Diritto all’aborto: a che punto è la Svizzera?
Mentre il dibattito infuria negli Stati Uniti dopo la decisione della Corte suprema di revocare il diritto all'aborto, una panoramica in fatti e cifre sull'interruzione di gravidanza in Svizzera.
Lo scorso 24 giugno, il diritto federale all’aborto negli Stati Uniti è scomparso. La stessa Corte suprema che l’aveva riconosciuto quasi 50 anni fa con l’emblematico caso Roe v. Wade l’ha affossato con un cambio di rotta di portata storica.
La sentenza non rende l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) illegale, ma lascia a ogni Stato la facoltà di autorizzarla o vietarla. Alcuni hanno subito criminalizzato l’IVG e, sul corto termine, più di una ventina di Stati americani dovrebbero proibirla. La decisione statunitense ha spinto alcuni Paesi a reinterrogarsi sulla propria politica in questo ambito. Qual è la situazione in Svizzera?
Cosa dice la legge?
L’IVG è permessa in Svizzera da 20 anni. In una votazione del 2 giugno 2002, il 72% del popolo svizzero si è espresso a favore della decriminalizzazione dell’aborto fino a 12 settimane di gravidanza. La decisione ha messo termine a discussioni durate per decenni: un primo tentativo di legalizzazione era fallito per pochi voti alle urne nel 1977.
La norma, chiamata anche “regime dei termini”, è entrata in vigore il primo ottobre 2002 ed è stata iscritta nel Codice penale svizzeroCollegamento esterno. Oltre alle situazioni in cui l’IVG è, secondo il parere medico, “necessaria per evitare alla gestante il pericolo di un grave danno fisico o di una grave angustia psichica”, l’articolo 119 decreta che “l’interruzione della gravidanza non è punibile se, su richiesta scritta della gestante che fa valere uno stato di angustia, è effettuata entro dodici settimane dall’inizio dell’ultima mestruazione”.
Alcune voci criticano il fatto che l’IVG figuri nel Codice penale. La deputata ecologista Léonore Porchet, che presiede anche l’organizzazione Salute Sessuale SvizzeraCollegamento esterno, ha presentato il 2 giugno un’iniziativa parlamentare che chiede l’abrogazione dell’articolo 119 del Codice penale e l’iscrizione del regime dei termini in un’altra legge. “La penalizzazione dell’aborto è una delle cause più importanti della stigmatizzazione che aleggia ancora sulle interruzioni di gravidanza volontarie in Svizzera”, si legge nell’iniziativa. “L’aborto non dovrebbe più essere considerato come ‘un’infrazione salvo eccezioni’, ma unicamente una decisione di sanità”.
Quali regole sono in vigore altrove nel mondo?
L’accesso all’aborto è totalmente vietato in una ventina di Paesi, in particolare in Africa e America latina. In un centinaio d’altri, è sottoposto a condizioni estremamente restrittive, ad esempio unicamente se la vita della madre è a rischio.
L’IVG è permessa in caso di difficoltà socioeconomiche o su sola richiesta della donna in circa 80 Paesi, tra cui quasi tutta l’Europa. Nella maggior parte dei casi il limite è fissato a 12 settimane di gravidanza come in Svizzera, ma è di 14 in Germania e in Francia e arriva a 24 a Singapore, indica il Centro per i diritti riproduttivi statunitense.
Negli ultimi 25 anni, più di 50 Paesi hanno liberalizzato la legislazione sull’IVG. Gli sviluppi più recenti si riscontrano in Stati a forte influenza cattolica come l’Irlanda (2019), l’Argentina (2021), il Messico (2021) o la Colombia (febbraio 2022). Ma, come dimostra la decisione della Corte suprema statunitense, il diritto all’aborto resta fragile e negli ultimi anni c’è anche stato chi ha reso più restrittiva la politica in materia. La Polonia, ad esempio, ha vietato l’aborto in caso di gravi malformazioni del feto.
In cifre, come si situa la Svizzera nel confronto internazionale?
Con circa 6 donne in età riproduttiva su 1’000, secondo l’Ufficio federale di statistica (UST)Collegamento esterno il tasso d’aborto è molto basso in Svizzera. Recenti modellizzazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS)Collegamento esterno e dell’Istituto Guttmacher, un centro di ricerca statunitense, indicano che la Svizzera è uno dei Paesi in cui si abortisce meno, accanto a Singapore.
Per Clémentine Rossier, dell’Istituto di sanità globale dell’Università di Ginevra (Unige), queste cifre sono dovute all'”eccellente sistema di educazione sessuale” nelle scuole e alla “buona rete di centri di pianificazione familiare”, guidata dall’organizzazione Salute Sessuale Svizzera.
Dopo diversi anni di calo, un leggero aumento del tasso di aborti in nella Confederazione è stato tuttavia registrato nel 2020 (quasi 7 su 1’000). Secondo la specialista di salute riproduttiva, nel contesto di preoccupazione della pandemia è probabile che più persone abbiano rimesso in causa o posticipato il loro progetto di avere un bambino e deciso di interrompere la gravidanza.
