Energia in Svizzera: le bollette saranno contenute, ma la crisi futura incombe
Questo inverno le famiglie e le imprese di tutta Europa affronteranno un enorme aumento dei costi dell'elettricità e del riscaldamento. Gli aumenti dei prezzi in Svizzera sono stati finora relativamente attutiti, ma ci sono segnali di una potenziale crisi energetica nei prossimi anni.
La recente impennata dei prezzi del petrolio, del gas e dell’elettricità è stata attribuita a molteplici fattori: l’aumento della domanda dopo i diversi lockdown dovuti alla Covid-19, i Paesi produttori di petrolio e gas che non riescono ad aumentare l’offerta, le scorte insufficienti di idrocarburi, le temperature estreme (le ondate di calore aumentano anche l’uso dei condizionatori d’aria), gli ingorghi della catena di approvvigionamento e i diffusi programmi di riduzione delle emissioni inquinanti che frenano gli investimenti nella produzione più efficiente dei combustibili fossili.
I prezzi dell’energia per le famiglie rischiano di aumentare del 30% in Italia, del 28% in Spagna e del 20% in Grecia.
Per mitigare gli effetti dei picchi di prezzo attesi, diversi governi europei hanno fatto ricorso a sovvenzioni per le famiglie a basso reddito, a modifiche del sistema di tassazione o alla limitazione degli aumenti dei prezzi e dei profitti delle compagnie energetiche.
L’esperienza svizzera
Finora l’effetto sulle famiglie svizzere è stato relativamente modesto. La principale difesa della Svizzera contro le bollette energetiche gonfiate è il modo in cui produce energia: il nucleare e l’idroelettrico. Ma ha ancora bisogno di importare petrolio, gas e anche elettricità (in particolare nei mesi invernali).
L’aumento dei costi del riscaldamento e dell’elettricità comincia a farsi sentire anche in Svizzera, ma non nella stessa misura dei Paesi europei più colpiti. I prezzi di ottobre del gasolio da riscaldamento in Svizzera sono aumentati dell’11,2%, arrivando a costare il 50% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Il costo del gas è aumentato del 6,7% tra settembre e ottobre di quest’anno, secondo le statistiche ufficiali.
A causa della difficoltà di trasportare il gas attraverso le montagne, la sola Svizzera ne consuma ogni anno la stessa quantità della città tedesca di Amburgo, dice Thomas Hegglin dell’Associazione svizzera dell’industria del gas.
Circa un quarto delle famiglie svizzere usa il gas naturale per il riscaldamento, ricorda Mehdi Farsi, un esperto di energia presso l’Università di Neuchâtel. Questo equivale alla metà di tutte le famiglie tedesche che usano il gas per il riscaldamento.
Un altro 40% delle unità domestiche in Svizzera è riscaldato da sistemi a gasolio. Swissoil, il gruppo che rappresenta chi fa affari con i combustibili fossili, sostiene che una serie di fattori, diversi dall’attuale prezzo di mercato del petrolio, possa influenzare il costo per le famiglie.
Questo include l’effetto mitigante del forte franco svizzero che dà alla Svizzera un vantaggio nell’acquisto di prodotti combustibili venduti in dollari USA.
L’industria è obbligata per legge ad avere riserve sufficienti a garantire la fornitura per almeno tre mesi, mentre le famiglie hanno attualmente immagazzinato il 50% del proprio fabbisogno di riscaldamento invernale, dice il direttore di Swissoil Ueli Bamert.
La Commissione federale dell’energia elettrica dice che l’anno prossimo le economie domestiche di media grandezza potrebbero subire un aumento medio delle bollette elettriche di appena il 3%.
Questo potrebbe variare considerevolmente da regione a regione, a seconda che gli operatori di rete abbiano acquistato l’elettricità in anticipo a prezzi fissi. Alcuni comuni stanno affrontando aumenti relativi alle tariffe standard dell’elettricità di oltre il 20% nel 2022 rispetto al 2021, nonostante sia in vigore un sistema che permette alle autorità di regolamentazione di limitare la maggiorazione eccessiva dei prezzi per evitare profitti eccessivi. Le tariffe variano a seconda della quantità di energia elettrica che i Cantoni devono comprare dall’estero e degli eventuali acquisti anticipati a prezzo fisso.
Tuttavia, la natura frammentata delle aziende operatrici di rete potrebbe andare a vantaggio della Svizzera rispetto ai Paesi con un sistema più centralizzato di approvvigionamento elettrico. “C’è un solo grande produttore in Francia, EDF. Ciò significa che se ha problemi mette l’intero Paese in difficoltà”, dice Chantal Cavazzana della Commissione federale dell’elettricità. La rete svizzera è più regionalizzata, con circa 600 aziende che forniscono energia.
