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“Non si deve eccedere nella protezione” di persone diversamente abili

La protezione di persone diversamente abili è necessaria, ma eccedere in questa protezione, di fatto significa restringere le loro libertà, sottolinea Pro Infirmis. Keystone / Samuel Truempy

In Svizzera, circa 1,7 milioni di persone sono portatrici di handicap. Da un secolo, Pro Infirmis si adopera per sostenerle e consigliarle. Considerate emarginate all'inizio del XX secolo, le persone con disabilità sono ora meglio integrate nella società, ma il lavoro non è affatto finito.

La principale organizzazione svizzera per i disabili è stata fondata il 31 gennaio 1920 ad Olten, nel cantone di Soletta. All’epoca si chiamava “Associazione svizzera per anormaliCollegamento esterno“. Un nome che la dice lunga sul cammino percorso nel modo di considerare e di accompagnare queste persone.

La missione dell’organizzazione è però rimasta invariata da cento anni: sostiene e consiglia le persone con disabilità. In un secolo, ci sono stati molti progressi, ma molti altri devono ancora essere compiuti, dice il presidente di Pro InfirmisCollegamento esterno Adriano Previtali.

swissinfo.ch: Di che genere di disabilità si occupa la vostra organizzazione?

Adriano Pervitali: Pro Infirmis si occupa di tutti i tipi di disabilità: fisica, mentale e psichica. Negli ultimi vent’anni abbiamo sviluppato soprattutto il sostegno della disabilità psichica, che era stata a lungo trascurata. Questo campo è diventato una parte molto importante del nostro lavoro.

“Ci saranno sempre persone malate e si devono adottare regole di funzionamento che permettano la loro integrazione.”

Come è evoluto l’handicap in Svizzera nell’ultimo secolo?

È soprattutto il concetto di disabilità che è evoluto nel tempo. Cento o anche solo 50 anni fa, semplicemente non esisteva. Le persone con disabilità erano considerate malate e deviate rispetto alla norma. Pertanto, dovevano essere collocate in istituzioni per proteggere la società.

A poco a poco, è apparso il concetto di invalidità, con l’introduzione della relativa assicurazione (AI). Non esisteva più solo il concetto di malattia, ma anche quello di una incapacità di lunga durata, che dava diritto alle prestazioni dell’AI. Infine, negli anni ’80, è apparso il concetto di disabilità ed è stato introdotto a livello internazionale dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS).

È più in linea con la realtà: non è solo una incapacità individuale, ma un problema sociale. Ci saranno sempre persone malate e si devono adottare regole di funzionamento che permettano la loro integrazione.

Vent’anni fa, Pro Infirmis ha intrapreso un cambio di paradigma attraverso le sue campagne (qui, la campagna del 2019), mostrando le persone con disabilità come individui che conducono vite autodeterminate e rivendicano i propri diritti. Pro Infirmis



La Svizzera come può migliorare la presa a carico della disabilità?

Trent’anni fa, l’handicap era ancora fonte di stigma. Adesso siamo in una fase in cui abbiamo raggiunto dei risultati, ma abbiamo bisogno di un nuovo impulso per non stagnare. Le mentalità devono ancora evolvere. La presenza delle persone con disabilità deve essere rafforzata nella formazione, nel mondo del lavoro, nella vita sociale in senso ampio, nella vita politica e culturale.

Sono già stati realizzati molti progressi, ma c’è ancora un grande potenziale di miglioramento. Occorre inoltre creare strutture per fornire un maggiore sostegno ai familiari che prestano cure e assistenza. Anche l’invecchiamento della popolazione sarà una delle principali sfide dei prossimi anni. Dovranno essere mobilitate risorse per garantire un quadro di accoglienza alle persone che alla fine della loro vita si ritroveranno in una situazione di dipendenza.

“La presenza delle persone con disabilità deve essere rafforzata nella formazione, nel mondo del lavoro, nella vita sociale in senso ampio, nella vita politica e culturale.”

Pro Infirmis afferma anche di voler combattere i “fastidiosi stereotipi” legati alle persone con disabilità. Di che stereotipi si tratta?

Sono dei cliché talmente radicati nella nostra cultura che non li notiamo nemmeno più. Per esempio, una persona con disabilità è associata alla povertà, ma molte persone con disabilità non sono affatto povere e partecipano alla creazione di ricchezza. Anche l’idea che una persona con disabilità sia meno produttiva di qualcun altro è diffusa, mentre in realtà può essere molto produttiva.

Si pensa anche che le persone portatrici di handicap psichici o mentali debbano essere protette. Tuttavia, non si deve eccedere nella protezione. In Svizzera, diverse decine di migliaia di persone non possono esercitare il diritto di voto a causa della loro malattia psichica, eppure alcune di loro sarebbero benissimo in grado di votare.

Inoltre, si proteggono certe persone per quanto riguarda la loro vita sentimentale, il che equivale a impedire loro di avere una vita affettiva o sessuale. Obiettivamente, ci sono persone con disabilità che hanno bisogno di protezione, ma altre sono in grado di vivere la loro vita sessuale o di votare liberamente.

Disabilità in Svizzera

Secondo diverse fonti disponibili, si stima che in Svizzera vi siano circa 1,7 milioni di persone con disabilità. Di costoro, il 27% può essere considerato gravemente handicappato. È il caso delle persone che vivono in case o in istituzioni specializzate: per loro, la vita indipendente in casa non sembra più possibile o perlomeno troppo difficile.

È difficile determinare con precisione il numero di bambini con disabilità proprio perché dipende dalla definizione e dal grado di gravità considerato. Circa diecimila bambini sembrano confrontati con un handicap significativo, e circa altri 44mila presentano un handicap più lieve.

Fonte: Ufficio federale di statisticaCollegamento esterno

(Traduzione dal francese: Sonia Fenazzi)

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