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Da un secolo e mezzo al servizio degli animali

Nel 2010 i rifugi della Protezione svizzera degli animali hanno accolto più di 3'800 cani Keystone

Nel 1861 nasceva l’Associazione centrale svizzera per la protezione degli animali. In un secolo e mezzo di storia, l’organizzazione ha registrato numerosi successi. Intervista al suo presidente Heinz Lienhard.

Basta una cifra per avere un’idea dell’importanza assunta da quella che nel 1980 è stata ribattezzata Protezione svizzera degli animali (PSA): 27’463. È il numero di animali accolti nel 2010 nei rifugi delle 70 sezioni dell’associazione.

L’aumento degli interventi è dovuto in particolare all’evoluzione della società e al fatto che la gente è sempre meno cosciente di cosa significhi possedere un animale, osserva Heinz Lienhard.

swissinfo.ch: Può menzionarci i tre obiettivi più importanti raggiunti dalla PSA in 150 anni?

Heinz Lienhard: Non devo risalire così indietro nel tempo. Per noi è stata capitale soprattutto l’entrata in vigore nel 1981 della legge sulla protezione degli animali, che all’epoca era la più severa al mondo. In seguito altri paesi hanno compiuto dei progressi e col passare degli anni la legge svizzera non era più così all’avanguardia. La revisione totale del 2005 costituisce il secondo punto cruciale, poiché siamo riusciti a fare accettare diverse nostre rivendicazioni importanti.

Il terzo episodio risale al 2003, quando – sulla spinta della nostra iniziativa denominata «Gli animali non sono cose», poi ritirata – governo e parlamento hanno accettato di inserire nella legge che gli animali domestici devono essere considerati come degli esseri viventi e sensibili.

swissinfo.ch: Quali sono le rivendicazioni importanti che siete riusciti a fare accettare nel quadro della revisione del 2005?

H. L.: Ci sono stati notevoli progressi soprattutto per gli animali da reddito, ad esempio per quanto concerne le limitazioni della durata di trasporto o il divieto di effettuare interventi senza anestesia, come il taglio delle corna. Per gli animali domestici posso menzionare il divieto di tenere degli animali sociali da soli, come i pappagalli o i porcellini d’India.

Non siamo per contro riusciti ad ottenere miglioramenti per gli animali da laboratorio o gli animali selvatici.

swissinfo.ch: Spesso i contadini si lamentano di non poter più fare il loro lavoro perché le leggi sulla protezione degli animali sono diventate troppo severe. Cosa risponde?

H. L.: L’agricoltura è l’unico settore della nostra economia che riceve ogni anno 2,7 miliardi di franchi di pagamenti diretti. La lobby contadina dimentica troppo facilmente questo aspetto e si lamenta sempre che vi sono troppi controlli, che si è troppo severi e così via. Quando però si riceve una somma così importante, ritengo che si debbano accettare condizioni quadro.

swissinfo.ch: La protezione degli animali è un tema che sta a cuore degli svizzeri. Dal sondaggio sulle donazioni svolto ogni anno dall’istituto gfs.zurich, emerge che il 20% degli intervistati versa regolarmente una somma in beneficenza per gli animali. Si tratta di una percentuale simile a quella per lottare contro la fame nel mondo o per l’aiuto allo sviluppo. Non la disturba che gli svizzeri si dimostrino a volte più generosi nei confronti degli animali che di esseri umani?

H. L.: Porsi la domanda se è normale aiutare degli animali quando vi sono ancora così tante persone che soffrono è più che legittimo. L’unica risposta valida è che bisogna aiutare sia gli uni che gli altri.

A titolo personale – ma penso che ciò valga per chiunque protegga gli animali – ritengo sia assolutamente normale e necessario aiutare altri esseri umani che si trovano nel bisogno, ad esempio nel caso di catastrofi naturali. Questo non deve però impedirci di aiutare anche gli animali.

swissinfo.ch: Nel 2010 i rifugi delle diverse sezioni della PSA hanno raccolto oltre 27’000 animali, il 13% in più rispetto all’anno prima. Da più parti si è puntato il dito contro quella che viene definita una dilagante mentalità dell’usa e getta. È un’analisi che condivide?

H. L.: Non del tutto. Ritengo sia dovuto principalmente all’evoluzione della nostra società, che diventa sempre più tecnologizzata e lontana dalla natura. Le persone, ad esempio i bambini, sono sempre più spesso attirati dagli animali e quindi il loro numero cresce. Più animali vuol dire anche più problemi per la protezione degli animali.

Un altro aspetto, a mio avviso però secondario, è che ci si rende sempre meno conto di cosa significhi possedere un animale. Ci sono delle leggi da rispettare, dei costi e soprattutto bisogna dedicargli tempo.

swissinfo.ch: Uno dei vostri campi d’attività è anche quello di sensibilizzare la gente a questi obblighi?

H. L.: Certo, organizziamo ad esempio delle giornate dedicate a questo o a quest’altro animale. Pubblichiamo degli opuscoli, interveniamo nei media. Non abbiamo i mezzi per cambiare la società, però cerchiamo di informare.

swissinfo.ch: Ad occuparsi di protezione degli animali non è solo la vostra organizzazione, ma vi sono moltissime piccoli gruppi o privati. Si può parlare di complementarità oppure ciò rappresenta un problema?

H. L.: Effettivamente negli ultimi anni queste piccole realtà sono sorte un po’ come i funghi. Un aspetto problematico è che alcuni di questi gruppi importano cani dai paesi dell’est e del sud, soprattutto dalla Spagna, rivendendoli e dicendo alla gente di aver salvato il cane dall’eutanasia. Per i nostri rifugi è così più difficile trovare persone disposte a prendere in affidamento i cani.

In generale tutte queste realtà rappresentano però soprattutto una concorrenza. Il problema è che il 99% di questi piccoli gruppi si occupa esclusivamente di cani e gatti. Le nostre sezioni prestano assistenza invece a molti altri animali, dai ricci agli uccelli selvatici. Evidentemente è però molto più facile ottenere dei doni per un bel gattino che per un passero.

1861: il 18 agosto su invito del pastore Philipp Heinrich Wolff, 12 persone provenienti da sette cantoni si riuniscono per un’«assemblea dei delegati delle associazioni svizzere di protezione degli animali e dell’agricoltura». L’assemblea è considerata il punto di partenza del movimento a livello nazionale.

1864: prima pubblicazione della rivista «Schweizerische Thierschutzblätter», che nel 1887 diventerà «Der Thierfreund» e nel 1975 «Schweizer Tierschutz, Du + die Natur».

1893: il popolo svizzero accetta l’iniziativa popolare per vietare la macellazione rituale, iniziativa appoggiata anche dall’Associazione svizzera per la protezione degli animali.

1895: i cittadini zurighesi respingono la prima iniziativa popolare che chiede di vietare la vivisezione.

1973: la protezione degli animali è iscritta nell’articolo 80 della Costituzione federale

1978: il popolo svizzero accetta la legge sulla protezione degli animali, legge che entrerà in vigore nel 1981.

1993: l’iniziativa popolare per abolire gli esperimenti sugli animali viene respinta.

2000: lancio dell’iniziativa «Gli animali non sono delle cose», che sarà ritirata tre anni dopo in seguito all’adozione da parte del parlamento di una modifica di legge che migliora lo statuto giuridico degli animali domestici.

2005: revisione totale della legge sulla protezione degli animali.

2010: l’iniziativa popolare della PSA per istituire un avvocato degli animali è respinta.

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