Gli expat apprezzano la sicurezza svizzera ma meno la gente del luogo
Nel paradiso degli expat, la sicurezza è di livello svizzero, le possibilità di svago sudafricane, gli insegnanti finlandesi e i vicini messicani. Nell'inferno degli expat, la sicurezza è di livello sudafricano, le possibilità di svago finlandesi, gli insegnanti messicani e i vicini svizzeri.
Questi sono solo alcuni dei risultati del sondaggio Expat Insider 2017, pubblicato mercoledì da InterNations, la «più grande rete di expat a livello mondiale». Per essere del tutto onesti, alcuni dei paesi menzionati sopra erano tra i peggiori o i migliori delle rispettive categorie, ma non i peggiori o i migliori in assoluto.
Quando nel 2014 è stata pubblicata la prima edizione del sondaggio Expat Insider, la Svizzera si era posizionata al quarto posto come paese migliore. In seguito ha perso punti arrivando al 14° e poi al 31° posto. Il suo declino si è stabilizzato e quest’anno ha raggiunto il 27° posto. Un risultato sorprendentemente basso per un paese che solitamente è tra i migliori al mondo in altri sondaggi di questo tipo.
Le destinazioni degli expat: i vincitori e i perdenti del 2017
Le prime dieci destinazioni preferite dagli expat nel 2017 sono: Bahrain, Costa Rica, Messico, Taiwan, Portogallo, Nuova Zelanda, Malta, Colombia, Singapore e Spagna.
Le peggiori dieci sono Turchia, India, Qatar, Ucraina, Italia, Arabia Saudita, Brasile, Nigeria, Kuwait e Grecia (65° e ultimo posto).
Altri risultati: Germania (23), Francia (38), Stati Uniti (43), Gran Bretagna (54).
«Per quanto riguarda il nostro indice di sicurezza, la Svizzera è la numero uno», spiega a swissinfo.ch Malte Zeeck, il fondatore tedesco e co-CEO di InterNations. «L’indice definisce come le persone si sentono a livello di sicurezza personale e quanto pacifico e stabile politicamente è un paese».
Zeeck spiega che la Svizzera raggiunge anche un punteggio molto alto (terzo posto) per quando riguarda la sicurezza dell’impiego: gli expat considerano la situazione lavorativa molto stabile. Altri aspetti molto apprezzati sono la posizione centrale e l’infrastruttura dei trasporti pubblici.
I problemi iniziano quando si parla sentirsi benvenuti in Svizzera e di fare amicizie. «La Svizzera raggiunge risultati molto bassi in questo campo», conferma Zeeck. «Quest’anno si è posizionata al 61° posto su 65 paesi. È sempre stata negli ultimi dieci anche nelle edizioni passate».
È difficile attaccare bottone
Gli expat che vivono in Svizzera faticano a trovare elementi positivi per descrivere la popolazione locale: considerano gli svizzeri riservati (78%), freddi (57%), tradizionali (64%) e poco dinamici (54%).
Quasi sette expat su dieci (68%) dicono che è difficile farsi amici tra la popolazione locale. Si tratta quasi di 30 punti percentuali in più rispetto alla media globale. «La Svizzera è tra i tre peggiori paesi insieme alla Danimarca e alla Svezia», sottolinea Zeeck.
Per favorire l’integrazione dei cosiddetti ‘expat’, molte grandi aziende hanno messo in piedi dei programmi speciali:
Solo la metà dei partecipanti al sondaggio ha assegnato un punteggio favorevole alla gentilezza della popolazione locale: si tratta di 20 punti percentuali in meno rispetto alla media mondiale. Secondo un partecipante proveniente dagli Stati Uniti: «Gli svizzeri sono molto riservati, sono gentili ma non cercano per forza amici».
Anche Zeeck ne ha fatto l’esperienza personale mentre era studente in economia all’Università di San Gallo. «È molto difficile farsi amici tra gli svizzeri perché spesso restano tra di loro. Ancora di più nelle città dove non è facile crearsi una rete di amici locali come straniero», spiega il CEO di InterNations.
«Gli studenti svizzeri che erano a San Gallo andavano a casa ogni fine settimana per incontrare i loro amici ed erano molto meno aperti a conoscere e trascorrere tempo con gli studenti internazionali dell’università».
Problemi di lingua
E per di più, nonostante sei immigrati su dieci (61%) parlino la o le lingue locali abbastanza bene, compreso l’11% che è di lingua madre, alcuni hanno difficoltà a causa dei dialetti locali parlati nella Svizzera tedesca.