Chi abortisce in Svizzera e in quali circostanze?
Nel 2020, poco più di 11’000 donne hanno interrotto la gravidanza in Svizzera, una minoranza erano adolescenti, indica l’UST. “Gli aborti avvengono nello stesso momento delle nascite, ovvero quando la donna ha poco meno di 30 anni”, spiega Rossier. Oltre agli incidenti nella contraccezione, gran parte degli aborti sono legati alle ambivalenze sul fatto di avere un bambino, che possono creare incomprensioni nella coppia o anche una separazione”.
Quattro IVG su dieci riguardano donne di nazionalità straniera. “Il tasso d’aborto è più elevato in seno alle comunità straniere. Questo si spiega con il fatto che spesso non hanno beneficiato di un’educazione sessuale allo stesso livello di quella svizzera”, analizza Rossier. La ricercatrice aggiunge che l’accesso ai metodi contraccettivi può risultare più problematico quando si arriva in un nuovo Paese.
Nel Canton Vaud, che fornisce le statistiche più dettagliate a livello nazionale, il ricorso all’IVG “riguarda tutti gli strati sociali” anche se “certi gruppi della popolazione sono in proporzione più esposti” di altri, indica l’Università di Losanna.
Quasi tre quarti delle residenti nel Cantone che hanno interrotto la gravidanza nel 2020 beneficiavano di una formazione superiore alla scuola obbligatoria e quasi tre quarti erano in formazione o lavoravano al momento dell’intervento. Più di quattro su dieci vivevano in coppia (con o senza figli).
La maggior parte delle IVG (77%) avviene durante le prime 8 settimane di gravidanza, quasi il 20% tra la nona e la dodicesima settimana. Circa 500 aborti (meno del 5%) hanno avuto luogo al di là di questo termineCollegamento esterno nel 2020. Si conoscono i motivi per circa la metà di essi: si trattava generalmente di problemi di salute della madre o del feto, di difficoltà psicosociali, ma anche di problemi psichiatrici e, in due casi, di stupro.
Il tasso di aborti varia nettamente secondo le regioni, con una concentrazione maggiore nelle zone urbane. Il tasso di Ginevra dell’11‰ è il più elevato, seguito da quello di Basilea (9‰). Se in città avvengono più IVG è perché, da un lato, vi si trovano più persone in età riproduttiva e/o persone straniere e, dall’altro, perché le zone rurali sono generalmente più conservatrici. In campagna, “si tende maggiormente a tenere il bambino in caso di una gravidanza imprevista”, indica Rossier.
Il diritto all’aborto è a rischio in Svizzera?
La decisione della Corte suprema statunitense ha ricordato che “non c’è una base legale, universale e definitiva sull’aborto”, dice la ricercatrice. “Si tratta piuttosto di una posizione morale sulla quale ci si mette collettivamente d’accordo in quanto società”. In molti Paesi, la paura di veder tarpato questo diritto in futuro si fa sentire da diversi giorni. In Francia, ad esempio, è stata presentata una proposta che intende iscrivere l’IVG nella CostituzioneCollegamento esterno.
Anche in Svizzera esistono movimenti anti-IVG, rappresentati in particolare da gruppi religiosi e dalla destra conservatrice, ad esempio dall’Unione democratica di centro, primo partito del Paese. Clémentine Rossier sottolinea tuttavia che la situazione elvetica non ha nulla a che vedere con quella prevalente negli Stati Uniti “dove l’aborto è stato totalmente politicizzato dai due campi da cinquant’anni e cristallizza numerose altre questioni”.
Altri sviluppi
Chi si oppone all’IVG continua comunque a perseguire i suoi obiettivi. L’UDC ha lanciato lo scorso dicembre due iniziative popolariCollegamento esterno che intendono ridurre le possibilità di ricorrere all’aborto. La prima, lanciata dalla deputata bernese Andrea Geissbühler, vuole introdurre un termine di riflessione di un giorno prima di ogni IVG allo scopo di “proteggere le donne contro gli aborti decisi in modo precipitoso”.
La seconda, proposta dalla deputata lucernese Yvette Estermann, si oppone agli aborti tardivi; chiede che non sia più possibile abortire quando “il bambino potrebbe respirare fuori dall’utero, eventualmente anche tramite misure di cure intensive”.
È troppo presto per avere un’idea dell’opinione popolare su questi due testi, che sono attualmente nella fase di raccolta di firme che terminerà nel giugno del 2023. Negli ultimi decenni, tuttavia, ogni proposta di limitare il diritto all’aborto è stata respinta. L’ultima in ordine di tempo, presentata dall’UDC nel 2014, chiedeva di abolire il rimborso dei costi dell’IVG da parte delle assicurazioni malattia ed è stata respinta dal 70% dell’elettorato.
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