La Svizzera non è un’isola
L’industria svizzera sta cominciando a risentire della crisi energetica globale perché molte aziende dipendono da materiali e parti importate. Alcune società hanno iniziato a trasferire i costi sui consumatori e altre stanno pensando di ridurre la produzione o l’orario di lavoro del personale.
“Molti fornitori in diverse regioni del mondo stanno avendo difficoltà con la fornitura di energia elettrica e non sono in grado di produrre tanti beni come al solito”, ha detto Rudolf Minsch, capo economista di economiesuisse. “Questo ha creato carenze di approvvigionamento in tutto il mondo, il che si ripercuote anche sull’economia svizzera. Il problema è molto più accentuato dell’anno scorso”.
Un sondaggio di economiesuisse ha rilevato che l’80% delle aziende ha attualmente problemi a reperire materie prime e parti essenziali per le proprie merci.
L’aumento dei costi è un problema critico per le industrie ad alto consumo energetico, ovvero quelle che producono materie come il cemento, la carta, il vetro e l’acciaio, che dipendono fortemente dalle importazioni di gas ed elettricità. Queste imprese forniscono materiali per l’industria manifatturiera e delle costruzioni e offrono servizi di riciclaggio. Le imprese svizzere affrontano la stessa sfida dei concorrenti europei, in particolare se i loro contratti di fornitura energetica devono essere rinnovati.
Le tasse di allacciamento alla rete sono comunque tra il 30% e il 60% più alte in Svizzera che nei Paesi vicini, denuncia l’Associazione svizzera delle industrie ad alta intensità energetica. “La Svizzera ha i costi di rete più alti dell’Europa centrale”, dice il presidente dell’associazione Frank Ruepp. A differenza di alcuni Stati vicini, la Svizzera non sovvenziona i costi di rete per le aziende, continua sempre Ruepp.
L’elettorato svizzero ha recentemente respinto una nuova proposta di legge per introdurre tasse supplementari su chi emette CO2. Ma si parla ancora di un aumento delle tasse per finanziare le energie rinnovabili. Questo potrebbe rendere non redditizio gestire le attività ad alto consumo di energia in Svizzera, insieme ai servizi di riciclaggio che forniscono, avverte Ruepp. “Se la Svizzera vuole mantenere queste industrie, allora abbiamo bisogno delle condizioni giuste per la loro sopravvivenza”, dice.
Aria di crisi energetica
Sebbene i problemi energetici siano stati finora contenuti a livelli gestibili in Svizzera, il governo ha lanciato un chiaro avvertimento: questa situazione potrebbe cambiare in un prossimo futuro.
Circa 30’000 aziende hanno ricevuto in ottobre un opuscolo che le esortava a ridurre il consumo di elettricità. La ministra dell’energia svizzera Simonetta Summaruga ha costantemente chiesto al Paese di aumentare la sua produzione di energia attraverso fonti rinnovabili.
Una ragione è che la Svizzera si è impegnata a eliminare gradualmente le sue centrali nucleari, ma questo problema potrebbe essere ritardato di parecchi anni perché non c’è una scadenza fissa per la disattivazione.
Una questione più urgente per la sicurezza energetica della Svizzera è la mancanza di progressi nell’integrazione con il mercato elettrico dell’Unione Europea. Bruxelles vuole che la Svizzera liberalizzi ulteriormente il suo mercato per renderlo compatibile con l’UE.
La situazione è aggravata dal fatto che la Svizzera ha abbandonato i colloqui con l’UE per stabilire una serie di regole generali relative ai suoi numerosi accordi bilaterali con l’Unione.
Date le gravi conseguenze potenziali di una crisi energetica, il governo ha delineato in ottobre una serie di misure che potrebbe prendere nella peggiore delle ipotesi.
La prima misura sarebbe quella di esortare la popolazione a ridurre il consumo di elettricità. La seconda sarebbe quella di vietare il funzionamento di piscine, impianti di condizionamento e scale mobili. Solo in una terza fase si imporrebbero quote di elettricità all’economia.
Per questo il Parlamento è sollecitato ad approvare nuove leggi per rafforzare la sicurezza energetica della Svizzera entro il 2025, potenziando le energie rinnovabili. Un piano di riserva è quello di costruire una rete di centrali a gas in tutto il Paese.
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