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La Svizzera, terra di santi

Dove deve riposare in pace un santo?

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La Turchia esige la restituzione delle reliquie di San Nicola di Myra, conservate nella cattedrale di Friburgo dal 1506. La Svizzera però vi si oppone. A chi spetta decidere l'ultimo luogo di dimora di un santo?

Da più di 900 anni, la maggior parte delle (presunte) ossa di Nicola di Myra, santo del IV secolo alla base della leggenda di Babbo Natale, si trova a Bari. Nel 1087 dei marinai della città pugliese avevano trafugato circa metà dello scheletro da quella che è oggi la città turca di Demre.

Nel 2009, il ministro della cultura di Ankara aveva dichiarato che le reliquie dovevano ritornare in Turchia. Recentemente, l’archeologo Nevzat Cevik ha di nuovo sollevato la questione, suscitando un notevole interesse da parte della stampa svizzera e internazionale.

Interpellato da swissinfo.ch, l’archeologo turco ha spiegato che quando ha affermato che Bari dovrebbe restituire lo scheletro, ha voluto soprattutto sondare le reazioni.

«Ho preparato un articolo sul tema. Aspetto una reazione del papa o di altre istanze vaticane o italiane. Non so ancora cosa ne pensino. Quando lo saprò, forse invierò il mio articolo al papa», dichiara Nevzat Cevik. «Suppongo però che la risposta sarà negativa», aggiunge.

Nato attorno al 270 d.C. a Patara, in Licia, san Nicola fu vescovo di Mira (l’attuale Demre), città che faceva allora parte dell’Impero romano d’Oriente. Morì verso il 350.

Nel 1087, circa metà del suo scheletro fu trafugata da mercanti di Bari.

Nella città pugliese fu edificata una nuova chiesa dedicata al santo, dove furono collocate le reliquie. Da allora san Nicola divenne copatrono di Bari, assieme a san Sabino.

Qualche anno dopo, nel 1099-1100, durante la prima crociata i veneziani trafugarono le ossa restanti, trasportandole nell’abbazia di San Nicolò del Lido. San Nicolò venne proclamato protettore della flotta della Serenissima e la chiesa divenne un importante luogo di culto.

Un femore venne inviato all’abbazia di Hauterive, nel canton Friburgo, e poi trasferita nella cattedrale di Friburgo nel 1506.

La sua festa cade il 6 dicembre e in numerosi paesi d’Europa occidentale si celebra con uno scambio di regali.

In diverse religioni cattoliche svizzere si celebra ancora San Nicolao. A Friburgo, percorre le strade su un asino e distribuisce panpepato ai bambini.

In molti paesi, San Nicola è divenuto Santa Claus (corruzione di Sanctus Nicolaus).

Febbre mediatica

L’archeologo non ha menzionato Friburgo, ma si è limitato ad auspicare che un giorno le ossa del santo siano riportate a Demre nella loro integralità.

Viste le numerose reazioni, una presa di posizione del papa non sarà verosimilmente necessaria.

Claude Ducarroz, prevosto della cattedrale di Friburgo, è stato preso d’assalto dai giornalisti. «Non sono sorpreso da questa richiesta, ma la risposta è chiara: è un no», sottolinea.

La reliquia deve rimanere dov’è per tre ragioni. «Fa parte dell’eredità religiosa della cattedrale, che è consacrata a San Nicola. Inoltre svolge un ruolo tradizionale essenziale per la città: è parte integrante della presenza mistica del santo a Friburgo. Infine vi è un aspetto storico: il reliquiario che contiene l’osso è stato realizzato nel 1514 ed è importante per la gente».

Per Nevzat Cevik poco importa se la tradizione risale a 500 o addirittura a 900 anni fa come nel caso di Bari. «Il tempo non è nulla, è l’origine che conta».

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Dalla devozione alla superstizione

Questo contenuto è stato pubblicato al L’archeologo turco Nevzat Çevik il dicembre scorso ha rinnovato la richiesta della restituzione alla Turchia delle reliquie di San Nicola di Myra, conservate nella cattedrale di Friburgo. La Turchia vorrebbe esporle in un museo dedicato all’antica e misteriosa civiltà della Licia, regione situata sulla costa meridionale dell’Anatolia e luogo d’origine del Santo. A margine di…

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Autenticità non sempre garantita

Una delle principali questioni con le quali sono confrontati i credenti riguarda l’autenticità delle reliquie. «È essenziale, poiché solo una vera reliquia mette in contatto con il santo», spiega il teologo e storico delle religioni Othmar Keel.

