Il più grande fan di Chaplin lo fa vivere nella memoria in India
Ashok Aswani è il più grande fan di Charlie Chaplin? Giudicate voi stessi, dando uno sguardo alla sfilata annuale che il 67enne indiano organizza in onore del grande regista e attore, come pure alla sua visita nella casa svizzera di Chaplin.
Nel 1966, Ashok Sukhumal Aswani si stava recando al lavoro quando vide un poster del celeberrimo film muto di Chaplin, “La febbre dell’oro”. Comprò un biglietto per il cinema e il film gli piacque talmente tanto che lo guardò di nuovo, dimenticandosi completamente del lavoro. Così fu licenziato.
Sette anni dopo, decise di commemorare l’anniversario della nascita di Chaplin, il 16 aprile, con una torta di compleanno e una piccola festa in famiglia. Nel corso degli anni, la celebrazione si è trasformata in una sfilata in omaggio all’attore ad Adipur, con un centinaio di partecipanti.
“Allora qui, la maggior parte delle persone non sapeva nemmeno chi fosse, pensava che il suo nome fosse Charlie Champion”, rammenta Aswani.
La sfilata ha dato notorietà alla città nel Gujarat, lo Stato nell’India occidentale, dove ogni anno i festeggiamenti attirano l’attenzione dei media.
Quasi senza alcun finanziamento, la sfilata annuale va avanti, superando vari ostacoli. Aswani spende di tasca propria circa 100mila rupie indiane (circa 1’507 franchi svizzeri) per la sfilata e più o meno la stessa somma per ospitare i visitatori che giungono da fuori città, poiché li considera suoi ospiti.
Quattro anni fa Aswani ha registrato ufficialmente la Charlie Chaplin Foundation per raccogliere fondi per la sfilata.
“Pur avendo formato questa fondazione, nessuno ha donato nemmeno una rupia. Dobbiamo spendere per acqua, cibo, DJ, luci, costumi, cappelli, bastoni, noleggio della sala. Ogni anno tanti cappelli e costumi non vengono restituiti oppure sono danneggiati”, dice.
Aswani paga tutto con quel che guadagna come medico ayurvedico.
Mentre gli abitanti sono fiduciosi nei poteri curativi di Aswani, egli crede che Chaplin lo aiuti ad alleviare la sofferenza.
“Quello che sia Dio sia Charlie fanno è insegnare all’uomo comune come vivere”, dice Aswani. “Gli insegnano come ridere, aumentare il suo potere di volontà, come sopportare la sofferenza e andare avanti. Ecco perché credo tanto in lui”, afferma.
Sogno svizzero
Grazie a una campagna di crowdfunding dell’artista spagnola Cristina de Middel (che ha visitato la sfilata nel 2016), Aswani ha potuto visitare la città svizzera di Vevey, dove Chaplin ha trascorso gli ultimi anni in esilio. Cristina de Middel era invitata a esporre la sua opera sul tema Chaplin al Festival Images di festival nella città sul lago Lemano, lo scorso settembre, e Aswani ha colto al volo l’occasione di andare sulle tracce del suo eroe in Svizzera e di intrattenere la folla.
“Ho i brividi quando penso alla mia visita in Svizzera”, dice Aswani. “Non ho parole per descrivere come mi sono sentito, tranne che ero in trance”.
Il 67enne indiano ha visitato il museo Chaplin perfettamente travestito da Charlot e si è compiaciuto delle reazioni positive di altri visitatori. È stata un’esperienza entusiasmante trovarsi nel suo “mondo dei sogni”. Aswani ricorda come ha toccato tutti gli oggetti della casa di Chaplin, immaginando il loro legame con il suo eroe.
Si è sentito particolarmente sopraffatto dall’emozione quando si è seduto sul letto di Chaplin: così è scoppiato a piangere. “I miei occhi pieni di lacrime e il mio stato emotivo ha fatto piangere anche due visitatrici”, racconta.
Aswani è stato ispirato dalla sua visita al museo Chaplin ed è più motivato che mai per creare una mini versione ad Adipur, denominata “Charlie Bhavan”. L’edificio ospiterà un piccolo museo, performance e spazi didattici, nonché alloggi per ammiratori e artisti. Ha già acquistato un terreno e, nonostante gli ostacoli finanziari, sogna il giorno in cui ad Adipur poserà la prima pietra della sede del centro Chaplin.
“Fare spuntare un sorriso sul viso di qualcuno è molto difficile, ma se si continua a provare, un giorno si sarà sicuramente ricompensati”, afferma.
(Traduzione dall’inglese: Sonia Fenazzi)
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