Solo il 22% degli expat in Svizzera considera la o le lingue locali facili da imparare, rispetto alla media globale del 33%. «Parlano svizzero tedesco, che è tutta un’altra cosa rispetto al tedesco. Nemmeno i tedeschi di lingua madre li capiscono», racconta un intervistato statunitense.
Zeeck è completamente d’accordo: «ho percepito una certa resistenza verso i tedeschi che vivono in Svizzera. Forse è anche un problema dovuto alla lingua, visto che per gli svizzeri non è facilissimo parlare il tedesco che è decisamente un’altra lingua rispetto allo svizzero tedesco».
L’isolamento da parte della popolazione locale ha come conseguenza che la maggior parte degli expat (52%) ha amici stranieri. Sicuramente queste sono buone notizie per InterNations!
«Abbiamo effettivamente diverse comunità a Zurigo, Ginevra, Berna, Basilea, San Gallo e Zugo», conferma Zeeck. «Le nostre comunità sono composte da circa il 70% da expat e il 30% da popolazione locale aperta alla comunità internazionale che parla inglese ed è interessata a incontrare stranieri. Spesso hanno vissuto anche loro all’estero o stanno pianificato di trasferirsi in un altro paese».
Stipendi alti, costi alti
Non ci sono solo lamentele rispetto ai costi elevati della Svizzera. Gli expat ammirano l’economia elvetica, solo l’1% dei partecipanti al sondaggio ha indicato un elemento negativo in tale senso. Nella media mondiale, si tratta di un quarto degli intervistati. Ben il 58% afferma che l’economia svizzera è molto buona.
Oltre tre quarti degli expat con un lavoro (77%) dice che guadagna di più di quanto guadagnerebbe nel suo paese di origine e il 44% afferma che guadagna molto di più.
Anche i dati confermano queste indicazioni: in Svizzera, il 57% degli expat dichiara un’entrata lorda per economia domestica di 100’000 dollari USA (96’650 franchi) e il 14% arriva a 200’000 dollari o oltre. Si tratta di risultati quasi tre volte superiori alla media mondiale del 21% e rispettivamente del 5%.
Ma d’altra parte, la Svizzera resta un paese caro per gli expat posizionandosi penultima nell’indice costo della vita. Quasi tre quarti degli intervistati (73%) valutano questo fattore negativamente.
«Il costo della vita è molto elevato, anche se si considerano i salari alti», si lamenta un partecipante al sondaggio ungherese. Molti hanno valutato negativamente i costi di alloggio (67%), sanità (50%) e assistenza all’infanzia (71% dei genitori).
Tuttavia, nonostante i costi elevati, quasi sette expat su dieci (69%) si dichiarano generalmente soddisfatti della loro situazione economica in Svizzera. Ben il 78% afferma di avere abbastanza o più che abbastanza per coprire i bisogni. La Svizzera raggiunge così un rispettabile 26° posto nell’indice finanze personali.
A ciò si aggiunge il fatto che, vista l’insicurezza generale, la Svizzera è un buon paese per chi cerca sicurezza e stabilità. Il paese ha uno dei percenti più alti di stranieri al mondo (25%) eppure il 97% degli intervistati si dichiara sicuro. Si tratta di 18 punti percentuali in più rispetto alla media mondiale.
Quest’anno, la Svizzera ha raggiunto un risultato decisamente migliore nella categoria sicurezza personale. Nel 2016 non era tra i primi dieci, nel 2017, invece, si è posizionata al terzo posto. Un partecipante al sondaggio del Kenya spiega: «i miei figli cresceranno in un ambiente sicuro e impareranno diverse lingue. Lo trovo decisamente un punto positivo».
Il sondaggio Expat Insider
Il sondaggio Expat Insider del 2017 è stato condotto online da InterNations tra il 20 febbraio e l’8 marzo 2017.
Al sondaggio hanno partecipato diversi tipi di espatriati: persone dislocate all’estero (che sono gli expat classici, ovvero impiegati che lavorano per la stessa azienda in un altro paese), persone che vivono e lavorano all’estero per varie altre ragioni, membri della rete InterNations ed expat in generale. Hanno partecipato 12’519 persone, provenienti da 166 nazioni che vivono in 188 paesi o territori diversi.
L’apprezzamento globale è stato suddiviso in cinque categorie: qualità di vita, facilità nello stabilirsi nel nuovo paese, lavorare all’estero, vita familiare e situazione finanziaria personale.
Il 56% dei partecipanti era di sesso femminile, il 65% in coppia, il 74% senza figli a carico nel paese estero, l’83% con un diploma universitario. L’età media era di 43,5 anni.
Traduzione di Michela Montalbetti
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