« Uno tsunami di disperati sta per abbattersi sull’Europa »
Di passaggio a Lugano, il patriarca della Chiesa cattolica greco-melchita, con sede a Damasco, ha lanciato un grido d’allarme: la guerra in Siria “minaccia la coesistenza dei popoli” e le divisioni dell’Occidente rischiano di rafforzare il potere degli islamisti radicali. Gregorio III Laham ha invitato i vescovi svizzeri ad organizzare una conferenza episcopale per riportare la pace in questa culla della cristianità.
«Un vero tsunami sta per abbattersi sull’Europa, quello di tutti i disperati e perseguitati che fuggono la guerra e la strategia del terrore attuata dallo Stato Islamico», ha dichiarato il patriarca Gregorio III Laham, che nel 2001 aveva accolto Papa Giovanni Paolo II a Damasco e l’aveva fatto entrare in una moschea – una prima nella storia della Chiesa cattolica.
Ospite al Collegio Pio XII a Lugano per una conferenza sulla situazione dei cristiani in Medioriente, organizzata dall’associazione “Cristiani senza frontiere”, Gregorio III Laham ha lanciato un grido d’allarme: «Per frenare un flusso che diverrà un vero pericolo per l’Europa laica, uno tsunami al quale non siete preparati, cristiani e musulmani moderati di tutto il mondo devono unirsi per riportare la pace. Soltanto una coalizione internazionale e interreligiosa potrà essere più efficace delle bombe. Dobbiamo esserne consapevoli!»
Gregorio III Laham, siriano nato in Libano e alla testa della Chiesa cattolica greco-melchita dal 2000, ha ricordato l’importanza della Siria nella storia del cristianesimo, la cui culla si trova a Damasco. Ha sottolineato che il governo Assad ha sempre garantito la libertà di culto ai cristiani di Siria. Oggi però l’avanzata dello Stato Islamico e di altri gruppi islamisti radicali minaccia la vita dei suoi correligionari soprattutto ad Aleppo ed ad Homs, due città attualmente sotto l’assedio delle truppe dell’ISIS.
«La coesistenza tra i popoli è minacciata »
«Tanti cristiani sono stati massacrati ad Homs e nel nord-est della Siria, dove 33 villaggi abitati dai nostri fratelli aramaici sono appena stati rasi al suolo. Molte chiese sono state distrutte. Dall’inizio della guerra civile, cinque anni fa, possiamo affermare che soltanto un miracolo ci ha tenuti in vita. Il miracolo della nostra straordinaria fede lungo questo cammino di croce».
Ma Gregorio III non si preoccupa soltanto per i cristiani del Medioriente. La sua solidarietà si rivolge anche ai musulmani moderati che vivono in uno stato di terrore: «In Medioriente ogni essere umano è minacciato. Viviamo una sorta di terza guerra mondiale e dobbiamo agire fianco a fianco per porre fine ad una tragedia che può avere ripercussioni su tutta l’Europa e sul mondo intero. La coesistenza tra i popoli è minacciata, così come le prospettive per le generazioni future e l’avvenire di tutta la regione».
Un appello ai vescovi svizzeri
Secondo Gregorio III, la comunità internazionale si è finora rivelata «incapace» di vincere i «takfiri, estremisti barbari ed inumani probabilmente sostenuti da alcuni Stati occidentali».
Dall’inizio della guerra civile in Siria, nel 2011, sono state uccise oltre 250’000 persone, di cui 3000-4000 cristiani.
Oltre 4 milioni di siriani sono fuggiti dal paese e hanno trovato rifugio nei paesi vicini, soprattutto Libano e Giordania, e in Europa.
Negli ultimi cinque anni, la Siria è stata teatro di crimini contro l’umanità, ha denunciato l’ex procuratrice ticinese Carla Del Ponte, incaricata dall’ONU di far luce su questi massacri.
Ha quindi deciso di chiedere ai vescovi svizzeri e europei di mobilitare le loro Chiese a fianco dell’Islam moderato, per aiutare i siriani di ogni confessione ed di ogni partito e porre fine alla guerra.
«Soltanto il ritorno della pace potrà arginare il flusso migratorio che sta per minacciare tutte quante le comunità. In caso contrario, la violenza e il terrorismo distruggeranno sia l’Oriente che l’Occidente».
Gregorio III ha poi caldamente ringraziato la Svizzera e l’Europa «per l’accoglienza riservata ai Siriani in fuga». E ha ribadito che «tutte le chiese del Medioriente hanno bisogno di essere sostenute dai loro fratelli cristiani in Europa e nel mondo, per poter consolidare, con la loro presenza e la loro testimonianza, il loro ruolo, la loro vocazione e la loro missione in Medioriente».
Accolto da un caloroso applauso, il patriarca del Medioriente ha concluso con queste parole: «Noi altri cattolici di rito melchita siamo arabi, ma non musulmani. Orientali, ma non ortodossi. Cattolici, ma non latini. E voglio ricordare che i cristiani sono perseguitati nel mondo intero e ciò che succede oggi in certi paesi dell’Africa nera è ancora peggiore di quanto stiamo vivendo noi nel Medioriente per mano dell’ISIS. Non dimentichiamo che la divisione del mondo occidentale rafforza ulteriormente il potere degli islamisti radicali!».
Costituitasi nello scorso ottobre a Lugano, l’associazione senza scopo di lucro intende lanciare iniziative per aiutare, sostenere ed accogliere in Svizzera i cristiani perseguitati nel mondo a causa della loro religione.
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