Le capacità nella cura dei pazienti si mettono in gara
Chi vincerà il Campionato svizzero di operatrici e operatori sociosanitari? Puntare sulle ambizioni individuali è un modo per attirare sempre più giovani verso questa professione. Benché questa sia sul podio degli apprendistati attualmente più scelti in Svizzera, a causa dell'invecchiamento della popolazione, case di cura e ospedali sono confrontati con problemi di penuria di personale sociosanitario.
Il viso di Rahel Pomaro imperlato di sudore brilla sotto i riflettori, mentre prepara la colazione per il suo “paziente”. Dall’altra parte della vetrata, amici e parenti la guardano con ansia, sventolando banderuole e foulard su cui è raffigurato il suo volto. Lei lancia un’occhiata all’orologio per assicurarsi di poter finire tutti i compiti sulla sua lista, prima che scada il tempo.
È una concorrente del secondo Campionato nazionale della professione di operatori sociosanitari (OSS), che sono attivi in case di riposo, ospedali e per i servizi di assistenza domiciliare. In Svizzera, la professione è prevalentemente femminile e al concorso di quest’anno in finale sono giunte solo donne. La vincitrice potrà competere ai campionati mondiali dell’anno prossimo, che si terranno ad Abu Dhabi.
“Le prime due concorrenti di questa mattina hanno appena finito”, dice Marlise Willareth, un’operatrice sociosanitaria professionista, membro della giuria della manifestazione, che ha contribuito all’elaborazione delle regole della competizione.
“Ogni candidato deve prendersi cura di due pazienti, prendere conoscenza dei loro casi e fare un piano”, spiega Marlise Willareth. “Ha due ore di tempo per svolgere tutti compiti, per i quali deve stabilire piano e priorità”.
Uno dei pazienti – che in realtà sono attori professionisti assunti per il concorso – riversa marmellata sul girello, proprio nel momento in cui l’altro chiede un sorso d’acqua. Rahel Pomaro gestisce abilmente entrambe le situazioni sorridendo.
Altri sviluppi
In gara per il titolo di miglior operatrice sociosanitaria
Forte richiesta
Il concorso si svolge a San Gallo, nell’ambito della Fiera della Formazione della Svizzera orientale. Alcuni adolescenti con in mano degli opuscoli si fermano a guardare. Quello di operatori sociosanitari è il terzo degli apprendistati maggiormente scelti dai giovani in Svizzera, dopo quelli di impiegati di commercio e professionisti IT. Eppure, secondo i dati dell’ultimo rapporto sul personale sanitario in SvizzeraCollegamento esterno, entro il 2025 il numero di OSS diplomati coprirà solo il 56% della domanda. Una situazione dovuta in gran parte all’invecchiamento della popolazione nel paese.
“L’interesse c’è, ma il reclutamento non è facile, perché la professione richiede determinate competenze”, spiega Marlise Willareth. D’altra parte ci sono condizioni difficili, quali il lavoro a turni e una paga mediocre per la Svizzera, con circa 4’000 franchi al mese. Inoltre la professione è ancora vista dalla maggioranza come “prettamente femminile”, senza molto prestigio.
Nonostante gli ostacoli, il numero di candidature per i posti di formazione dimostra che si tratta di una professione attraente, obietta Urs Sieber, segretario generale dell’associazione di categoria OdASantéCollegamento esterno. A suo parere, le sfide principali sono creare opportunità di formazione sufficienti e trovare i candidati giusti.
“Ogni anno, la domanda di posti di tirocinio è superiore all’offerta”, sottolinea. “Potremmo occupare ogni posto con uno o due candidati ben qualificati. Se la professione avesse davvero una brutta immagine, ciò non accadrebbe”.
Come valutare?
Torniamo dove si sta svolgendo il concorso. Rahel Pomaro è uscita dalla stanza per andare a prendere qualcosa. “Ti ricordi come ha detto di chiamarsi? Non ho sentito molto bene”, chiede un paziente all’altro. “No”, risponde il suo compagno di stanza. “Lo ha detto troppo piano”. I giudici di gara scrivono annotazioni nelle loro schede.
Anche il modo di trattare i pazienti e l’interazione personale sono elementi fondamentali del lavoro. In un primo momento sono stati sollevati dubbi sul fatto che tali competenze potessero essere valutate nel concorso. “Molti hanno detto che non è possibile verificarle poiché per farlo si dovrebbero coinvolgere i pazienti. Invece è assolutamente possibile”, sostiene Marlise Willareth. “È una questione di rapporti, di come è organizzata l’operatrice sociosanitaria e di come si relaziona con i pazienti”.
Alexandra Najer sa cosa attende ora la campionessa di quest’anno, poiché ha gareggiato a livello internazionale a San Paolo del Brasile lo scorso anno, dopo aver vinto il primo Campionato svizzero della professione di OSS.
L’attrezzatura in Brasile era diversa, gli attori che interpretavano i pazienti parlavano solo inglese, non tedesco. Inoltre si doveva affrontare una sola situazione che riguardava un “paziente” affetto da demenza che vedeva uomini immaginari, racconta Alexandra Najer. Il tutto si svolgeva su un palcoscenico sotto gli occhi di un vasto pubblico e di una giuria internazionali.
È stata una grande sfida. Ma la giovane pensa che sia stata pagante. “Ho acquisito molta fiducia in me stessa”, dice. “Ora, alzarmi e parlare di fronte alla gente non è più un problema per me”.
Oggi, Alexandra Najer sta mettendo a profitto tali competenze: fa da guida a gruppi di potenziali apprendisti che visitano il padiglione durante il concorso. La ragazza si impegna al massimo per mettere in luce il prestigio della professione di OSS e mettere la carriera in primo piano nelle menti dei giovani, dice Urs Sieber.
“A volte combattiamo con la nostra immagine e con questo campionato stiamo cercando di dimostrare che si tratta di una professione attraente con tante opzioni”.
(Traduzione dall’inglese e adattamento: Sonia Fenazzi)
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