Attenzione, Google ti osserva!
Da metà agosto si possono ormai visitare le strade svizzere sul proprio computer con un semplice click di mouse, grazie a Google Street View. Una novità che però sta suscitando numerose critiche, segnatamente da parte del responsabile federale della protezione dei dati.
Gli appassionati da tempo conoscono le passeggiate virtuali sulle rive della Senna o nelle Highlands scozzesi grazie alle foto scattate ad altezza d’uomo da Google e utilizzate per la una nuova applicazione che è andata ad aggiungersi ai già celebri programmi “Maps” e “Earth”.
Da martedì 18 agosto, anche gli svizzeri possono ammirare in diverse città e villaggi la loro casa, il loro bar preferito, la strada dove sono soliti andare per fare la spesa e, non si sa mai, riconoscere il vicino.
In teoria, tutti i visi e le targhe delle automobili dovrebbero essere resi irriconoscibili con un programma di anonimizzazione. La tecnologia utilizzata da Google è però ancora lungi dall’essere infallibile: in moltissimi casi, infatti, le persone e i numeri d’immatricolazione sono perfettamente identificabili.
Anonimizzazione insufficiente
Una situazione che non è piaciuta a molti cittadini: dopo una settimana, il colosso americano aveva ricevuto più di mille domande d’anonimizzazione.
Dopo aver dato in un primo tempo l’autorizzazione a lanciare questo nuovo “servizio”, Mister Dati – il garante federale della privacy – si è visto costretto ad intervenire.
“Numerose segnalazioni da parte della popolazione come pure le nostre ricerche hanno mostrato che Google Street View non rispetta le direttive dell’Incaricato federale della protezione dei dati e della trasparenza (IFPDT): numerosi visi e numeri di targa di automobili non erano mascherati o lo erano in maniera insufficiente”, ha scritto Hanspeter Thür in un comunicato.
Dopo un incontro con Mister Dati il 25 agosto, i responsabili di Google si sono impegnati a migliorare l’applicazione entro una settimana e a sottoporre le proposte all’IFPDT.
Maggiore severità in altri paesi
Anche se verranno effettuati dei miglioramenti, numerose questioni continueranno comunque a rimanere in sospeso. Lo zurighese Bruno Baeriswyl, presidente di Privatim, l’associazione che riunisce gli incaricati svizzeri della protezione dei dati, non nasconde una certa inquietudine per un altro punto problematico: “Esiste una direttiva europea, la cui applicazione varia da un paese all’altro. In Germania, ad esempio, le persone che sono fotografate devono essere informate prima o in ogni caso prima che la loro immagine venga messa online”.
Anche questa precauzione non offre però una garanzia assoluta. La maggior parte delle volte, infatti, Google si accontenta di informare del passaggio delle sue automobili tramite internet. Il responsabile tedesco della protezione dei dati ha quindi chiesto alla società americana di fare uno sforzo di comunicazione. Per il momento, la Germania non può ancora essere visitata con Google Street View.
In Grecia le “Google Cars” – delle Opel Astra sulle quali è stato montato un dispositivo in grado di fotografare a 360° – non sono ancora state autorizzate a percorrere le strade del paese. L’autorità per la protezione dei dati vuole prima saperne di più.
In Francia, la Commissione nazionale dell’informatica e delle libertà (CNIL) ha dal canto suo espresso inquietudine per ciò che viene fatto delle immagini originali, ossia prima che i visi e le targhe vengano mascherati. Google infatti le conserva anche dopo che quelle anonimizzate sono state messe online.
Su richiesta del gruppo europeo delle autorità di protezione dei dati, Google si è impegnata pubblicamente lo scorso mese di giugno a non conservarle a tempo indeterminato. Tuttavia non è stata definito nessuna scadenza e la CNIL aspetta ancora le proposte della società americana.
Milioni di immagini originali
“Accordiamo grande importanza alla protezione dei dati e rispettiamo sempre le leggi dei paesi nei quali lavoriamo”, sottolinea dal canto suo Matthias Meyer, portavoce di Google Svizzera, ammettendo tuttavia che la tecnica per mascherare volti e targhe è ancora imperfetta, “come ogni nuova tecnologia”.
