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Conteggio dei femminicidi, una sfida di importanza mondiale

femmes posant des bougies lors d un rassemblement contre les féminicides
Veglia per commemorare le vittime di femminicidio in Svizzera. Losanna, novembre 2016. © Keystone / Leo Duperrex

A causa della carenza di dati affidabili, i femminicidi restano un fenomeno sottovalutato nella maggior parte dei Paesi. Le Nazioni Unite (ONU) hanno adottato a inizio marzo delle raccomandazioni per contare statisticamente questi crimini. L'idea, condivisa dalla Svizzera, è che non si può combattere ciò che non si riesce a misurare.

Sono stati molti i media svizzero-francesi a usare la parola “femminicidio”, per descrivere il caso di un uomo ginevrino sotto processo per aver pugnalato a morte la sua compagna”. Femminicidio o suicidio? Due versioni contrapposte” ha scritto per esempio Le Temps, mentre Léman Bleu ha scelto di parlare della vicenda come del “Femminicidio di Chêne-Bourg”. In Francia, la latitanza di un “poliziotto sospettato di femminicidio” è recentemente finita sulle prime pagine.

Il termine “femminicidio” si sta facendo strada nel lessico quotidiano da qualche anno. Il vocabolo è entrato per la prima volta in un dizionario francese nel 2015. Prima, i media avrebbero probabilmente parlato di “omicidio di una donna da parte del compagno” o di “crimine passionale””. La transizione linguistica è tutt’altro che banale; sottolinea che le vittime sono state uccise perché erano donne e che a monte del loro omicidio c’è un problema a livello sociale.

Un tempo considerato un termine dell’attivismo poiché utilizzato dai movimenti femministi, il concetto di femminicidio, ovvero l’omicidio di una donna o di una ragazza in quanto tali, è oggi riconosciuto dall’ONU come “la manifestazione più estrema e brutale della violenza nei confronti delle donne”. La comunità internazionale si è posta l’obiettivo di sradicare questo fenomeno che colpisce “tutti i Paesi”, ma inciampa nelle difficoltà che comporta quantificarlo e misurarlo in modo corretto.

Chi mostra scetticismo ritiene che si tratti di una nozione priva di senso e che il termine “omicidio” basti. Spesso, la definizione coincide con quella di omicidio coniugale. Alcuni collettivi femministi rivendicano dal canto loro un’accezione molto più ampia che contempli anche gli atti involontari (per esempio, i decessi legati ad aborti clandestini) come femminicidi.

Le difficoltà nel mettersi d’accordo su una definizione hanno avuto finora come corollario una carenza di statistiche internazionali affidabili e armonizzate. Tutte le organizzazioni impegnate nella lotta contro la violenza sulle donne sottolineano l’importanza cruciale di disporre di dati di qualità. “Conoscere le motivazioni e le circostanze […] può aiutare i Governi a proteggere meglio le potenziali vittime, a punire gli autori e a dissuaderli”, sottolinea l’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE).

Quando gli stereotipi di genere spingono a uccidere

L’ONU sta tentando di fare ordine nella questione. La sua Commissione statistica ha approvato il 4 marzo un “nuovo quadro statistico mondiale per misurare i femminicidiCollegamento esterno“, frutto di tre anni di lavoro. In occasione della presentazione del documento, la direttrice esecutiva dell’Ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile (UN Women), Sima Bahous, ha riassunto la posta in gioco in questo modo: “l’assenza di dati costituisce un ostacolo importante alla lotta [contro i femminicidi]. Possiamo agire meglio su ciò che possiamo misurare”.

Il nuovo standard ha diversi obiettivi: “Definire statisticamente i femminicidi nel modo più esaustivo possibile”, “incoraggiare le autorità nazionali a produrre questi dati” e “fornire loro delle linee guida per farlo”, spiega a SWI swissinfo.ch Enrico Bisogno, responsabile della sezione Sviluppo e diffusione dei dati presso l’Ufficio delle Nazioni unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (UNODC). Il suo gruppo di lavoro ha elaborato le raccomandazioni in collaborazione con UN Women.

