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La gente di montagna può contare sulla generosità dei cittadini

Zwei Bauern heuen am steilen Hang
Contadini nel 2001 sulle Alpi svizzere: ancora oggi buona parte del lavoro agricolo va fatta a mano. Keystone

Fondato in tempi di crisi, nel 1943, l’Aiuto svizzero alla montagna sostiene ancora oggi numerosi progetti volti a migliorare la qualità di vita nelle regioni più isolate del paese. E, questo, grazie soprattutto alle donazioni degli abitanti dei centri urbani. A cosa è dovuto questo spirito di solidarietà? 

La vita nelle montagne svizzere è dura e parca: il clima e la topografia non favoriscono la produzione agricoltura. La popolazione di montagna ha vissuto a lungo in condizioni di estrema povertà. Fino all’inizio del XX° secolo, alcuni contadini di montagna mandavano i loro figli a lavorare come braccianti stagionali presso i contadini tedeschi. 

Nell’anno di guerra 1943, quando la maggior parte dei contadini di montagna erano in servizio attivo e nelle fattorie lavoravano quasi solo donne, bambini e anziani, un’organizzazione chiamata “Berg-Hilfe”  raccolse per la prima volta donazioni a favore della popolazione di montagna. L’idea era che i cittadini aiutassero i poveri montanari. 

Da questa iniziativa è nata in seguito la fondazione Aiuto svizzero alla montagnaCollegamento esterno, il cui obiettivo è di migliorare le condizioni di vita della popolazione nelle vallate alpine. 

Tra i vari progetti vi è, ad esempio, il finanziamento di un riscaldamento a legna, la costruzione di una funivia forestale, l’equipaggiamento di materiale di emergenza per i samaritani volontari o il risanamento di una regione colpita da catastrofi naturali, come tempeste, inondazioni o valanghe. Finora l’Aiuto svizzero alla montagna è stato finanziato esclusivamente con donazioni.

Vier Personen beim Heuen vor einem Neubau
Grazie anche ai contributi dell’Aiuto svizzero alla montagna, questa famiglia ha potuto ricostruire la propria fattoria nel 1997. Keystone

La solidarietà è aumentata in modo significativo 

Ancora oggi il clima costituisce una grande sfida per i contadini di montagna. Ma la popolazione locale può contare più che mai sulla solidarietà degli abitanti dei centri urbani: nel 2017, l’Aiuto svizzero alla montagna ha ricevuto la somma più alta di donazioni degli ultimi 12 anni.  Circa 56’000 persone, residenti soprattutto in aree urbane, hanno donato complessivamente 31,2 milioni di franchi. 

Una generosità ormai tradizionale. “La stragrande maggioranza delle donazioni – sempre più di tre quarti negli ultimi anni – proviene dalle città e dagli agglomerati urbani”, rileva Ivo Torelli dell’Aiuto svizzero alla montagna. “La città aiuta la montagna”, uno spirito di solidarietà che rimane ancora oggi ben presente. È invece cambiato il volume delle donazioni: “All’inizio degli anni ’80, le donazioni raggiungevano circa 5 milioni di franchi all’anno, mentre negli ultimi 10 anni ammontavano a circa 25 milioni di franchi”.

Ein Bergbauer steht vor einer Strasse
All’inizio degli anni 2000, l’Aiuto svizzero alla montagna ha finanziato la costruzione di una strada di accesso alle case di una ventina di famiglie contadine isolate nelle Alpi svizzere. Keystone

Alcuni cittadini non si accontentano di donare denaro. Ogni anno, alcune centinaia di persone s’impegnano come volontari: aiutano a ripulire un alpeggio, tagliare i cespugli, rimuovere le pietre o curare i sentieri di montagna. 

Ogni svizzero un uomo di montagna 

Oggi la Svizzera è uno dei paesi più ricchi del mondo. Nessuno è costretto a rimanere nelle dure montagne. Da dove viene quindi questa solidarietà della popolazione urbana nei confronti della gente di montagna? “Questo ha molto a che fare con l’identità svizzera, con la storia delle origini della Svizzera e con la grande tradizione svizzera di essere pronti ad aiutare chi non sta così bene”, spiega Ivo Torelli. “In altre parole, ogni svizzero è anche un uomo di montagna”.

Jugendliche beim Heuen
Giovani volontari al lavoro in una zona naturale protetta della Valle Maggia. Keystone

Anche la professoressa di sociologia Katja Rost dell’Università di Zurigo conferma che l’identità e il legame con la propria patria sono di grande importanza per la disponibilità a donare all’Aiuto svizzero alla montagna. Molte persone vorrebbero in realtà vivere loro stessi nella bella natura delle montagne, se il lavoro e l’ambiente sociale lo permettessero. “È però triste vedere che, in seguito all’esodo verso i centri urbani, i villaggi di montagna stanno morendo. Le tradizionali osterie scompaiono, non ci sono quasi più piccoli negozi e si incontrano villaggi quasi fantasma”. 

Il sociologo sottolinea che anche le considerazioni economiche e morali giocano un ruolo nella disponibilità a donare: “Le persone con un forte legame con la loro città d’origine, tra cui gli svizzeri, non vogliono essere costrette a partire a causa della mancanza di infrastrutture o di reddito. Sarebbe triste anche per un paese che sta andando così bene, grazie alle sue città, ma anche alla sua cultura. I villaggi sono un pezzo di cultura svizzera e quindi anche un pezzo di successo svizzero. Se si abbandonasse semplicemente questo pezzo di cultura, si comprometterebbe il proprio successo”, si dice convinta la sociologa.

Traduzione di Armando Mombelli

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