La tradizione ben custodita delle guide alpine di Zermatt riflette il carattere del Cervino e delle altre vette della valle, che dalla seconda metà dell’Ottocento attirano turisti in cerca di avventura.
Poche montagne raggiungono la perfezione architettonica del CervinoCollegamento esterno, che troneggia sopra Zermatt come un dente di dinosauro un po’ surreale. La sua forma caratteristica e le decine di altre vette di 4’000 metri della zona sono una potente calamita per turisti. Un’attrazione che permette di far vivere la piccola e affiatata comunità di guide alpine della località vallesana. Il gruppo, che ricorda una confraternita, conta meno di cento membri attivi ed è conosciuto per essere quasi inaccessibile per gli estranei.
Chiedete agli alpinisti svizzeri più noti: tutti risponderanno che il Cervino possiede una bellezza archetipica che lo rende semplicemente irresistibile. «Quando guardi la montagna, ti viene voglia di salire sulla vetta», afferma Roger SchäliCollegamento esterno, guida e alpinista professionista che ha aperto nuove vie d’arrampicata nel mondo intero.
Gli estranei non sono i benvenuti
Roger Schäli, che non è di Zermatt, rileva che per chi viene da fuori è molto difficile lavorare come guida. «Se non fai parte della famiglia di Zermatt, è complicato», dice. Le guide di Zermatt, per usare le sue parole, sono dei «supereroi in casa» siccome sono venerati sul loro territorio e conoscono la montagna a menadito, ciò che è molto importante per la sicurezza dei loro clienti.
«La cultura delle guide alpine ha una lunga e ricca storia a Zermatt, ma è pure una realtà molto elitista. Le guide sono molto protettive. In un certo senso è piuttosto positivo poiché si prendono molta cura delle loro risorse», osserva Matt CulbersonCollegamento esterno, una guida dalla solida esperienza che ha presieduto l’Associazione americana delle guide di montagna.
Nel corso degli anni, circa 500 persone hanno perso la vita sul versante svizzero del Cervino, 200 su quello italiano. Roger Schäli puntualizza però che gli incidenti che si verificano con delle guide sono pochi: la maggior parte succede durante le spedizioni non accompagnate.
Dimora di spiriti maligni
Gli agricoltori svizzeri avevano iniziato a sfruttare l’attrattiva turistica delle Alpi prima dell’impresa di Peter Taugwalder senior e junior, due guide svizzere, e dell’alpinista inglese Edward Whymper, unici superstiti della storica conquista del Cervino nel 1865.
Prima di quest’ascensione, la leggenda voleva che il Cervino fosse la dimora di spiriti maligni. Non poteva essere scalato. Alcune guide di Zermatt preferivano quindi evitarlo. Ma non tutte.
Alcune anime avventurose, come quella di Peter Taugwalder senior, agricoltore e guida alpina, riteneva che fosse possibile scalare la mitica montagna situata a cavallo tra Svizzera e Italia. Durante il periodo d’oro dell’alpinismo, il Cervino è diventato un trofeo assai ambito.
Il più anziano dei Taugwalder scelse di passare dalla Cresta dell’Hörnli sul versante svizzero, la via oggi più utilizzata. Jean-Antoine Carrel, guida di montagna e muratore italiano, tentò da parte sua l’ascensione sul versante italiano. Nessuno dei due riuscì a raggiungere la vetta. Perlomeno fino all’entrata in scena di appassionati quali Edward Whymper e John Tyndall, sostenuti a livello finanziario e logistico dal Club alpino di LondraCollegamento esterno, il primo club della storia dell’alpinismo.
Un vero thriller
Il trionfo di Edward Whymper eclissò l’ascensione di Jean-Antoine Carrell, realizzata soltanto tre giorni dopo. A quell’epoca, l’alpinismo esercitava un fascino al contempo glorioso e morboso tra la popolazione. Dopo la tragedia accaduta durante la fase di discesa della prima ascensione, in cui perirono quattro persone, la regina Vittoria considerò la possibilità di vietare la pratica dell’alpinismo a tutti i cittadini britannici.
Questa prima scalata epica del Cervino permise tuttavia di situare la valle della Matter e il suo villaggio di Zermatt sulle mappe. L’avventura aveva infatti tutti gli ingredienti di un thriller: gloria e tragedia, passione e tradimento, ambizione nazionale contro cooperazione internazionale.
