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La Svizzera aggira le regole per aiutare i malati di epatite C

Questa pillola contro l epatite C può costare fino a 1 000 dollari.
Questa pillola contro l'epatite C può costare fino a 1'000 dollari. Keystone

In Svizzera i farmaci contro l'epatite C possono costare fino a 60'000 franchi. Molti pazienti sono così costretti a comprare dei generici online, fabbricati in India. Una scelta che non è però senza rischi. Ora autorità e assicuratori hanno fatto un passo nella loro direzione.

Nonostante i tentativi di “gentrificazione”, la Langstrasse di Zurigo resta uno dei luoghi più malfamati della città. I sex-shop e i postriboli abbondano e per strada c’è chi si ritrova a bere birra per strada, a mezzogiorno, incurante delle pattuglie della polizia. Il quartiere è il luogo appropriato per le attività dell’associazione ArudCollegamento esterno, che coi suoi centri per la medicina delle dipendenze aiuta tossicodipendenti e alcolisti.

Fondata nel 1991, l’organizzazione è diventata l’epicentro di uno sforzo inedito in Svizzera che vede medici, autorità e assicuratori malattia lavorare fianco a fianco per aggirare le regole in vigore. Il loro obiettivo? Permettere ai pazienti affetti da epatite C di ottenere a un prezzo accessibile i costosi medicamenti di cui hanno bisogno.

Generico online, non senza rischi

Molti tossicodipendenti che cercano aiuto al centro Arud soffrono di epatite C, un’infezione virale che colpisce da 50’000 a 80’000 persone in Svizzera. La terapia coi farmaci prodotti dal laboratorio americano Gilead – venduti coi nomi di Sovaldi, Harvoni o Epclusa – dura da otto a dodici settimane e costa da 30’000 a 60’000 franchi. L’assicurazione malattia di base (LAMal) rimborsa i medicinali solo nel caso di patologie avanzate.

Tuttavia, quasi la metà dei pazienti in Svizzera soffre di una forma meno grave di epatite C e deve dunque pagare di tasca propria il trattamento. Alcuni scelgono così di comprare su internet i farmaci generici, prodotti su licenza delle industrie farmaceutiche occidentali in paesi come l’India. Un trattamento di tre mesi costa 1’500 franchi, quindi molto meno rispetto ai medicinali originali di Gilead.

In questo modo, però, i pazienti corrono il rischio di acquistare prodotti contraffatti o scadenti. Per questo motivo, il gruppo di esperti svizzeri in epatiti virali (SEVHep)Collegamento esterno, che fa capo al centro Arud, ha stilato delle linee guidaCollegamento esterno per facilitare l’acquisto in tutta sicurezza di medicamenti generici contro l’epatite.

Ritratto di Philipp Bruggmann
Philip Bruggmann, del gruppo di esperti svizzeri in epatiti virali (SEVHep) swissinfo.ch

Un club online per maggior sicurezza

SEVHep consiglia ai pazienti che non dispongono di un’adeguata copertura sanitaria di rivolgersi al sito australiano FixHepCCollegamento esterno, un club di compratori che controlla e distribuisce farmaci generici contro l’epatite C. «Per ora abbiamo seguito una settantina di pazienti che hanno utilizzato generici provenienti dall’India e tutti sono guariti», indica il direttore Philip Bruggmann.

Il medico precisa che i pazienti svizzeri rappresentano il terzo più importante gruppo di clienti di FixHepC, dietro a britannici e neozelandesi. Contattata da swissinfo.ch, l’organizzazione australiana ha dichiarato di aver fornito medicamenti a circa 150 persone in Svizzera.

L’acquisto di farmaci all’estero è però sottoposto a regole severe. La legge svizzera autorizza infatti l’importazione di medicamenti per uso personale, ma solo nella quantità corrispondente a un mese di terapia. I pacchetti contenenti un numero ritenuto eccessivo di farmaci sono sequestrati o distrutti dalle autorità doganali e ai destinatari vengono addebitate le spese amministrative, che ammontano ad almeno 300 franchi.

Importazioni: Swissmedic chiude un occhio

Nel novembre del 2016 l’autorità federale per il controllo dei farmaci Swissmedic ha però preso una decisione senza precedenti: i farmaci contro l’epatite C potranno essere importanti in maggior quantità, in modo da garantire il trattamento necessario per tre mesi. «Non è una politica ufficiale, ma siamo più flessibili per quanto riguarda i farmaci contro l’epatite C. Non ha senso fissare il limite di un mese dato che sappiamo che la cura dura tre mesi», precisa Danièle Bersier, portavoce di Swissmedic.

Principale produttore di medicamenti contro l’epatite C, Gilead contesta la decisione svizzera. «Questa tolleranza è molto inquietante per la sicurezza dei pazienti», ritiene Peter Hüssy, responsabile dell’unità svizzera di Gilead che si occupa della vendita di medicamenti contro l’epatite. «Nessuno sa se un farmaco è stato esposto al sole indiano per cinque giorni. Nessuno controlla il modo in cui i medicamenti sono stati trattati, trasportati o immagazzinati».