“Il nostro programma è molto efficace, ma succede che mascheri cose che non dovrebbero esserlo e non non lo faccia per altre che invece dovrebbero esserlo. Stiamo migliorando costantemente l’applicazione e per questa ragione dobbiamo conservare le immagini originali”, spiega il portavoce di Google.
A tal proposito, Matthias Meyer conferma che la sua società sta discutendo con il Gruppo di lavoro articolo 29 sulla protezione dei dati della Commissione europea, per fissare una scadenza per l’anonimizzazione definitiva dei milioni di immagini che Google ha registrato sui suoi server.
Lo zio Sam vi osserva
Secondo Sébastian Fanti, avvocato specializzato nelle problematiche relative ad internet, è proprio questo uno dei problemi principali.
“Società americane come Google o Facebook prevedono nelle loro condizioni generali la possibilità di cedere a qualunque agenzia governativa, su semplice richiesta e senza l’intervento di un giudice, tutti i dati raccolti in tutti i paesi del mondo. E se la CIA chiedesse di poter vedere quello che è successo a Zurigo questa primavera, Google non gli darebbe sicuramente le immagini mascherate”.
“Bisogna rendersi conto che gli Stati Uniti sono un paese in guerra. Fino a quando non avremo capito il trauma che hanno vissuto l’11 settembre 2001, non potremo comprendere il loro stato d’animo, prosegue l’avvocato, che attualmente sta preparando un libro sulle relazioni tra la CIA e le società internet. Nel 2002, dopo l’adozione del Patriot Act (legge antiterrorista, ndr), hanno creato la più grande base dati del mondo, che viene alimentata da tutte le base dati delle società americane”.
Secondo Fanti, togliere un’immagine che non è stata resa anonima o che lo è stata in maniera insufficiente, come promette Google a chi si sente leso nella sua sfera privata, non è sufficiente. Del resto “Google promette tante cose, ma il giorno in cui avete dei problemi con questa società potete aspettare le calende greche prima di avere una risposta”.
Da parte sua Matthias Meyer non nega che Google collabora con le autorità. In Olanda, ad esempio, degli scassinatori hanno potuto essere arrestati poiché hanno avuto la pessima idea di uscire da una finestra proprio mentre stava passando una “Google car”.
Da qui a dire che Google sorveglia il mondo, un po’ come il famoso “Big Brother” immaginato da George Orwell nel romanzo “1984”… “Quello che mettiamo online sono foto del passato, ricorda Meyer. Sono immagini fisse e nulla è diffuso in tempo reale”. Fino a quando?
Marc-André Miserez, swissinfo.ch
(traduzione ed adattamento di Daniele Mariani)
Pegman è il piccolo personaggio che assomiglia a una molletta per il bucato e che appare sulla sinistra dello schermo nelle applicazioni Google Maps o Google Earth. Quando è grigio ci si trova al di sopra di una steppa dell’Asia centrale, del grande nord canadese o della Pampa argentina. In questo caso non è possibile scendere a livello del suolo.
Quando si “sorvolano” gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, l’Italia o diversi altri paesi, Pegman diventa di colore arancione. In questo caso si può selezionare il piccolo personaggio, mantenendo il tasto del mouse schiacciato, e muoverlo al di sopra di questi paesi.
Se si arriva sopra una strada che si può percorrere grazie a Google Street View, Pegman diventa blu. Basta allora “appoggiare” il personaggio sulla cartina per poter visitare una strada come un pedone.
Una volta che l’applicazione è in funzione, ci si può girare a 360°, guardare in aria e naturalmente spostarsi. Per muoversi si possono seguire le frecce disegnate sulle strade, oppure cliccando due volte sul posto dove si vuole andare.
Nella maggior parte dei paesi, eccezion fatta per gli Stati Uniti, con Google Street View si possono ammirare soprattutto le grandi città. In Svizzera, invece, le auto di Google hanno percorso anche molte strade di campagna.
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