La prima ascensione del Cervino ha chiaramente contribuito a popolarizzare l’alpinismo sulle Alpi svizzere, conferma Edith Zweifel dell’Ufficio del turismo di Zermatt. Oggi il Cervino attira ogni estate 3’000 scalatori e come Zermatt è diventato un marchio globale. «L’alpinismo è l’elemento principale di Zermatt», afferma.
L’industria svizzera delle guide di montagna è decollata parallelamente al boom del turismo in estate e in inverno. In termini di pernottamenti, Zermatt è la terza destinazione della Svizzera, preceduta soltanto dai centri finanziari e commerciali internazionali di Zurigo e Ginevra.
Guide e agricoltori
Le giovani guide con famiglia si limitano a volte a scalate di un giorno, per non rimanere troppo a lungo lontano dai figli. Sono però sotto pressione, soprattutto finanziaria, visto che buona parte della loro attività dipende dalle condizioni meteorologiche, un fattore che non può essere controllato.
«Quando si ha una famiglia non è facile fare questo lavoro. Non si diventa ricchi», afferma Gianni Mazzone, discendente diretto dei Taugwalder, riconoscendo però che il mestiere di guide era ben più complicato all’epoca dei suoi antenati.
«Non avevano nemmeno dei ramponi. Le loro piccozze erano lunghe e pesanti e i loro vestiti non erano adatti al terreno. Per loro era difficile avere dei clienti. Il treno si fermava più in basso nella valle e le guide dovevano quindi scendere, passare la notte, e farsi pubblicità per tentare di convincere i potenziali clienti, per la maggior parte britannici. Inoltre la maggior parte di loro possedeva del bestiame, mucche o pecore, che bisognava accudire quando il padre di famiglia andava sulla cima», rammenta Mazzone.
Riportare il cliente
Malgrado l’arrivo di materiale di alta gamma, la parte di rischio e di fatalità inerente a quest’attività continua a essere presente. Con un accesso facilitato alla montagna, le guide organizzano escursioni con i clienti anche sette giorni alla settimana, condizioni meteorologiche permettendo. Ciò significa che le guide possono affaticarsi e essere esposte al pericolo con più frequenza.
«È come la legge di Murphy», afferma Gianni Mazzoni con tono ironico. «Continuo ad avere voglia di fare il mio mestiere. Ma alla fine devo riportare il mio cliente sano e salvo. La priorità è questa, non avere molti soldi in banca».
Traduzione e adattamento dall’inglese di Luigi Jorio
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150 anni dopo, la tragedia del Cervino sale sul palcoscenico
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Centocinquanta anni fa due guide alpine di Zermatt, Peter Taugwalder senior e junior, parteciparono alla prima scalata del Cervino. Un’impresa entrata nella storia, ma che si concluse però in tragedia. Oggi, una nuova generazione di Taugwalder affronta un’altra avventura. In uno spettacolo teatrale all’aperto, raccontano la storia che ha segnato una montagna, un villaggio e tutta una famiglia.
«Barbara, per favore!»
Un giovane ventenne attraversa la hall di un hotel di lusso di Zermatt. Afferrando una ragazza per le spalle, la supplica di rispondere alla sua domanda.
«Fallo per me, Barbara».
L’uomo si chiama David Taugwalder. Per la decima volta in un’ora, sta ripetendo una delle scene principali del suo personaggio. Discendete diretto delle guide, padre e figlio, che hanno partecipato alla prima ascensione del Cervino 150 anni fa, interpreta oggi il ruolo di uno dei suoi antenati, Peter Taugwalder junior, in occasione di un ambizioso spettacolo teatrale. Suo padre impersona Peter Taugwalder senior, mentre la coprotagonista Romaine Müller recita la parte di Barbara Salzgeber, la fidanzata di Taugwalder junior.
«Mio padre ha 50 anni, io 23, quindi quasi le stesse età dei Taugwalder durante la prima scalata del Cervino», spiega David Taugwalder al termine delle prove. «Inoltre conosciamo la storia: ne abbiamo parlato spesso nella nostra famiglia. Per noi è quindi piacevole recitare in questo spettacolo», racconta.
I due attori improvvisati lavorano insieme nella fiduciaria di famiglia a Zermatt. Josef Taugwalder, padre di David, è un po’ più riservato di suo figlio, come ho potuto constatare in occasione di una presentazione dello spettacolo alla stampa avvenuta qualche mese fa.