Swissmedic non è l’unico attore del settore sanitario svizzero a promuovere queste importazioni, come consigliato da SEVHep. Dal febbraio 2017, la cassa malattia Concordia rimborsa il 50-70% del costo dei farmaci ordinati tramite il club FixHepC, attraverso un’assicurazione complementare. Questa prassi è una novità in Svizzera. Finora, infatti, nessuna assicurazione rimborsava gli acquisti privati all’estero o per lo meno non in modo così sistematico.

Pressione sulle case farmaceutiche

Epatite C 

L’epatite C è un’infiammazione del fegato causata dal virus omonimo. L’infezione si diffonde attraverso il sangue, soprattutto durante lo scambio di siringhe o a causa di strumenti medici o per tatuaggi non sterilizzati bene. Più raramente può essere trasmessa attraverso un rapporto sessuale o dalla madre al bambino. I sintomi comprendono affaticamento, perdita di appetito, nausea, vomito, dolori articolari e ingiallimento della pelle o degli occhi. 

Tre quarti delle persone infettate dall’epatite C non mostrano alcun sintomo e non sono consapevoli di essere ammalate. La maggior parte (70-80%) sviluppa un’infezione cronica limitata al fegato. Dopo diversi decenni, alcuni (5-30%) possono essere colpiti da cirrosi epatica o cancro al fegato. L’epatite C cronica è la principale causa di trapianto al fegato. La maggior parte delle infezioni diagnosticate è legata all’uso di droghe per via endovenosa, ma la trasmissione della malattia attraverso i rapporti sessuali tra uomini è in aumento.


«Si tratta di risposte pragmatiche esemplari ai vincoli posti dalla politica e dall’economia, ritiene Philip Bruggmann. Potrebbe essere un modo per mettere sotto pressione il sistema e obbligare le aziende farmaceutiche a diminuire il prezzo dei farmaci».

È però etico che delle persone residenti in un paese ricco come la Svizzera approfittino di medicamenti a basso costo destinati ai più poveri? Per Gilead la risposta è chiaramente negativa. La compagnia americana sottolinea di aver deciso di autorizzare undici laboratori indiani a fabbricare generici, e a venderli in 101 paesi in via di sviluppo, per permettere alle persone più povere di curarsi. Gilad ritiene quindi che l’importazione di questi farmaci in Svizzera sia un abuso della buona volontà. «Non vogliamo mettere in pericolo questi programmi. È meglio che tutte le parti rispettino l’accordo preso», afferma Peter Hüssy.

Nel mese di febbraio, la deputata del Partito popolare democratico (PPD, centro) Elisabeth Schneider-Schneiter ha depositato un’interpellanza per chiedere al governo svizzero di far luce sulla questione. Nella sua risposta, il Consiglio federale scrive di non ritenersi «complice dell’utilizzazione abusiva di programmi di accesso realizzati su misura per i paesi più poveri» e che «nonostante l’offerta parzialmente finanziata attraverso l’assicurazione complementare di una cassa malattia, in futuro il numero di pazienti curati in questo modo non aumenterà sostanzialmente».

Il governo sottolinea inoltre che «Swissmedic non ha mai supposto o affermato che i medicamenti fabbricati in India siano assolutamente sicuri, né che possano essere importati in Svizzera senza controlli». È però vero, prosegue, che la legge prevede la «possibilità, per singole persone, di importare piccole quantità di medicamenti non omologati per il consumo proprio. (…) Il legislatore concede quindi ai pazienti una certa autonomia per la terapia individuale».

Farmaci rimborsati anche per i pazienti meno gravi

I difensori dei medicamenti a basso costo e i laboratori farmaceutici come Gilead sono comunque d’accordo su un punto: l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) dovrebbe assicurare l’accesso a questi medicamenti a tutte le persone che soffrono di epatite C e non solo a coloro che si trovano in uno stadio avanzato della malattia.

«Passare dal club FixHepC richiede uno sforzo considerevole per i pazienti. Sarebbe più semplice se potessero ottenere i farmaci dal loro medico o in farmacia», afferma Philipp Bruggmann.

Di recente, le autorità hanno dato un segnale di apertura. Dal 1° maggio 2017, infatti, il rimborso dei medicamenti non è più limitato ai pazienti più gravi, ma anche a coloro che presentano un elevato rischio di trasmissione o la cui malattia evolve più rapidamente – tra cui i consumatori di droghe per via endovenosa oppure i pazienti infetti dal virus HIV o da quello dell’epatite B – che hanno avuto una ricaduta in seguito al fallimento della terapia.

Modello australiano: un esempio?

L’Australia potrebbe servire da modello? Il paese ha cominciato nel dicembre 2015 a offrire l’accesso a questi medicamenti a tutti i pazienti, nell’ambito di un programma nazionale per eradicare l’epatite C nell’arco di una generazione. I prezzi sono stati negoziati in base a un approccio quantitativo, ossia più il numero di persone trattate aumenta, più il costo del farmaco diminuisce.

«Siamo in contatto permanente con l’UFSP e saremmo disposti a discutere il prezzo del nostro farmaco se la Svizzera si impegnasse in un programma di eradicazione della malattia», indica Peter Hüssy, di Gilead.

Tuttavia, anche in caso di accordo, il laboratorio americano non venderebbe il medicamento per 1’500 franchi e il prezzo della terapia resterebbe dunque elevato.

Traduzione dall’inglese, Stefania Summermatter

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