Il primo pilastro consiste nel definire una volta per tutte i femminicidi. Non tutti gli omicidi di donne e ragazze lo sono, precisa subito l’ONU. Il femminicidio deve essere intenzionale e avere una dimensione di genere. La “motivazione legata al genere” non si riferisce esclusivamente al movente particolare dell’autore del crimine, ma anche a cause profonde, e sociali.

Il documento cita ad esempio “l’ideologia […] del privilegio dell’uomo sulla donna, le norme sociali sulla mascolinità” o ancora il “bisogno […] di far rispettare i ruoli di genere”. “Questi fattori possono far scattare la violenza degli autori quando il comportamento di una donna è percepito come non conforme”.

Gli indicatori del femminicidio

Il secondo pilastro verte sullo stabilire dei criteri che permettano di oggettivizzare l’influenza di genere. Questa caratteristica determinante dei femminicidi è anche la più difficile da misurare. Attualmente, l’UNODC raccoglie le cifre sulla violenza domesticaCollegamento esterno nei singoli Paesi e questi dati sono il punto di riferimento per i confronti internazionali: sono i numeri, infatti, che permettono di meglio avvicinarsi a una rappresentazione del fenomeno.

La maggior parte degli omicidi di donne commessi nella sfera privata sono, in effetti, dei femminicidi. Quelli perpetrati in una relazione di coppia “sono spesso legati al bisogno di affermare il controllo maschile”, sottolinea l’ONU nel suo documento. Quando sono commessi da altri membri della famiglia, si tratta spesso di crimini d’onore o legati alla dote, quindi “radicati nelle norme sociali e culturali”.

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Ma l’UNODC riconosce al contempo i limiti di questi dati. Per i Paesi che tentano già di misurare i femminicidi, gli indicatori e le variabili utilizzate variano considerevolmente. In più, certi Paesi comunicano dati lacunosi e molti non forniscono nessuna statistica.

“Per certi Paesi meno sviluppati produrre statistiche, anche parziali, richiede molto sforzo; le teniamo comunque in considerazione perché bisogna soppesare gli interessi tra l’ideale, che sarebbe l’applicazione dei nostri standard ovunque, e la realtà”, ammette Bisogno.

Soprattutto, molto probabilmente queste cifre sottovalutano il fenomeno dato che, su scala globale, solo il 60% di tutti gli omicidi di donne sono commessi nella sfera privata, indica.

A livello mondiale, 81’000 donne e ragazze sono state uccise nel 2020, 47’000 delle quali nella sfera privata. Si tratta di una ogni undici minuti, secondo i dati dell’UNODC.

Presupponendo che le statistiche sulla violenza domestica nascondano una parte considerevole del fenomeno dei femminicidi, gruppi di ricerca e media hanno iniziato a monitorare in maniera indipendente questi crimini.

In Svizzera, il lavoro condotto dal 2020 da Stop FemizidCollegamento esterno è regolarmente riportato nei media. tra gli altri, si può anche citare Femicide CensusCollegamento esterno nel Regno Unito, il conteggio effettuato in Francia dal giornale LibérationCollegamento esterno, l’organizzazione Casa delle donne per non subire violenzaCollegamento esterno in Italia, feminicidio.netCollegamento esterno in Spagna, il blog Stop féminicideCollegamento esterno in Belgio, femicid.netCollegamento esterno in Russia, etc.

Tuttavia, ognuna di queste iniziative private applica il proprio metodo. Alcune fanno la scelta di contare tutte le donne uccise da uomini, indipendentemente dalle circostanze, aspetto che l’UNODC giudica inappropriato.

Le nuove direttive dell’ONU auspicano che si continui a considerare gli omicidi di donne nella sfera domestica come femminicidi e raccomandano di tenere in considerazione, in aggiunta, otto caratteristiche – legate al contesto del crimine o al modus operandi – utilizzate per indicare la dimensione di genere in un crimine.

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L’ONU spera che gli Stati, ma anche la società civile, introducano questo standard statistico. Anche se sono fortemente invitati a farlo, nulla li obbliga. Comunque sia, “non è qualcosa che accadrà dall’oggi al domani”, afferma Bisogno.

