1’000 abitanti:

 
Ginevra 159,1
Basilea Città 119,2
Vaud 98,7
Neuchâtel 85,2
Zurigo 77,9
 
Per città
Ginevra 217
Losanna 189,5
Berna 172
Zurigo 138,9
Basilea 119,2
 
In coda alla classifica:
Appenzello Interno 23,3
Uri 25,9
Nidwaldo 28,3

(Traduzione dall’inglese, Stefania Summermatter)

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