Keel fa una netta distinzione tra una reliquia che crea appunto un contatto diretto con il santo e i souvenir, ad esempio una fotografia. «Un oggetto ricordo fa appello all’intelletto, una reliquia ai sensi. Bisogna poterla toccare».

Claude Ducarroz è un po’ meno categorico: spera naturalmente che le reliquie siano autentiche, ma ammette che nel caso di quella di San Nicola è impossibile esserne certi al 100%. «Vi sono persone che diranno: ‘Quel che è certo è che San Nicola è esistito. Forse le reliquie non sono le sue, ma quando le vedo penso alla persona che è veramente esistita’. Io sono un po’ più occidentale. Se vi sono indicazioni sulla loro autenticità, sento più facilmente della venerazione verso di esse».

Contrariamente al mondo cristiano occidentale, dove vi è una certa reticenza, nelle chiese d’Oriente il culto delle reliquie è molto radicato. San Nicola è estremamente popolare. Molte persone che vengono a Friburgo appartengono alla Chiesa ortodossa russa.

«Non si preoccupano di sapere se la reliquia sia autentica o meno. Per queste persone, San Nicola è in un certo modo presente, aggiunge Claude Ducarroz. L’altro giorno, il sacrestano ha mostrato la reliquia a un gruppo di russi: si sono inginocchiati e hanno pregato e cantato per mezz’ora. Ciò che noi in Occidente non faremmo mai. Per loro si tratta di un legame simbolico con la persona che, nella comunione dei santi, intercede per noi».

Dov’è il posto di San Nicola?

Alcune voci critiche sospettano che la domanda turca sia dettata da meri scopi mercantili. Un’idea che Nevzat Cevik respinge fermamente. «Non abbiamo bisogno dei resti di San Nicola per far funzionare il turismo. La gente viene comunque». I visitatori di Demre sono principalmente pellegrini ortodossi russi, che vengono per pregare sulla tomba vuota esposta nel museo.

Per Claude Ducarroz è chiaro che la reliquia deve essere conservata in una chiesa. «Non vedo nessuna ragione per toglierla da qui e metterla in un luogo situato al di fuori del contesto cristiano, in un museo che si trova in terra musulmana».

Il prevosto della cattedrale di Friburgo vede comunque di buon occhio l’idea di costruire un museo che celebrerebbe questo «grande cittadino di Myra» e sarebbe lieto di contribuire alla sua realizzazione, ad esempio inviando copie dei documenti che testimoniano l’impatto di San Nicola su Friburgo. Sottolinea inoltre che la reliquia del vescovo non è stata rubata ai musulmani, poiché non è mai stata in mani musulmane.

Per Nevzat Cevik queste obiezioni sono infondate. «All’epoca non c’erano musulmani. San Nicola si prodigava per estendere la religione di Dio, e quindi quella di Allah. Perciò è importante anche per noi musulmani. Per me è un uomo santo, perché l’Islam e il Cristianesimo hanno lo stesso dio. Se potessimo porgli la domanda, sono sicuro che desidererebbe ritornare nel suo sepolcro».

Durante il medioevo, il culto delle reliquie (o dei santi) era molto diffuso. I cofanetti nei quali erano conservate le reliquie – i reliquiari – erano spesso preziose opere d’arte. Ogni chiesa era tenuta ad averne uno.

Le reliquie sono ampiamente circolate in tutta Europa. Spesso nobili e prelati se le scambiavano come regalo.

La donazione del femore di San Nicola a Friburgo va letto in chiave geopolitica. Papa Giulio II ha svolto un ruolo importante. All’inizio del XVI secolo, Friburgo era una potenza emergente, così come altri cantoni svizzeri, ed è stata implicata nelle guerre d’Italia che opponeva la Francia al Regno Pontificio.

Il culto delle reliquie ha spesso dato luogo ad abusi e la Riforma lo ha combattuto con forza.

(traduzione dall’inglese di Daniele Mariani)

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