“Sappiamo che i Paesi necessiteranno di un periodo di adattamento e di risorse, anche finanziarie, dato che dovranno cambiare il modo in cui raccolgono le informazioni presso la polizia e la giustizia”, prevede lo specialista di statistica dell’UNODC. L’organizzazione assisterà i Paesi in questa fase.

E la Svizzera?

Membro dal 2018 della Convenzione di IstanbulCollegamento esterno sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne, la Svizzera si posiziona nel mezzo delle statistiche europee. Con 0,48 su 100’000, il tasso di donne uccise nell’ambito di una relazione di coppia o familiare è più basso che in Finlandia o in Germania, ma è più alto rispetto alla Francia o all’Italia.

Benché il numero assoluto di omicidi sia basso, la proporzione di quelli commessi in seno a una relazione di coppia è elevata, circa il 40%, indica Sina Liechti, responsabile della comunicazione presso l’Ufficio federale per l’uguaglianza fra donna e uomo (UFUCollegamento esterno).

Un recente studioCollegamento esterno commissionato dal Governo svizzero mostra che una schiacciante maggioranza degli omicidi di questo tipo sono commessi da uomini (90%) e le vittime sono donne (96%). Le cifre sono rimaste stabili nel corso degli ultimi 25 anni nonostante una riduzione generale di tutti gli altri tipi di omicidio.  

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L””analisi di genere delle morti violenteCollegamento esterno“, pubblicata nel 2016 da Small Arms Survey, un’ONG con sede a Ginevra, sottolineava come la Svizzera fosse uno dei rari Paesi sviluppati a manifestare un tasso di omicidi – di ogni tipo – di donne superiore a quello degli uomini. È vero ancora oggi.

In questi ultimi anni, la Confederazione si è dimostrata una buona allieva fornendo statistiche di poliziaCollegamento esterno (utilizzate per la compilazione del grafico qui sopra) che distinguono gli omicidi di donne commessi nella sfera privata, il sesso delle vittime e degli autori, precisando la relazione tra loro. Sotto questo aspetto sono già in linea con gli standard dell’UNODC finora presi come riferimento.

Per ciò che riguarda il nuovo quadro, la Svizzera lo “approva di maniera generaleCollegamento esterno” ritenendo che “un approccio statistico comune debba essere definito per permettere i confronti e aiutare una procedura decisionale basata sulle prove”. Resta tuttavia da sapere come passare dai principi alla realtà. Un allineamento alle raccomandazioni dell’ONU ha implicazioni giuridiche e pratiche che devono ancora essere analizzate, scrivono i differenti servizi interessati dell’Ufficio federale di statistica (UST), contattati da SWI swissinfo.ch.

“La Confederazione e le polizie cantonali sono sensibili alla questione e dovranno trovare delle soluzioni per permettere di identificare e descrivere il fenomeno nel suo insieme”, afferma l’UST. Ciò implicherebbe un lavoro di sensibilizzazione nonché mezzi che arrivino fino alla scena del crimine, in modo da adattare il metodo con cui le polizie raccolgono e descrivono gli elementi contestuali dei femminicidi. È troppo presto per dire se ciò sarà tecnicamente e materialmente possibile. Un lavoro in tal senso è previsto quest’anno.

La Svizzera ha lanciato nel 2019 un’inchiesta complementare su tutti gli omicidi che dovrebbe durare fino al 2024. L’obbiettivo è scoprire d più sulle condizioni di vita delle vittime e dei sospettati, così come sulle circostanze dei crimini.

Nell’ambito dell’inchiesta, è stato creato uno speciale questionario che permette ai funzionari di polizia di raccogliere diverse informazioni supplementari – per esempio sulla situazione professionale delle persone o su violenze preesistenti. I risultati saranno utilizzati per la prevenzione dei femminicidi, indicano gli uffici federali contattati da SWI swissinfo.ch. In ogni caso l’inchiesta mostra già che la raccolta di informazioni sul contesto socioculturale dei crimini è possibile e che la volontà politica di affrontare il tema esiste.

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Dibattito
Moderato da: Pauline Turuban

Quali misure sarebbero efficaci per lottare contro i femminicidi?

Pensate ci siano misure particolari per contrastare “la manifestazione più estrema della violenza sulle donne”?

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