«Mio figlio ed io eravamo fatti per questi ruoli. Abbiamo la stessa età [dei due Peter Taugwalder] e siamo entrambi dei Taugwalder. Per la regista è stato quasi naturale lavorare con noi», spiega.
La prima ascensione del Cervino è oramai indissociabile dalla tragedia che ha segnato la discesa verso Zermatt - con la morte di quattro alpinisti, tre inglesi e un francese - e dalla controversia scoppiata in seguito: la corda si spezzò oppure fu tagliata intenzionalmente da una delle guide svizzere?
Fare luce su una storia vecchia
I Taugwalder sono stati esclusi dalla versione inglese degli eventi? Il loro punto di vista deve beneficiare di maggiore considerazione? Sono alcuni degli interrogativi affrontati dalla sceneggiatura dello spettacolo.
«Nel 1865 e negli anni successivi sono circolate diverse teorie», ricorda David Taugwalder. «È stato detto che la corda si spezzò in modo naturale e anche che fu tagliata da Taugwalder senior durante la discesa. Secondo noi, la versione più plausibile è che Edward Whymper voleva essere il primo a raggiungere la vetta del Cervino e quindi tagliò la corda durante l’ascensione. Peter Taugwalder senior non aveva dunque una corda adeguata e dalla lunghezza sufficiente per la discesa».
Centocinquanta anni più tardi, è davvero indispensabile stabilire la verità su tutta questa vicenda? Le opinioni divergono. Matthias Taugwalder, cugino di Josef, ritiene di sì. Ha condotto un’intensa ricerca personale per valutare le diverse teorie. Anche la Televisione svizzera di lingua tedesca (SRF) si è chinata sull’enigma trasmettendo un documentario storico d’inchiesta in due parti.
«Whymper era l’unico che poteva parlare di quanto è successo siccome era anglofono. I Taugwalder invece no», spiega David Taugwalder. «Per noi, questo spettacolo è importante poiché è un po’ un modo di riabilitare la reputazione [dei nostri antenati]», aggiunge.
Livia Anne Richard, regista della rappresentazione teatrale, sottolinea che la storia riflette un’epoca marcata da un certo «scontro tra culture». Gli abitanti di Zermatt, che avevano «grande rispetto per la montagna», hanno avuto un contatto diretto con i visitatori inglesi che volevano scalare il Cervino.
Anche Livia Anne Richard vuole conoscere la verità su quanto è successo al momento della rottura della corda e lo spettacolo «illustra le variazioni». Per i Taugwalder si tratta di una questione personale. «È l’occasione di raccontare la nostra versione», afferma Josef. «Non si legge nulla sui Taugwalder, ma si può leggere ovunque su Whymper».
Uno spettacolo popolare
Per questa produzione, Livia Anne Richard ha riunito un cast di 35 persone. Cinque sono attori professionisti, gli altri dei normali cittadini di Zermatt. Alcuni non hanno mai messo piede su un palcoscenico. In luglio si esibiscono però di fronte a migliaia di persone prevenienti da tutto il mondo, su un enorme palcoscenico a cielo aperto. Nello spettacolo ci sono anche degli animali quali mucche e asini.
«Non sarebbe stato possibile finanziare una produzione con 35 attori professionisti», afferma divertita. Inoltre, aggiunge, la presenza dei due Taugwalder conferisce un’autenticità che non sarebbe stata possibile con teatranti professionisti.
Il multilinguismo dello spettacolo - con attori che si esprimono in tedesco, in inglese e nel dialetto vallesano - aggiunge poi un tocco tipicamente svizzero. «Non ho cambiato nulla. Ho semplicemente scritto lo spettacolo immaginandomi come le persone parlavano tra loro», spiega Livia Anne Richard.
A parte qualche termine qua e là, all’epoca gli abitanti di Zermatt non parlavano inglese. Quando nello spettacolo si rivolgono agli inglesi, gli attori parlano tedesco. Nel XIX secolo, i visitatori anglofoni traducevano agli altri membri del gruppo quello che capivano. Una traduzione a volte approssimativa. «Queste incomprensioni sono un aspetto principale dello spettacolo siccome sono uno degli elementi che hanno portato alla tragedia», afferma Livia Anne Richard.
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