Anche i clandestini hanno il diritto di sposarsi
Ai sans-papiers non può essere rifiutato sistematicamente il diritto di sposarsi in Svizzera. In una sentenza, il Tribunale federale ha accettato il ricorso di un cittadino camerunense, sottolineando i limiti delle nuove disposizioni del Codice civile.
Per lottare contro i matrimoni di convenienza, nel 2009 l’Unione democratica di centro (Udc, destra conservatrice) aveva proposto una revisione del Codice civile che imponeva ai fidanzati senza cittadinanza svizzera di provare la legalità del loro soggiorno durante la procedura preparatoria del loro matrimonio.
Entrata in vigore il 1° gennaio del 2011, la normativa era stata criticata duramente dalla sinistra e da diverse ONG. L’esclusione di alcune frange della popolazione dal diritto al matrimonio era infatti ritenuta contraria alle convenzioni sui diritti umani.
Ora, a quasi un anno di distanza, il Tribunale federale ha sancito l’impossibilità di vietare in modo sistematico a tutti i clandestini la possibilità di sposarsi. Le eccezioni saranno dunque consentite.
A portare il proprio caso davanti ai giudici è stato un cittadino camerunense in situazione irregolare, che si era visto rifiutare dal canton Vaud il permesso di matrimonio con una cittadina svizzera. La coppia, che ha una figlia di tre anni, ha presentato ricorso prima davanti al Tribunale cantonale e poi a quello federale, che gli ha dato ragione.
Per bocca del segretario generale Martin Baltisser, l’Udc non ha mancato di esprimere il suo disappunto. «L’interpretazione della Corte limita fortemente la possibilità di un giro di vite per quanto riguarda i matrimoni fittizi», ha spiegato a swissinfo.ch «È deplorevole e una volta di più dimostra la difficoltà di far conciliare diritto nazionale e internazionale».
Una sentenza che farà giurisprudenza
È la prima volta che il Tribunale federale si pronuncia sul capoverso 4 dell’articolo 98 del Codice civile svizzero. Il testo obbliga l’ufficio dello stato civile a comunicare all’autorità competente «l’identità dei fidanzati che non hanno fornito la prova della legalità del loro soggiorno in Svizzera».
Con riferimento a una recente decisione della Corte europea di Strasburgo, il Tribunale federale ha precisato che il sistema svizzero potrebbe essere contrario all’articolo 12 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, nel caso in cui «gli stranieri in situazione irregolare vogliano sposarsi davvero». E spingere queste persone ad andare all’estero non rappresenta «una soluzione soddisfacente».
Il Tribunale federale invita così le autorità di polizia a «rilasciare un titolo di soggiorno in vista del matrimonio quando non esistono indizi che lo straniero abbia l’intenzione, con questo atto, d’invocare abusivamente le regole del ricongiungimento famigliare”.
Nel caso specifico, la coppia congolese-svizzera aveva una relazione stabile e soddisfaceva dunque tutte le condizioni necessarie per ottenere un permesso di matrimonio, ha puntualizzato la Corte.
«La Lex Brunner è ormai storia»
Stando all’organizzazione in favore dei rifugiati “Solidarité sans frontières”, le autorità dovranno dare agli stranieri un permesso di soggiorno di sei mesi durante i quali poter organizzare il proprio matrimonio.
L’ONG – che ha sostenuto a più riprese il movimento per i sans-papier – si è detta entusiasta della decisione del Tribunale federale. «La sentenza capovolge completamente la situazione e la riporta alle condizioni precedente il 1° gennaio 2011. In altre parole, possiamo dire che la Lex Brunner (dal nome del suo promotore, il presidente Udc, ndr.) è ormai storia», commenta il segretario generale Moreno Casasola.
«Abbiamo sempre sostenuto che questa legge era profondamente ingiusta. Non si può negare il diritto al matrimonio; è contrario alle convenzioni internazionali. Qualunque persona, in qualunque paese, ha diritto di sposarsi. Poco importa la nazionalità», prosegue Casasola. Del resto, «questa legge non nega soltanto il diritto al matrimonio dei clandestini, ma anche degli svizzeri».
Secondo le cifre dell’Ufficio federale di statistica, dei circa 42’000 matrimoni celebrati in Svizzera nel 2009, poco meno della metà riguardavano cittadini stranieri. E nel 2004 l’Ufficio federale dello Stato civile registrava tra i 500 e i 1’000 i matrimoni in bianco, pari al 3% di tutte le unioni.
Novantamila: sarebbe questo il numero dei sans papiers in Svizzera, secondo uno studio del 2005 elaborato dall’istituto di ricerche gfs.bern in base ai dati raccolti in sei cantoni (Zurigo, Basilea, Turgovia, Ginevra, Vaud e Ticino).
Secondo le stime elaborate nel 2002 dall’Istituto delle migrazioni dell’Università di Neuchâtel, i sans-papiers sarebbero tra 70 mila e 180 mila.
Nel solo canton Vaud, ve ne sarebbero almeno 15 mila.
La maggior parte dei sans-papiers vive in città o in zone prettamente agricole. Si tratta solo in minima parte di persone passate alla clandestinità dopo che la loro domanda d’asilo è stata respinta.
Nel 2008 il Consiglio d’Europa ha riconosciuto che sul territorio europeo vivono circa cinque milioni di clandestini.
(Traduzione dall’inglese)
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.